Un tempo esistettero gli uomini, nutriti di grano autentico; essi bevevano vini schietti che degnamente sostituirono il latte generoso delle madri; e quegli uomini erano saldi nel fisico, stabili nello psichico, fermi nella parola e quindi, perlopiù, affidabili come delle rocce. Poi sono arrivate la tecnologia e la medicina occidentali e con esse son comparsi gli omuncoli (non che si voglia porre un sicuro rapporto di causa ed effetto tra le due cose, ma ci si conceda il beneficio del dubbio). Si comincia così con gli innumerevoli vaccini per l’infanzia, che inquinano il sistema nervoso del neonato col thimerosal (sali di mercurio, altamente neurotossici); i metalli pesanti vanno a depositarsi presso i centri nervosi e ne conseguono malattie autoimmuni, ritardi mentali, irrequietezza… (per gli increduli c’è circa un migliaio di titoli della letteratura medico-scientifica, che ormai provano irrefutabilmente la dannosità delle vaccinazioni di massa. Chi scrive quei titoli può produrli a richiesta). Le premesse sono quasi poste. Al resto pensa l’alimentazione moderna, attraverso omogeneizzati e preparati “scientifici” (chi ne dubita) che lo riforniscono di ormoni e chimica: dal cloro delle acque “potabili”, al fluoro dei dentifrici; dall’aspartame (riconosciuto anche cancerogeno) ai ciclamati di merendine e dolciumi; dalla “taurina” (che induce depressione) di certe bevande, agli “aromi naturali” di matrice chimica, di cui gli esperti da prima pagina mediatica assicurano l’innocuità (son gli stessi, per capirci, che garantiscono l’innocuità dell’uranio impoverito, degli OGM, dell’elettrosmog, ecc.). E così il terreno è pronto per il prossimo consumatore del Ritalin, lo psicofarmaco per il bambino irrequieto e con difficoltà di concentrazione, che non obbedisce ai genitori, anzi: a nessuno. Più tardi (dopo che l’organismo è stato reso recettivo) arriveranno Prozac e cocaina a fare da sostrato alle compulsività omicide e suicide. Su questo terreno biochimico si innesta l’azione educativa (si fa per dire) della famiglia e della scuola contemporanee, improntata al pedagogically correct, quello che insomma attribuisce al bimbo solo diritti e al genitore (preferibilmente al padre) solo doveri. Dopo tanti anni, s’era fatto vivo un amico del papà, ma i due non avevano potuto parlare, perché il piccolo tiranno, visto che l’attenzione era tutta per l’ospite, geloso e ambizioso di riportarla su di sé, aveva iniziato a gridare e a sfasciare tutto. Sorrisi tirati, frasi di circostanza, del tipo: “fa lo spiritoso, quando c’è un ospite”, aveva cercato di spiegare la mamma; ma infine non si son potuti evitare saluti imbarazzati, per non essersi potuti parlare dopo 20 anni. Dai genitori, ai nonni, agli zii, sono tutti proni e servi del tirannucolo, al quale neppure chiedono di raccogliere una forchetta quando cade, mentre loro, al suo compleanno, accorrono più carichi e ossequiosi dei re magi. Tra i regali vi sono videogiochi e videocassette destinati a stravolgergli l’immaginario a base di input violenti: il pedone è qualcosa da investire, la donna è qualcosa da strangolare e, grazie ai film che vedrà quando sarà più grandicello (quelli che la Rai, discarica di Hollywood, rifila tutte le sere), la donna gli appare come qualcosa da violentare e da squartare. Il neroncino, grumo di egoismi e compulsività violente, evolve verso il teppista e ora va alla scuola Media e al Liceo. Qui, se strappa il reggiseno alla compagna di scuola, oppure se buca le ruote del docente che lo ha bocciato, non rischia un bel nulla, perché a scuola trova tanto buonismo pusillanime che non si osa neppure mettergli la nota o il 7 in condotta (non più valido, dopo le illuminate riforme, a garantire la bocciatura). Il teppista fiuta che docenti e presidi oggi hanno perlopiù fifa, perché sanno che il bullo ha alle spalle genitori talmente proni alle sue volontà, che non esiterebbero a difenderlo, con mezzi anche legali, perfino quando avesse torto marcio e meriterebbe una severa correzione. “Ci vuole il dialogo, ci vuole il dialogo”, annuncia il pedagogically correct (quello che in Inghilterra, di recente, ha portato a rendere reato il ceffone correttivo. Non è difficile indovinare che accadrà in Italia in merito). E’ successo che un ultimo esemplare di