Minzolini: Craxi nonno di Berlusconi
19-01-2010
di
Maria Novella Oppo
Resuscita periodicamente il fantasma di Bettino Craxi. Un bel palleggio di opinioni in diretta si è visto mercoledì sera, quando il direttore del Tg1 ha recitato un nuovo pistolotto governativo, rileggendo la Storia degli ultimi decenni all’ombra di Bettino, secondo lui ghigliottinato come Luigi XVI da comunisti e giudici comunisti. Ma Craxi, nella rievocazione di Minzolini, più che una figura storica era una figura retorica e una metafora evidente di Berlusconi. Il quale pure, secondo il suo dipendente Minzolini (pagato però coi nostri soldi), andrebbe sottratto alla persecuzione comunista. Persecuzione che ne ha fatto l’uomo più ricco e potente d’Italia, in grado di avere a sua disposizione non uno, ma molti Minzolini. Ma ecco che, pochi minuti dopo il direttore del Tg1, ha parlato l’ex pm Di Pietro (ospite di Lilli Gruber), che ha replicato con querela, ribaltando la vecchia teoria del capro espiatorio in quella innovativa del ladro espiatorio.
I guastatori della libertà
Omnibus, il dibattito che apre la mattinata de La7, un tempo era un’oasi di pacatezza alla quale certi politici si presentavano forse ancora addormentati nei loro istinti peggiori. Ma ormai non è più così: per la maggioranza la comunicazione è tutto e tutti ne abusano come il loro boss. Ieri mattina era il turno di Baldassarri e di un sottosegretario leghista riconoscibile dalla sua cravatta verde. Appena il conduttore dava la parola a un esponente dell’opposizione, i due si scatenavano nell’interrompere e sovrastare, secondo la vecchia scuola di molestie che un tempo distingueva il pioniere Elio Vito (mai più visto in tv) e ormai è comune a tutti i governativi. Questi signori (si fa per dire) dispongono del potere e della tv come se fosse cosa loro, ma non hanno vergogna di zittire quelli che riescono a superare il muro del suono del conflitto di interessi mediatici. Se non ci fosse la Costituzione a difenderci, ci taglierebbero pure le corde vocali.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.