Gianfranco PASQUINO – Nostalgia di un Paese decente
24-01-2011In un paese decente, il capo del governo e i ministri che organizzano e partecipano a feste con ragazze seminude, magari minorenni, alle quali danno soldi, magari venendone ricattati, una volta scoperti si dimetterebbero. Anzi, risulta che si sono regolarmente e rapidamente dimessi. Nessuno di loro ha mai ritenuto di potersi difendere vantando che quello, le frequenti feste con donne seminude, anche minorenni, alcune delle quali fatte eleggere in assemblee provinciali e regionali, è “il suo stile di vita”.
In un paese decente, i parlamentari del partito del capo del governo e di quei ministri esigono le loro dimissioni e li sostituiscono. In un paese decente, l’opinione pubblica mostrerebbe il suo sdegno per comportamenti che infangano l’immagine di quel paese agli occhi dell’opinione pubblica mondiale. In un paese decente, gli esponenti dei diversi settori della classe dirigente non intratterrebbero più rapporti di nessun tipo con un capo del governo festante e festaiolo. Anzi, grazie ai potenti mezzi a loro disposizione, farebbero sapere che quel capo di governo non è più persona gradita.
Infine, in un paese decente, nessun capo del governo comanda una pattuglia di parlamentari suoi avvocati, li convoca per formulare strategie di sopravvivenza e di contrattacco, magari calunniando la magistratura, si rifiuta di rispondere ai pubblici ministeri, tenta ripetutamente con leggi ad personam di evitare qualsiasi processo ovvero, comunque, di procrastinarne l’esito fino alla prescrizione. Nessuno, in un paese decente, penserebbe o potrebbe dire che tutto quello che fa in casa sua non è passibile di controllo ad opera dei magistrati e della polizia poiché tutti sanno che non sono pochi i reati commessi nelle abitazioni private che debbono essere investigati e, eventualmente, sanzionati, dopo regolare processo nelle aule dei tribunali.
In un paese decente nessuno oserebbe pensare e scrivere che gli uomini pubblici, dotati di potere politico e mediatico, di prestigio, di fama e di capacità di controbattere, hanno diritto alla stessa privacy dei cittadini, per l’appunto, decenti. Infine, nessuno, a cominciare dal capo di governo e dai suoi ministri valuterebbe la possibilità di fare tenere elezioni anticipate con l’unico scopo di mostrare che il “popolo” è dalla sua parte. Infatti, in un paese decente il popolo può esprimere consenso elettorale, ma nessun popolo, neppure il più interessato alla politica, il meglio informato, il più partecipante, ha mai il potere di assolvere dai reati.
Anche dopo il voto, qualora abbia rivinto le elezioni, operazione molto improbabile in un paese decente, quel capo di governo e i suoi ministri dovrebbero comunque rispondere dei loro comportamenti alla giustizia. Il popolo elegge, non assolve. Nessuna di queste considerazioni, tutte valide per esigere e ottenere le dimissioni dei politici in paesi decenti, ha bisogno di essere suffragata da processi e da condanne definitive. Tutte, invece, anzi, ciascuna di loro ha prodotto fior fiore di dimissioni di candidati alla Presidenza degli USA, di ministri in Gran Bretagna e in altre democrazie occidentali, seguite, eventualmente, da processi. Le troppe reazioni tentennanti e timide, presuntamente garantiste, di finto liberalismo, segnalano che l’Italia non soltanto non è un paese decente, ma che il berlusconismo, quest’uso spregiudicato e irresponsabile del potere economico, mediatico, politico, è penetrato nelle fibre di una nazione che sta celebrando il centocinquantesimo anniversario dell’unità.
“Fatta l’Italia” sembra opportuno e necessario “rifare” la maggioranza degli italiani.
Gianfranco Pasquino, torinese, si è laureato in Scienza politica con Norberto Bobbio e specializzato in Politica Comparata con Giovanni Sartori. Dal 1975 è professore ordinario di Scienza Politica nell’Università di Bologna. Socio dell’Accademia dei Lincei, Presidente della Società Italiana di Scienza Politica (2010-2013), è Direttore della rivista di libri “451”. Tra le pubblicazioni più recenti: "Le parole della politica" (Il Mulino, 2010), "Quasi sindaco. Politica e società a Bologna" (Diabasis, 2011). Ha appena pubblicato "La rivoluzione promessa. Lettura della Costituzione italiana" (Bruno Mondadori, 2011).