Un partito politico il PD, una organizzazione, che fino ad alcuni mesi fa’ era “immatura, non una seria alternativa, fatta da due anime: DS e Margherita”, insomma, spacciati ancora prima di poter vedere la primavera. Io sono invece tra coloro che ci hanno davvero creduto, ci credono, come si crede che verrà un’altra primavera; non senza fatiche e scoramenti dal 2007 ad oggi, ma con fiducia. Perché nonostante le affermazione di chi pensa che siamo come gli altri, io no, non mi sento affatto come chi sostiene l’attuale governo. Mi sento differente perché lo sono nei fatti differente, e come me, molti, davvero molti italiani.
Dal sud del mondo e dai paesi intorno a noi in Europa, si stanno iniziando a vedere forti germogli di cambiamento e rinnovamento, siamo in ritardo ma è tempo anche per noi di primavere. Di desideri che vanno in piazza e con i giovani, diventano movimenti di rivolta e chiedono di destituire i regimi e le destre. E’ il tempo per la socialdemocrazia europea. In Italia è il tempo per il PD perché abbiamo idee organizzate in Proposte Programmatiche. Abbiamo in mano il Piano Nazionale delle Riforme alternativo a quello del Governo. Ci caratterizzano lo Statuto, i Regolamento, un Manifesto dei valori, un Codice Etico. Abbiamo i dispositivi organizzativi (ammetto a volte non intelligibili e di facile immediatezza) ma reali, che garantiscono la partecipazione e l’attivazione politica. Sono meccanismi ancora da perfezionare, e che da Italiani a volta ci sembra ci imbriglino il potenziale creativo. Sono gli stessi meccanismi che ci fanno sembrare litigiosi all’esterno, a volte più di quanto non siamo realmente,. I meccanismi in questione però ci permettono, se un segretario non ci va bene, di cambiarlo (e di questo meccanismo abbiamo anche abusato!), oppure se si dimette, di avviare il percorso programmatico per eleggerne uno più rappresentativo. Democraticamente.
Penso che i giovani vedano come ostative le tante regole, macchinose, poco spontanee.
In realtà sono proprio le regole che ti permettono di decidere, di avere accesso, di avere diritto di parola, nonostante il tuo genere o la tua appartenenza culturale, il portafoglio o il tuo carattere più o meno simpatico a chi ha in quel momento il potere. Il sistema di regole tutela anche chi è dentro ad un partito e permette ad una militante sconosciuta ai più come Debora Serracchiani, di prendere la parola all’Assemblea Nazionale dei Circoli, portare un contributo forte, critico e poter diventare con il tempo, una nostra rappresentante parlamentare in Europa. Una forza innovativa importante la possibilità di prendere parola, di esprimere un parere difforme, ci appartiene e oggi ci caratterizza.
Abbiamo un Progetto effettivo per l’Italia. Il progetto del PD propone, innanzitutto, una politica economica europea alternativa al mercantilismo e alla cieca austerity scelta dai governi di centro destra. Il PD in sintonia con le altre forze progressiste europee, insiste sulla domanda “interna” europea come motore autonomo di crescita.
Per l’Italia, il PD rimette al centro dell’attenzione la crescita ed il lavoro, sul quale si è conclusa di recente la Conferenza a Genova, in particolare quella femminile e giovanile, l’efficienza e l’equità fiscale, indicando punto per punto dove e come si possono trovare le risorse per dare al paese una possibilità di riscatto e di uscita dal tunnel. Più in particolare, tra le proposte che il PD mette in campo sui temi economici nazionali (il PNR del PD non riguarda solo l’economia, ma tutti gli aspetti della vita sociale): Il welfare e la sanità, la ricerca l’università e l’educazione, l’ambiente il territorio e lo sviluppo industriale.
Sappiamo proporre il cambiamento, anche nelle forme culturali ancora oggi più arretrate del nostro paese, come la partecipazione e il potere delle donne. Proporremo di introdurre quote di presenza femminile per il governo delle Giunte locali. Abbiamo iniziato già a farlo nelle recenti amministrative, dovremo introdurlo anche negli Enti di II° livello. Un cambiamento a livello istituzionale che potrebbe determinare col tempo e incidere anche sulle società private, ancora meno propense, ad attribuire incarichi dirigenziali e di consigliere di amministrazione a donne.
