Se Fabrizio Corona e Lele Mora si rimettono le mutande
18-11-2010
di
Marco Lombardi
Sul fenomeno Ruby ho colto con una certa sorpresa l’accoglienza tutt’altro che festosa riservatale nottetempo in una nota discoteca milanese: un trattamento riconducibile forse all’invidia delle clienti donne? Ricordo ancora la scena dei giovani (e qualche non giovane) accorsi sotto le finestre di un Fabrizio Corona fresco di scarcerazione, sbraitanti e in lotta tra loro per contendersi un paio di slip lanciati dal fotografo maledetto, un po’ come il Marchese del Grillo faceva con le monete arroventate nel noto film interpretato da Sordi.
Cosa distingue Corona da Ruby? Forse l’uno si è affermato anche mediante doti diverse dalla mera fisicità, come abilità, astuzia e capacità manageriali, mentre l’altra si è limitata a cedere il proprio corpo? Sarebbe allora interessante che la scena della “smutandata” si ripetesse oggi, dopo le indiscrezioni sessuali sul rapporto tra lo stesso Corona e Lele Mora. E se invece stessero semplicemente cambiando i tempi e i nostri ragazzi, anche quelli che frequentano più i locali modaioli che le biblioteche e i cineforum, gradualmente riscoprissero la bellezza dell’impegno individuale nella legalità a prescindere dalle appartenenze politiche ed ideologiche? Sarebbe una rivoluzione, ben oltre lo stereotipo delle due italie, l’élite degli onesti e la massa dei furbi, tanto pubblicizzate da sociologi ed opinionisti televisivi da sembrare drammaticamente vere.
Chissà, d’altronde all’ennesima scottatura dei polpastrelli, anche il popolano più beota impara a diffidare dei facili denari piovuti dal cielo.
Marco Lombardi, nato nel 1977, laurea in Scienze Politiche conseguita alla Cesare Alfieri di Firenze, vive da sempre nella cintura del capoluogo toscano, dove attualmente si occupa di politiche sanitarie. Ha lavorato nel settore delle politiche sociali, seguendo progettazioni in materia di politiche giovanili, adolescenza, sport, immigrazione e cooperazione internazionale.