Da molto tempo si parla (anzi, si sparla) inopportunamente di cambiare l’inno nazionale. Soprattutto da parte della Lega che a più riprese ha proposto “Va pensiero” (senza parlare di altre dementi proposte come “Un italiano vero” di Toto Cotugno, “Viva l’Italia” di De Gregori o “Italia” di Reitano…). Come al solito, in un Paese pieno di problemi (di ogni tipo) si perde tempo a discutere del “nulla” (vi immaginate gli inglesi o i francesi che propongono di cambiare l’inno nazionale?).
Ma avrei un piccolo consiglio da dare ai vari Calderoli, Bossi, Maroni e Borghezio.
La Lega ormai si è autoaffondata nelle paludi governative (lo dicono anche i suoi elettori). Da una parte continua a far gridare ai suoi adepti “Roma ladrona” o a cantare volgarissime e razziste canzoncine (come quella sulla “puzza” dei napoletani), e dall’altra mangia a piene mani dalla zuppiera del governo (stipendi, auto blu, raccomandazioni, condivisione del potere, ecc.), gode di tutti i vantaggi che ne derivano e chiude un occhio (e anche due) su scandaloni e scandalini (dall’Expo milanese, alle bagasce del presidente, da Bisignani e Scipiloti alle auto blu…)
Non solo, ma favorisce quotidianamente lo sperpero di denaro pubblico (non si parlava forse di diminuire la spesa rappresentata dalle province?) e propone una smisurata quanto inutile moltiplicazione delle uscite (come i ministeri al Nord).
Per cui, forse, sarebbe meglio che proponessero, quale nuovo inno nazionale rappresentativo del governo cui fanno parte, la milanesissima “ El portava i scarp de Armani- El parlava de per lu “ “Società dei magnaccioni”, ma con una variante, e cioè la censura della strofa in cui si dice “Ce piacciono li polli, l’abbacchi e le galline, perché so senza spine, nun so come er baccalà”.
Al Nord, come si sa, il baccalà piace, meglio se accompagnato dalla “leghistissima” polenta.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.