Riccardo ORIOLES – Piazze Internet e vecchio mondo
10-12-2009Se avete passato gli ultimi anni a prevedere le ricadute politiche di internet è probabile che dal cinque dicembre in qua vi sentiate un po’ meno utopisti e molto meno isolati. E’ stata la prima manifestazione grossa interamente organizzata su internet, senza Vip – gli organizzatori si sono dimessi tutti appena fatto il loro lavoro) e senza politici di mestiere.
La prima, veramente, no: un paio d’anni fa, col Rita Express, molti studenti s’erano organizzati su internet per organizzare manifestazioni per la Borsellino; funzionò benissimo, ma nessuno (né Rita) ci fece caso.
Adesso siamo molto più avanti, le dimensioni sono ben altre e siamo abbastanza vicini alla massa critica. E’ una svolta nella politica, una svolta vera. Non è “contro i partiti” (goffi i tentativi di usarla in tal senso, tutto sommato dentro il Palazzo) ma, più drammaticamente, “dopo i partiti”.
I quali infatti, se vogliamo guardarci negli occhi, da tempo brutalmente non esistono più. Ce ne sono residui e surrogati, e caricature. Ma come l’Ottocento (l’industria, il socialismo) rese obsolete le logge e i club e “inventò” i partiti, così questi nostri anni (la comunicazione globale, l’interattività) rendono obsoleti i partiti verticistici e inventano, sotto i nostri occhi, qualche altra cosa.
Io credo che questo “qualcosa”, di cui non conosciamo ancora esattamente i confini, ma che già cominciamo a odorare e tastare, sia qualcosa di bello e (parlando da liceale) di ateniese. E’ questa la nostra frontiera. Ed è significativo che il prodromo, la versione 1.0, il Rita Express insomma, si sia verificato all’interno del movimento giovanile antimafioso.
Dell’Utri e i ragazzi
Il processo Dell’Utri, con la manifestazione targata internet, apparentemente non c’entra niente. In realtà ne è l’esatto complemento, l’altro polo. Dal processo Dell’Utri sapremo se è vero che Cosa Nostra (dire Dell’Utri è dire tout-court Berlusconi) è andata anche ufficialmente al governo.
Se la presenza di Cosa Nostra in questo nostro regime – o, per usare Saviano: questo Sistema – fosse ufficiale, allora non sarebbe più questione di opposizione e men che mai di “regole del gioco” ma solo di disobbedienza civile, di rifiuto d’obbedienza – per tutti i pubblici ufficiali patrioti – e infine di restaurazione della Repubblica, nei modi che i tempi di internet possono suggerire. Essi comprendono sia Obama che gli studenti di Teheran,. Non toccherà a noi decidere quale di queste due strade ci toccherà seguire.
Un eroe del nostro tempo
Gianfranco Miccichè, sottosegretario alla presidenza: “Non mi sento di escludere che Spatuzza voglia rifarsi un’immagine. E non escludo che sia pagato, magari da magistrati, o da terzi”.
Va bene. Proviamo a “non escludere” pure noi. Micciché comincia negli anni ’70, con Lotta Continua. A differenza di Rostagno o Impastato, cambia idea ben presto. Nel 1984, con Dell’Utri, diventa capo di Publitalia a Palermo; nel ’93 coordinatore di Forza Italia in Sicilia.
Nel gennaio ’88, sospettato di spaccio, “Non sono uno spacciatore – risponde – ma solo un assuntore di cocaina”.
L’8 agosto 2002 un’informativa dei Carabinieri ipotizza che si faccia recapitare cocaina al ministero delle Finanze, dov’è viceministro. Ciò dopo indagini sulle visite che il presunto corriere Alessandro Martello faceva presso il ministero pur non essendovi accreditato. Lui smentisce.
L’anno della resa dei conti
La crisi, da finanziaria, è diventata industriale; e tocca il massimo adesso. Gli elementi mafiosi, da truppa di complemento, diventano componente essenziale del sistema. Nell’economia, tornare a prima di Keynes; nella società, tornare a prima di Falcone. Questi sarebbero gli obiettivi di lor signori. Ma la partita, a dispetto di tutto, è ancora aperta.
Le cose quando precipitano succedono tutte in una volta. Che, in bene o male, il sistema stia andando a una decisione è evidente. Dal nostro punto di vista – dell’antimafia sociale – gli eventi più importanti sono due: la crisi industriale e l’integrazione ufficiale di pezzi di mafia nel sistema.
