Ogni giorno Berlusconi parla nei tg attraverso qualche intromissione registrata a convegni di associazioni o partiti. Tanto per occupare minuti di notiziario, cui far seguire, nel caso migliore, la voce di un Bersani estrapolato e criptico. Minzolini però si accontenta di far sapere che l’opposizione è contraria. Incurante delle reprimende ricevute da italianisti e difensori della scuola pubblica, Berlusconi è tornato sull’«inculcare». Perché figurarsi se lui, che se ne frega della magistratura, si preoccupa dell’Accademia della crusca. E, a proposito di magistratura, va notato come nessuno del Pdl locale (e dintorni legaioli) si sia voluto assumere la responsabilità degli scandalosi manifesti affissi a Milano, dove si legge ‘Via le br dalle procure’. Manifesti nei quali peraltro si ripetono le stesse identiche parole che Berlusconi ha detto pubblicamente. E questo prova come neanche i più servili dei berluscones (Minzolini a parte) si sentano di sottoscrivere le infamie che il premier, attraverso i tg, spara ogni giorno nelle case degli italiani.
Alfano, delfino o brutto anatroccolo?
Naturalmente, nessuno crede più alle dichiarazioni di Berlusconi, ma i giornalisti sono costretti comunque a parlarne. Così abbiamo sentito, tra gli altri, anche la tosta Lilli Gruber fare la inevitabile, inutile domanda sulla successione: il ministro Alfano sarà davvero il delfino del premier? Le varie risposte non meritano menzione, se non forse quella dello stesso Alfano, che abilmente ha allontanato da sé l’amaro calice. Avrà pensato sicuramente alla sorte della ministra Brambilla, già designata e subito sbranata dal partito inesistente della libertà (pure inesistente). E bisogna anche notare che, rispetto alla povera Brambilla, Alfano non può neppure contare sulle calze autoreggenti (almeno che si sappia). Certo, è molto più alto di Berlusconi, ma è colpevolmente pelato. Va anche considerato che in questi giorni non ha avuto paura di sfidare il ridicolo nella difesa del capo, ma chissà se sarebbe disposto a ereditare pure il mostruoso impasto di peli morti e bitume che copre l’ingiusta calvizie del premier.
La stagione di Cicchitto, alfiere piduista di Bettino e di Silvio
Fabrizio Cicchitto non è un uomo per tutte le stagioni, anzi, è l’uomo di una sola stagione berlusconiana. Per questo da tanti anni dice sempre la stessa cosa, incurante dei fatti e delle verità storiche, stravolte in nome di quel Bettino Craxi che fu lui ad abbandonare. Così, anziché entrare nel merito della vergognosa prescrizione breve, ha tirato fuori la memoria lunga di una persecuzione comunista che non c’è stata mai, ma gli serve a coprire decenni di servilismo. Il suo discorso alla Camera, ascoltato in diretta tv, sembrava un reperto da La storia siamo noi, un remake di tutti i suoi discorsi precedenti, successivi alla fatidica ‘scesa in campo’. Cicchitto si finge vittima del comunismo, per nascondere il fatto di essere tra i primi responsabili della devastazione in atto nel Paese. Un po’ come la Lega non vuole ammettere di essere, come ha scritto ieri Vittorio Emiliani, la nuova Dc. Stesso territorio, stesso familismo e stesso appetito dei vecchi forchettoni, che almeno non erano razzisti e non si erano inventati una patria fasulla per sfruttare quella vera.
I barbari della Lega e l’Antistato
In fondo, non c’è niente di strano nel fatto che la massima dirigenza Rai faccia la guerra ai programmi migliori e di maggiore ascolto della tv pubblica. Basta pensare che a volere Masi alla direzione generale è il padrone della tv concorrente, cioè l’editore Silvio Berlusconi. Il quale, da parte sua, in quanto capo del governo in carica, fa la guerra a tutte le istituzioni dello Stato che dovrebbe difendere e rafforzare. I suoi ministri, poi, si danno un gran da fare, ognuno nel suo piccolo, per attaccare e possibilmente demolire chi la scuola, chi la giustizia e chi addirittura la patria intera. Vedi i leghisti, che per bocca di Roberto Castelli (ex ministro della giustizia!) ora parlano di sparare a chi varca i confini nazionali. Proprio loro che non si considerano neppure italiani e parlano spesso un italiano abbastanza barbaro. Ma si fanno capire con i gestacci, i grugniti, gli insulti, le corna, le minacce e i falsi storici. Con la sola delicatezza di evitare in pubblico bestemmie e barzellette sconce, che appartengono di diritto al repertorio culturale del premier.
Roberto Maroni: piccolo uomo, grandi bugie
Meglio soli che male accompagnati. In queste parole si racchiude la summa del pensiero politico di Roberto Maroni, un piccolo uomo contro tutta l’Europa. E questo succede nel Paese di Machiavelli, dove oggi imperversano governanti di livello tale che, appena arrivano a Ventimiglia, scoppiano come le balle che raccontano. Quello che riescono a far credere agli italiani creduloni (come la storia degli otto mafiosi arrestati al giorno), all’estero proprio non funziona. Così, anche Berlusconi, appena arrivato a Chiasso, ridiventa quello che è: un vecchio assatanato, tinto e ritinto come un comico di avanspettacolo, circondato da decine di ragazze, salvate dal marciapiede a suon di migliaia di euro, più qualche incarico pubblico ben retribuito da noi popolo bue. Tutte cose che neanche Machiavelli avrebbe potuto pensare e che vedono, come ci ha mostrato Gad Lerner all’Infedele, la miliardaria Moratti, sindaco di Milano, parlare a una platea di figuranti pagati 30 euro per fingersi suoi fans. Comunque, sempre meglio che farlo gratis.
L’imputato in via di estinzione
L’imputato Berlusconi continua a usare il palazzo di giustizia di Milano come ‘location’ per gli spot del politico Berlusconi. Si è ripetuta la concentrazione dei fans in attesa del perseguitato, ma forse ancor più delle telecamere per esibirsi o, secondo certa stampa, del cestino con rimborso spese a carico di Mediaset o del ragionier Spinelli. Purtroppo, nessuno sembra curare il casting in modo professionale, come succede a Forum, al Grande fratello e per ogni pur mediocre fiction. Così, i partecipanti all’assembramento anti-giudici ci sono apparsi sempre più sguaiati e in preda a delirio senile. Come del resto il loro anziano leader, che stavolta non ci è stato mostrato nell’atto di arrampicarsi faticosamente sul predellino, ma addirittura dentro l’aula del tribunale. E questo nonostante il divieto per le telecamere, deciso dai giudici a protezione dello stesso imputato e della sua privacy. Le immagini sono state riprese dai telefonini, che hanno aggirato il divieto per proporci un Berlusconi scandalosamente illegale, ma così evanescente e stinto che sembrava quasi estinto.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.