Sento spesso, nelle vuote esternazioni dei politici di ogni tendenza, sperticati elogi sulla saggezza e maturità degli italiani, che “non sono mica fessi”, che “non sono così coglioni da votare la sinistra”, che “siamo una grande nazione”, che “la nostra è ormai una democrazia matura” e via complimentandosi con i nostri connazionali. La sensazione che ho, sentendo queste affermazioni così falsamente elogiative, è che tutto sommato sia a destra che a sinistra (quella sparita) sia riuscita l’impresa di aver fabbricato dei perfetti sudditi, rimbambiti da 30 anni di telecrazia berlusconiana, che credono che i ricchi al potere lavorano a favore dei poveri, che la secessione della Padania è un passo in avanti, che essere progressisti è votare PD che è d’accordo con Marchionne e con i bombardamentisulla Libia.
Di “maturità” ne vedo ben poca quando entriamo nel capitolo Referendum, a cui il “popolo sovrano” da venti anni nega il “quorum”, astenendosi dalle urne e dimostrando chiaramente di preferire di essere suddito, piuttosto che esprimersi direttamente e determinare con un sì o con un no il destino delle leggi.
Proprio su questa passività popolare conta la destra a cui basta fare i trucchetti di non abbinare i Referendum alle amministrative o cancellare in modo truffaldino quello sul nucleare, nella convinzione che gli italiani ben presto dimenticheranno le immagini di Fukushima, e la telecrazia si guarderà bene di rinfrescarne la memoria. Se ci fosse in giro tutta quella “maturità e democrazia partecipata” di cui si vaneggia, questi trucchetti per deficienti non si userebbero o si ritorcerebbero contro coloro che li pongono in essere.
Con tre regioni in mano alla mafia dove la democrazia non esiste, con la Padania secessionista, con il Vaticano che è parte attiva, politica, determinante per impedire la promulgazione di leggi a esso sgradite, con i parlamentari non scelti dai cittadini ma nominati dai capi dei partiti, pregiudicati compresi, parlare di “democrazia matura” mi sembra leggermente fuori luogo. Se aggiungiamo che l’uomo più ricco d’Italia, signore dei media, è da 20 anni al vertice del potere politico, anomalia unica in Europa, in perenne conflitto di interessi, sarebbe meglio concludere che l’illuminato popolo italico preferisce i dittatori e i sultani, ubbidisce volentieri a chi pratica l’arcaica legge del più forte, ha una spiccata tendenza alla illegalità (vedi evasione fiscale), ammira i furbi e i prepotenti, e duemila anni di cristianità non hanno cancellato questa indole profonda di uomo primitivo.
Il “popolo sovrano” è questo, forgiato dai capitalisti e dai preti con ingenti mezzi, tra cui l’8 per mille, bloccato, senza la speranza di una alternativa, per l’assenza di una opposizione ormai appiattita sugli stessi valori dell’economia capitalista, del Vaticano, dei guerrafondai. Comunque sia, il 13 giugno, anche se resta solo il referendum sul “legittimo impedimento” avremo la verifica: i cittadini, consapevoli che è a rischio la democrazia, hanno la possibilità di far finire per sempre il berlusconismo. Se non lo faranno e preferiranno il mare, sudditi, preti, mafiosi, capitalisti
festeggeranno.
Paolo De Gregorio, nato a Roma, ha lasciato l'attività professionale e la grande città: oggi abita in Sardegna, dove ha realizzato un orto biologico. Partecipa alla vita politica e sociale pubblicando on line riflessioni e proposte.