Stare al passo con i tempi non significa rincorrerli, significa averne coscienza, assumerne l’onere, saper determinare priorità.
Oggi possiamo proporre e cercare di condividere una caratteristica nobile il “senso del limite”, che anche la politica dovrebbe tenere ben a mente. Spesso pensiamo all’azione politica come ad un mero esercizio di individuazione di risposte ai problemi nostri e della collettività. Chi fa politica dovrebbe avere l’umiltà di capire che è un modo di essere più responsabili nei confronti della società. Una tale responsabilità la vedo fare perno, ed essere sostenuta dal PD.
Da ultimo poiché fondamentale la partecipazione e la credibilità di chi fa politica. Chi non ha alle spalle, una famiglia, un appoggio economico, un potere influente, difficilmente immagina di dedicarsi alla politica, poiché pensa di non poter far nulla, di non arrivare ad incidere, non ci crede.
Occorre rinforzare la partecipazione, stimolarla, agire sull’elettorato. In politica non siamo tutti uguali, neppure quando si tratta di accesso, ma tra le persone che si avvicinano al PD gli strumenti e le opportunità ci sono. Il PD permette ad una donna, ad un omosessuale, ad uno straniero, di accedere a partecipare alla vita politica, alle fasi di scelta e decisione del Partito, con il solo impegno politico, il volontariato. Nella maggior parte dei partiti le dinamiche di crescita, prevedono ascensori sociali, solo se manovrati da una sola mano. (Colleghi che la mattina mi vedete salire i cinque piani a piedi… ora capirete perché preferisco comunque le scale).
I valori trasmessi da chi ha una estrazione familiare come la mia (modesta), partono dal concetto che senza fatica non si arriva. Siamo una organizzazione con una tradizione storica, importante; in cui i “vecchi” sono stati partigiani o mogli di chi la guerra l’ha fatta e la “roba” se la tiene ben stretta. Persone con convinzioni salde, sui diritti faticosamente ottenuti, gli spazi di potere conquistati con lotte di piazza. Persone che sanno anche però della necessità di un ricambio, mettono alla prova i più giovani, insegnano e all’occorrenza aiutano a crescere. Farsi spazio non è affatto facile per un giovane, ma quando mai lo è in una società gerontocratica come la nostra? Anche nel lavoro in fondo è così. Il partito impiega tempo a cambiare, perché è ancora più complesso e articolato. Perché non può prescindere dalla storia che lo ha formato. Ma i passi si fanno. A livello nazionale l’incarnazione di questo spirito è Officina Politica: un’opportunità di formazione per giovani interessati a condividere in presenza e a distanza i grandi temi del nostro tempo, con il contributo di esperti. Un momento necessario per rafforzare nella migliore tradizione, senso di comunità e spirito critico per un nuovo senso civico individuale e della società.
Scrive Menichini in un editoriale di qualche giorno fa “la capacità del PD di vincere sta nel proporre per l’Italia una rottura di continuità e non solo la restaurazione pre-berlusconiana di regole rispettate, buona prassi istituzionale, concertazione sociale”.
Il PD oggi è la forza che ha la responsabilità più grande, poiché funge da traino rispetto al disegno di prospettive future. C’è tra i politologi chi pensa che sia solo una questione di tempo: il governo passerà in mani diverse da quelle di oggi e passerà al PD. Ma il tema non è questo, non è più solo una questione partitica, di vittoria, di leadership, ne va del territorio, dell’acqua che abbiamo difeso con i referendum, del sistema di giustizia, del welfare e dell’economia su cui siamo terribilmente a rilento rispetto ai grandi dell’Europa, così come sulle riforme e il mercato del lavoro.
Il PD può più che vincere, può far tornare a vincere l’Italia. Scegliendo la responsabilità di non vincere da solo.
Sara Donati, 36 anni, consigliera comunale del PD a Rimini, dove vive e lavora presso la Provincia, occupandosi di temi legati al lavoro. Dopo una lunga esperienza come cooperatrice, è diventata Presidente di Distretto di Coop Adriatica. Da alcuni anni segue in Africa progetti di prevenzione Hiv per l’infanzia.