E così, anche i dibattiti parlamentari sono diventati un genere televisivo. Non se ne erano mai visti tanti sulle cosiddette tv generaliste, che poi sono particolariste al massimo. Peccato che le telecamere non giovino alla democrazia rappresentativa, perché, nonostante la gravità del momento e la severità dei luoghi, lo svaccamento è evidente. Ma, per una volta, non è colpa della tv: la colpa appartiene tutta intera a chi mostra al Paese il peggio di se stesso, usando il Parlamento non come l’agorà della Repubblica, ma come l’uditorio raccolto in una bettola di avvinazzati. Il presidente della Camera Fini ha rimproverato i deputati leghisti che fischiavano, ricordando loro che a fischiare, solitamente, sono i pecorai, non i rappresentanti del popolo. Speriamo che non intendesse offendere i pecorai, insomma i pastori, abituati a fischiare per raccogliere le pecore, quindi, per così dire, nell’esercizio delle loro funzioni. Mentre i leghisti vorrebbero essere all’altezza dei pastori per trasformare gli elettori in un gregge. Ma non risulta che i pastori abbiano portato l’Italia alla rovina per obbedire agli interessi di Berlusconi.
La mutazione genetica della politica (in Tv e in Parlamento)
La quantità di dibattiti politici in onda è superiore alle forze del singolo spettatore e forse anche di tutti gli spettatori messi insieme. Ce ne accorgiamo soprattutto il giovedì, con Santoro nel suo limbo che si sovrappone alla Piazza di Formigli e, mentre ancora i due concorrenti si affrontano, entra in campo pure Bruno Vespa, a sua volta sovrapposto a Linea notte su Rai3. Non basta. Vespa si sovrappone addirittura a se stesso: con la scusa di dare spazio all’assente Berlusconi, ha mandato in onda pure la presentazione del suo nuovo libro. Ma i libri di Vespa sono eventi epocali, con conseguenze traumatiche sulla storia dell’editoria e su tutti i palinsesti. Un’esperienza sconvolgente per lettori e spettatori, dopo la quale niente è più come prima. Un po’ come l’effetto-opposizione per la Lega, i cui esponenti si presentano ora in Parlamento e in tv completamente mutati da quel che erano: i bruni sono diventati biondi, i giovani vecchi. Qualcuno di loro pare che ricordi soltanto le proprie doppie e triple prebende.
Le vergini leghiste
Lo schiamazzo essendo il linguaggio tipico dei leghisti, quella messa in atto in parlamento è l’espressione più perfetta della loro politica: i cartelli esposti alle inquadrature tv accusavano una “rapina” che sono gli ultimi a poter denunciare. Loro che hanno appoggiato fino a ieri quelle ad personam del loro alleato Berlusconi. E, se lavoratori e pensionati vengono colpiti dalla manovra è, ancora oggi, perché Berlusconi blocca ogni forma di patrimoniale, l’asta delle frequenze tv e tutto quello che potrebbe alleviare i contribuenti onesti, aiutando la ripresa del Paese. Per rimuovere ogni memoria della loro partecipazione al malgoverno Berlusconi, Bossi e i suoi stanno mettendo in atto una dichiarata “strategia della verginità”; ma più che una strategia, è una cinica tattica, molto simile a quella della ragazzina torinese che ha accusato di stupro i rom, provocando un raid razzista. La Lega, del resto, da decenni semina odio e discriminazione contro gli immigrati, con il silenzio complice di Berlusconi. E se poi lo stragista è un fascista di Casa Pound, questo non cancella la responsabilità di chi gli ha aperto il terreno.
Paniz, deputato fatto e disfatto
Berlusconi non manca per niente alla vivacità della politica: ci sono i suoi succedanei e alleati a fornire spunti ai comici, ai satirici e anche a noi cronisti. Bossi, per esempio, ha annunciato che l’Euro è fallito e dunque la padania conierà la sua moneta (sulla quale, si prevede, campeggerà il profilo classico del senatur da un lato e dall’altro quello del Trota). Ma c’è da ridere anche coi più seriosi dei berluscones, come il noto avvocato Paniz, che ad «Agorà», si vantava di essere di famiglia poverissima. Insomma, uno che si è guadagnato le sue prebende e non ha scelto la politica per interesse. In più, uno che è sempre presente alla Camera e che capisce anche la necessità di darci un taglio, di fronte alla sollevazione popolare contro i vitalizi dei deputati. Ma, a dare un taglio all’autopromozione di Paniz è arrivata in studio la voce di un internauta. Il quale ha dichiarato di non trovare tanto scandalosi gli emolumenti dei deputati, quanto il fatto che siano stati capaci di votare che Ruby era la nipote di Mubarak. E così abbiamo visto in diretta come, un uomo che si è fatto da sé, possa essere disfatto da un comune cittadino.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.