E così, ora, i lavoratori sardi che hanno perso o stanno per perdere il posto di lavoro, sanno come sono stati spesi gli oltre 300 milioni di euro della Maddalena. E i terremotati sanno con quanto entusiasmo gli amici di Bertolaso abbiano accolto le prospettive di guadagno delle new town berlusconiane. Mentre la ricostruzione dell’Aquila non è ancora iniziata. Valanghe di soldi pubblici sono entrati nelle tasche di pochi italiani e usciti dalle tasche di tutti noi. A questo punto, che Bertolaso abbia intascato o no, è secondario. Le responsabilità sono evidenti e il delirio di onnipotenza inferiore soltanto a quello di Berlusconi. Anche noi telespettatori, del resto, abbiamo assistito passivamente allo strapotere del boss della protezione civile, talk show dopo talk show. Fino alla recente visita ad Haiti in diretta tv e alla prova di supponenza ai danni niente meno che dell’America di Obama. Come berlusclone ora Bertolaso è perfetto!
Il bavaglio in diretta
Annunciata in diretta a Ballarò la notizia del nuovo bavaglio imposto alla Rai con la scusa della campagna elettorale, che dovrebbe essere invece il momento della massima espansione della democrazia. Ma, per Berlusconi, tutto è occasione per l’espansione del proprio dominio. Floris ha colto il conflitto di interessi che è il cuore del nuovo provvedimento: censura sulla Rai, libertà di propaganda sulle tv del premier. Il quale continua a ripetere e far ripetere che, siccome è stato votato, ha diritto di fare quello che vuole senza doverne rispondere ai giudici. E, proprio a Ballarò, Pagnoncelli ci ha fatto scoprire che, oggi, la maggioranza (55%) degli italiani ritiene un errore l’abolizione dell’Ici. Ma intanto quell’annuncio ha fatto vincere le elezioni a Berlusconi. Nello stesso modo, oggi il governo promette riduzioni di tasse ai comuni che ospiteranno le centrali nucleari: un risarcimento preventivo per vittime compiacenti.
Di Pietro la Cia: che fiction!
Continua la campagna stampa e televisiva contro Di Pietro per la colpa storica di aver cenato una volta insieme a Contrada. Ora, la faccenda potrebbe anche preoccupare, se non fosse per il pulpito da cui viene la predica (per esempio l’inattendibile Capezzone, che appare ogni giorno in tv solo per stupirci con gli effetti speciali delle sue stronzate). Ma il tutto fa ancora più ridere per altri due aspetti. Anzitutto perché le accuse a Di Pietro sono venute dopo quelle identiche contro Patrizia D’Addario, pure lei al servizio dei servizi, ma dentro il letto di Berlusconi. Poi c’è anche il fatto che questi supposti agenti nemici sono ora attribuiti dai teorici della destra non più al Kgb, ma alla Cia, cioè ai loro alleati storici americani. I quali sicuramente di trame in Italia ne hanno finanziate tante, ma sempre a favore della destra. E solo da quando a Washington c’è quel tipo abbronzato sono diventati i cattivi nella fiction spionistica di Maurizio Gasparri!
Il cognato della famiglia Appalti
La memoria dei fatti in tv non dura neanche un giorno. Anche perché, pure lei!, ha il suo bel conflitto di interessi da scontare e deve rispondere al famigerato interrogativo: a chi giova? Così, sbiadisce di momento in momento la cronaca della nuova Tangentopoli, non sostenuta da alcun fronte comune giornalistico perché, ormai, la notizia è vecchia. E l’opinione pubblica, nel frattempo, è stata dichiarata decaduta in favore dell’audience, che costa un tanto a punto di share ed è sottoposta al dominio economico del capo, come un Capezzone qualsiasi. Anzi, diciamo meglio, come un Gasparri qualsiasi. Il quale Gasparri – abbiamo scoperto sul del Sole24 ore ad opera del collega Marco Mele – è secondo solo a Berlusconi per spazi occupati in tv. Voi capite a che punto siamo ridotti. Mentre il costruttore che se la rideva del terremoto, ora dichiara contrito alla stampa che è tutta colpa del cognato, mitica figura della commedia all’italiana!
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.