Venerdì sera è uscito nelle sale cinematografiche l’ultimo film di Michele Placido, “Il Grande Sogno”. Non voglio ora parlare del festival di Venezia né della bocciatura che è arrivata al cinema italiano. Io il film l’ho visto. Mi è piaciuto. Ma appunto: è solo un sogno!
Vi recita un cast di attori bellissimi (da Scamarcio a Luca Argentero, innamorati di una splendida Jasmine Trinca), che attirano il pubblico giovanile, ma la cui storia (il ’68 italiano) è miele per la generazione dei miei genitori, e le precedenti, che lo guardano con nostalgia.
Scamarcio è un Michele Placido giovanissimo, poliziotto per necessità: con quello che guadagna vuole pagarsi l’accademia d’arte drammatica; Luca Argentero è l’intellettuale di sinistra, con i maglioni bucati, la barba incolta, il sorriso affscinante e le idee di uguaglianza e libertà sempre sulla punta della lingua, durante le assemblee. Jasmine Trinca è la figlia dell’alta borghesia, cattolica, perbenista (insomma quella che cantava Lolli in un bella canzone di molti anni fa). Al di là della storia d’amore tra i tre, dei drammi familiari, delle botte tra studenti e polizia, a me, studentessa universitaria negli anni 2000, rattrista il fatto che tutte quelle belle cose sono iniziate e finite col ’68. E infatti c’è l’immancabile scena finale della famiglia da mulino bianco.
Scamarcio o Argentero o Trinca potrebbero essere i miei genitori: urlavano contro la borghesia, scoprivano l’amore (non solo quello al chiaro di luna), il tradimento. Volevano un mondo non capitalista, non elegante, non perbenista: volevano un mondo operaio! Urlavano contro il professore-padrone; chiedevano borse di studio; agevolazioni. E hanno lottato per ottenere tutto ciò. Hanno perso sangue negli scontri con la polizia. Hanno visto il carcere. Alcuni sono morti. Insomma: hanno rivoluzionato? O preteso di rivoluzionare?
Con immagini di repertorio così forti (e non solo fiction, ma anche immagini vere) ci si chiede: “Ma se mamma e papà hanno fatto un tal casino, com’è che abbiamo Berlusconi?” Com’è che l’Istruzione (pubblica e universitaria) è fatta a punti? I libri scolastici sono una brutta copia del Bignami? E com’è che più soldi hai e più sfondi? Dove sono finiti i maglioni bucati di Argentero, che ora sono sostituiti da quelli griffati? Perché Scamarcio per studiare faceva il poliziotto e dormiva in una squallida pensione di prestitute mentre ora i genitori ci mandano i soldi su PostePay e a fine mese paghiamo i nostri (anzi, i loro) 300 euro al padrone di una bella casetta, nel centro storico, a pochi passi dall’università? Forse che mamma e papà sono diventati borghesi?
Quando poi, di sabato sera, accendi la Tv e su Rai1 una Milly Carlucci ti presenta cento ragazze ventenni, sorridenti, vestite elegantissime (o spogliate?) e ti dice “ecco le aspiranti Miss Italia”, ti chiedi… “Ma i nostri genitori non hanno saputo perpetuare le loro aspirazioni? Oppure, vedendo di aver fallito, hanno preferito fare il ruolo delle loro mamme, stile Anna Magnani in “Bellissima”?”
Forse che se diventassi regista, tra 40 anni, girerò un film, “Il Grande Sogno”, dove io, protagonista, vengo fatta fuori alle pre-pre-pre selezioni di Miss Cicciano, perchè alta meno di 1,60, mentre i miei figli gettano molotov nelle case delle altre Miss…?
Che mondo al contrario!
Francesca Celotto vive a Napoli