Incontro a contrasto quello proposto da “In onda” tra il leghista e sottosegretario Castelli e il senatore, magistrato e scrittore Carofiglio. Per l’occasione, Castelli voleva fare il colto e, forse ricordandosi di aver fatto il liceo classico (come ci tiene a ripetere), ha piazzato un aggettivo di origine latina per definire la posizione della Lega tra i politici presi con le mani nel sacco. «Solo noi siamo rimasti intonsi» ha detto orgogliosamente Castelli, cogliendo di sorpresa i due conduttori (Luisella Costamagna e Luca Telese), nonché Carofiglio. Solo che intonso non significa, come pensa Castelli, intoccato, ma «non tosato». E comunque, che la Lega sia pulita non è affatto vero, visto che tiene in piedi un governo di affaristi che non distingue tra interessi pubblici e interessi privati. A partire ovviamente dal boss di Bossi. Anche se, ormai, non si capisce più chi tra i due sia l’esecutore e chi il mandante.
La Sardegna va in malora? Tutta colpa dei sardi onesti
I luoghi comuni della cronaca televisiva sono implacabili. Per esempio ci sono le classiche interviste ai vicini di casa dell’assassino, che viene definito «molto gentile», visto che salutava sempre. Poi c’è la domanda efferata ai sopravvissuti: «Qual è stato il momento più brutto?». Peggio ancora, c’è l’intervista ai familiari della vittima, che comincia così: «Che cosa ha provato quando ha saputo della disgrazia?». In campo giudiziario, poi, ci sono le dichiarazioni dei difensori, secondo i quali il loro assistito ha chiarito tutto. Infine c’è il politico inquisito, che si dichiara estraneo ai fatti e fiducioso nella giustizia. Come ha fatto anche il presidente sardo Cappellacci. E da chiarire doveva avere parecchio, visto che è stato trattenuto dai giudici per ben sei ore. Ma non ha chiarito ai suoi elettori come mai, parlando al telefono con gli altri indagati, sostenesse che il problema della Sardegna sono i sardi. Perché così, se non ha rubato soldi, sicuramente ha rubato voti.
Il polpo, la piovra e il mollusco
E così, anche il polpo Paul torna utile a Minzolini per sorvolare sulla crisi etica e politica sempre più grave che sta demolendo dall’interno il governo. L’incolpevole mollusco, benché i Mondiali siano finiti, continua ad occupare spazi di tg per gabbare lo spettatore. Il quale viene informato su tutte le non notizie che riguardano il noto abitante di un acquario tedesco. Come per esempio quella del tentativo, da parte di varie istituzioni iberiche, di dargli la cittadinanza, per la sua capacità di indovinare i risultati delle partite. Quasi che, avendoli azzeccati tutti, avesse avuto anche un ruolo attivo nella vittoria della nazionale spagnola. E queste sarebbero notizie degne del telegiornale per il direttore che non considerava invece notizie quelle che riguardavano il premier Berlusconi e le numerose escort di cui si circondava. Insomma, Berlusconi farebbe meno colpo del polpo, almeno secondo Minzolini, che un tempo era giornalista e oggi solo utilizzatore finale di molluschi.
L’anziano piduista e gli altri “pensionati sfigati” della P3
La nuova uscita di Berlusconi secondo la quale la P3 sarebbe composta solo da «quattro sfigati, pensionati», si presta a molte riflessioni. Anzitutto: come si permette Berlusconi di insultare i pensionati? E proprio mentre il suo governo sta affibbiando loro una ennesima stangata! Quanto al resto, non risulta al cavaliere che uno di quegli sfigati è suo socio e costruttore di imperi, prima commerciali e poi politici? E un altro è coordinatore del suo partito, che evidentemente nella testa di Berlusconi conta come una bocciofila di periferia. Quanto poi al clima giacobino, magari ci fosse. Mentre invece assistiamo alla caduta, pezzo per pezzo, di un edificio di corruzione che, anche quando non è direttamente infiltrato dalla mafia, sembra avere la mafia come modello di relazioni. Con la Lombardia regione «meritevole» al massimo delle truppe antimafia, se non dei caschi blu Onu.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.