Violante non è un poeta dell’antimafia
25-04-2011
di
Filippo Senatore
Luciano Violante è ladro di poesia. Non è un poeta non ne ha la stoffa né l’etica né la pietas. Nel 1994 e 1995 organizzai in qualità di direttore artistico del Portnoy di Milano una lettura poetica a Capaci e Palermo con Arci Sicilia Salvatore Borsellino e Comitato Lenzuoli. Lessi poesie in Via D’Amelio e al quartiere dell’Acquasanta preso in giro dai picciotti che giravano intorno al palco.
Non erano armati ma facevano paura lo stesso. Il risultato fu la cacciata dal Portnoy e il licenziamento dalla Bompiani guidata dalla signorina Sgarbi. Che c’azzecca? Non lo so ma ho qualche vago sospetto. Mentre Violante nel frattempo scriveva “La ballata dei bambini morti per mafia” in versi, edizioni Einaudi del Cavalier Silvio Berlusconi. Penso che Leonardo Sciascia per professionista dell’antimafia intendesse Luciano Violante e non Paolo Borsellino.
Violante non è un poeta e ha fatto carriera sulle spalle della vera antimafia, vendendosi poi al nemico per un piatto di lenticchie (il libro, appunto).
Bibliotecario al Corriere della Sera e giudice di pace. Ha pubblicato vari libri di poesie, l'ultimo si intitola "Pandosia".