padre (fornito ancora di attributi e di cinta di cuoio) abbia scudisciato il torso della bestia, dopo che questa aveva picchiato la mamma che gli negava i soldi per il videopoker (la poveretta aveva provato a dialogare!); senonché il genitore è stato condannato dal magistrato per maltrattamenti e violenza privata. A scuola, accade che, specie le giovani insegnanti, escano non di rado dalle classi piangendo, perché non dispongono più di alcun mezzo disciplinare per tenere a bada i ragazzi e non hanno, come accadeva una volta, i genitori dell’alunno dalla propria parte. E questo si verifica non per cattiva volontà di tali genitori, ma semplicemente perché i padri sono scomparsi e con essi l’autorevolezza che consentiva di guidare e redarguire i figli. I padri sono scomparsi a seguito delle bordate ideologiche e poi giudiziarie di quei movimenti, partiti e istituzioni che con la retorica, anche cinematografica e letteraria, del padre-padrone, hanno lavorato per spaccare la famiglia, facendo apparire l’uomo come colui che costantemente usurpa e misconosce i diritti dei “deboli”, cioè moglie e figli, ai quali vengono riconosciuti e tributati solo diritti, mentre a lui, in compenso, la prassi giudiziaria delle separazioni affibbia solo doveri.L’articolo principe dei cosiddetti “diritti umani” dice e ripete che il ragazzo è soggetto di diritti, e mai una volta che si nominasse un dovere (tipo quello di rispettare i genitori che lo mantengono). Così il bullo evolve e matura verso il criminale, il quale, ormai adulto, prova a sposarsi con un’altra che – anche lei – ha sentito nominare solo la parola “diritti”, e il doppio delle volte del futuro marito, perché l’ha sentita in quanto bambina e ora in quanto donna (anche qui un elenco lunghissimo di diritti, senza uno straccio di dovere). Cosa volete che ne esca dall’unione di due così; con l’aggiunta che lei sa appena cuocere la pasta, mentre lui non ha mai svitato una lampadina fulminata per sostituirla? Abituati ad essere solo serviti, convinti che tutto sia loro dovuto e che abbiano solo diritti, è una fortuna per tutti se si separano prima che arrivino i figli. Fate poi la differenza con gli uomini di una volta, valutatene l’affidabilità, provate a impegnarvi sulla parola con gente così, se ne avete il coraggio, e vedete che ne vien fuori.In un mondo dove è indispensabile tanta pazienza, per innumerevoli situazioni; in un mondo dove bisogna saper sopportare; in un mondo dove è spesso necessario essere servizievoli; dove bisogna saper dire grazie (lui, che non ha mugugnato un “grazie” neppure quando i genitori gli hanno regalato l’appartamento per il matrimonio!); in un mondo dove bisogna sgobbare, per tirare avanti… come fa a sopravvivere uno abituato ad avere tutto e subito, abituato ad essere servito, ad essere ingrato, ad avere soldi senza averli faticati? Abituato a credere che per lui debbano esserci solo comprensione e dialogo e mai sanzioni (mentre invece esistono perfino le carceri)? Ad uno così, con un terreno biologico già inquinato da chimica, droghe e psicofarmaci, quando impatta col mondo reale, può saltare il cervello e il tipo può compiere quei gesti inconsulti di cui son piene le cronache, perché non sempre si hanno il coraggio e l’intelligenza di ammettere che, a partire dai genitori, passando per la scuola, assistenti sociali, sentenze di tribunali, fino agli sponsor dei cosiddetti “diritti umani”, tutti gli hanno mentito, facendogli credere che tutto gli sia dovuto e che lui abbia solo diritti. Non tutti hanno intelligenza per capire che non possono esistere solo creditori senza debitori, ossia titolari di diritti senza che vi sia anche chi è soggetto a doveri. Quando tutti gli individui di questo mondo si saranno imbevuti dell’idea di avere tanti diritti e solo diritti, mai un dovere, che faranno? E’ ovvio: la hobbesiana guerra di tutti contro tutti. Solo portando l’umanità sull’orlo di tal baratro le si potrà imporre il Leviatano della Grande Tirannide Globale. Ecco verso dove spingono la storia i manovratori, col remo dei diritti umani, ed ecco a cosa stanno penosamente e ingenuamente collaborando scuola e famiglia quando mentono ai ragazzi.
Paolo De Bernardi, dottore di ricerca in filosofia, docente all’ISIS di Città della Pieve (Perugia)