Caro direttore Masi,
accolgo il suo appello per salvare la trasmissione di Fabio Fazio e Roberto Saviano, “Vieni via con me”, che debutterà l’8 novembre su Rai3, magari risparmiando qualche lira sui cachet degli ospiti della trasmissione. Dispongo di una spaziosissima casa in zona Sempione, a pochi passi dalla sede Rai di Milano.Lo stabile risale al 1909 e sorge su un’antica cascina con armenti. Qualche stilema liberty orna il quartiere. Vorrei ospitare, se mi è permesso, il maestro Claudio Abbado. Ho buone referenze e sono legato da sentimenti di simpatia per il maestro milanese non solo per il suo alto talento musicale riconosciuto a livello mondiale, ma per due motivi.
Abbado aveva la nonna materna di origini siciliane, come la mia. In occasione di un incontro con l’allora sindaco di Palermo Leoluca Orlando, mi ero permesso di suggerire per l’inaugurazione del teatro Massimo Claudio Abbado e i Berliner, e questo piccolo suggerimento si è avverato. Nel 2003 nelle dichiarazioni che hanno preceduto la consegna del «Praemium imperiale» a Tokio, il direttore ha letto una dichiarazione sul conflitto d’interessi del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. È la prima volta che la politica viene evocata nei discorsi che fanno da corona a questo premio, una sorta di Nobel dell’arte, dedicato a musica, architettura, scultura, pittura, cinema e teatro. Abbado ha usato le parole dello scrittore tedesco Peter Schneider per sottolineare che «ci sono cose giuste, che vanno dette, che non sono né di destra né di sinistra». E dopo questa precisazione, Claudio Abbado ha continuato ricordando, tra l’ altro:«Sono fatti importanti, non solo per l’Italia, ma per la democrazia nel mondo».
Cordialità,
Filippo Senatore
Caro Maestro Claudio Abbado,
la ringrazio di avere accettato ospitalità nella mia modesta magione. Una casa di ringhiera con travi a vista antiche del periodo della Scapigliatura che rallegrano il cuore. Un camino costruito con le mie mani. Sul comodino vicino al letto ho lasciato una vecchia copia molto stropicciata della Sansoni. Sono i Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Ho messo un segno sul capitolo del Grande inquisitore sottolineando le frasi:
Tutti, tutti i più tormentosi segreti della loro coscienza, li porteranno a noi, e noi risolveremo ogni caso, ed essi avranno nella nostra decisione un fede gioiosa, perchè li libererà dal grave fastidio e dal terribile tormento di dovere personalmente e liberamente decidere. E tutti saranno felici, milioni di esseri, salvo un centinaio di migliaio di condottieri. Giacchè noi soli, noi che custodiremo la vita.
Ho lsciato i cd della musica che amo. Un recital di Ettore Bastianini, il baritono senese mio preferito. Arturo Benedetti Michelangeli, allineato nei suoi gioielli scarlattiani. Un ritratto della mia antenata Gina Ciaparelli, moglie di Gianni Viafora e amica di Enrico Caruso.
Dal mio terrazzo si vede l’antenna di mamma Rai. Milano dai tetti è come un paesone. Riesco a intravedere la vecchia Fiera con tante gru che assomigliano ai tentacoli di una piovra. Il cemento aggredisce il Parco Sempione. Faccia attenzione quando cammina sul marciapiede di Via Piero della Francesca. Auto in sosta selvaggia. Moto che sfrecciano per evitare il senso unico. Forse la strada è più sicura se ci facciamo guidare dallo scampanellio dei tram.
Caro Maestro, a casa mia vorrei prepararle il caffé con l’antica metodica di Edoardo De Filippo. Un dirimpettaio cui spiegare il segreto della “coppetella di carta” lo troverà in ogni ora. Noi della case di ringhiera abbiamo sempre qualche vicino con cui parlare. L’ottuagenario Ruggero che da pochi mesi ha perso la moglie, una signora con il bambino di due anni che scorazza felice sul pianerottolo tra i vasi di geranio appassito e le superbe camelie invernali. Il ragioniere che alle otto di mattino corre per arrivare presto in ufficio.
Nel cortile c’è un grande nespolo e un angolo che ricorda il romanzo “Un amore” di Dino Buzzati. Un arancio selvatico e un ulivo nano svela la presenza di un portinaio irpino. Una signora sulla sedia a rotelle in compagnia della badante ucraina prende l’ultimo sole. Caro Maestro questa è una Milano da non perdere dove la gente ancora saluta gli sconosciuti, augura la buona giornata e regala un sorriso anche in un giorno di pioggia. La aspetto
Suo Filippo Senatore
Bibliotecario al Corriere della Sera e giudice di pace. Ha pubblicato vari libri di poesie, l'ultimo si intitola "Pandosia".