La crisi industriale (la produzione dei beni, l’occupazione, ecc.) è ormai al suo culmine, e comincia a prendere connotati diversi dalla crisi finanziaria. Quest’ultima, dal punto di vista delle banche, è data oramai per “superata”; ma non lo è affatto, e tende anzi a diventare stabile, per i consumatori e i produttori. Il sistema industriale che ne risulta, innestandosi sugli outsourcing degli ultimi dieci anni e sulle delocalizzazioni degli ultimi cinque, è completamente diverso da quello di prima della crisi: adesso è puro Ottocento.
Le fabbriche occupate (con i padroni che cominciano ad attaccare le occupazioni con squadre armate) diventano sempre più un elemento “normale”, ancorché censurato, del panorama (qui in Sicilia, a Termini, gli operai hanno occupato il comune e eletto un loro “sindaco”).
Rompere il silenzio dei media sulla crisi industriale è ora un obiettivo essenziale dell’informazione dal basso. In questo senso vanno appoggiate iniziative come quelle di CrisiTv.
L’altro elemento catastrofico, l’integrazione ormai aperta di pezzi di mafia nel sistema, è ormai evidentissimo in una serie di fatti: la candidatura alla regione Campania, e la difesa a oltranza su tutti i fronti, di un camorrista accertato; la restituzione alla mafia, mediante un giro di compravendite, dei beni sequestrati; il tentativo di abolire il concetto stesso di concorso esterno in associazione mafiosa (fondamentale per colpire imprenditori e politici del Sistema); il tentativo insomma aperto e dichiarato di tornare a prima di Falcone. Non è un’offensiva qualunque di una qualunque destra più o meno rinnovata.
La giornalista e Dell’Utri
Mi sono perso una scena bellissima, l’altro giorno, e cioè l’intervista che Antonella Mascali (lavora per Radio Popolare e per Il Fatto, ma io me la ricordo liceale redattrice di SicilianiGiovani) ha fatto al senatore Dell’Utri, famoso come amico di Cosa Nostra e politico “inteso”. A un certo punto Antonella gli ha fatto, ovviamente, qualche domanda su queste sue caratteristiche e quello, tornando in bestia, s’è incazzato. Le cose dette dall’onorevole non si possono riferire: l’avessero sentito all’Ucciadone – dove si troverà benissimo, quando verrà il momento – l’avrebbero certo guardato con ammirazione. Brava Antonella.
Come è amaro Averna
Basta Averna. La ditta, dalla provincia di Caltanissetta, s’è spostata (alla faccia degli operai) a Finale Modenese. Ormai è una ditta grossa, una multinazionale. Ma con l’amaro nostro non c’entra più.
Perciò, mangiate tortellini, che sono buoni, ma bevete qualcos’altro…
Nato a Milazzo, dove comincia negli anni '70 con il giornalismo "impegnato" in piccoli giornali locali e le prime radio libere, assieme a Pippo Fava ha fondato nel 1982 e poi sostenuto il mensile I siciliani, edito a Catania, che ha avuto il merito di denunciare le attività illecite di Cosa Nostra in Sicilia. Cavalieri, massoneria, mafia e politica i temi principali di un giornalismo che si proponeva rigoroso nelle inchieste e nel mestiere di comunicare e portare alla luce ciò che la mafia per anni aveva fatto al buio. Giuseppe Fava, a un anno dalla nascita del giornale, viene ucciso dalla mafia. Orioles è il punto di riferimento più forte nella redazione del dopo Fava, impegnato a contrastare in ogni modo il fenomeno della mafia; guida un gruppo che si contraddistinguerà negli anni per l'unità e per la qualità delle inchieste svolte. Egli è stato inoltre tra i fondatori del settimanale Avvenimenti e caporedattore dello stesso fino al 1994. Dalla riapertura, nel 1993, fino al 1995 ha diretto I siciliani. Dal 1999, svolge la sua attività giornalistica scrivendo e diffondendo l'e-zine gratuita La Catena di San Libero. Nel maggio 2006 esce la sua ultima fatica: Casablanca, mensile (che ha fondato e dirige) col quale continua a denunciare mafie e corruzioni. Nel corso del 2008, la redazione di Casablanca annuncia l'imminente chiusura per mancanza di fondi e, nonostante i numerosi appelli lanciati a livello nazionale, è costretta a sospendere le pubblicazioni. Parte dei giornalisti impegnati in Casablanca, insieme alle personalità più attive della società civile, ha poi ripreso forma e dato seguito ai precedenti contenuti nel magazine online 'U cuntu[1], disponibile anche in un formato pdf liberamente scaricabile. Fonte: Wikipedia