“ELOGIO DELLA LETTURA E DELLA FINZIONE”
di MARIO VARGAS LLOSA – Einaudi
Einaudi manda in libreria questo volumetto che propone ai lettori il discorso tenuto da Mario Vargas Llosa il 7 dicembre dello scorso anno in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura.
Discorso di cui i lettori già conoscono alcuni stralci apparsi sulla stampa, ma che qui si ha l’occasione di leggere – e gustare – nella sua interezza.
E’ una sorta di excursus che ci fa entrare nel mondo della formazione dello scrittore peruviano, da quando aveva cinque anni – “ho imparato a leggere nella classe di fratel Justiniano, nel Collegio de la Salle , a Cochabamba, in Bolivia. E’ la cosa più importante che mi sia successa nella vita” – e poi, via via, l’esperienza militare, la scoperta della politica, le letture, il primo approccio con la scrittura, il teatro, l’impegno, le città vissute e amate, come Madrid, Londra o Parigi, il Sudamerica e la Spagna, gli amici, i grandi scrittori conosciuti, come Arguedas e l’amico-nemico García Márquez, la corsa alla presidenza…
Ma anche la vita privata, rappresentata soprattutto da Patricia, sua moglie: “la cugina col nasino all’insù e dal carattere indomabile con cui ho avuto la fortuna di sposarmi quarantacinque anni fa e che ancora sopporta manie, nevrosi e rabbie che mi aiutano a scrivere”.
E la politica: “ detesto ogni forma di nazionalismo, ideologia – o meglio, religione – provinciale, di basso profilo, escludente, che limita l’orizzonte intellettuale e dissimula nel suo seno pregiudizi etnici e razzisti, perché trasforma in valore supremo, in privilegio morale e ontologico, la casuale circostanza del luogo di nascita. Assieme alla religione, il nazionalismo ha rappresentato la causa delle peggiori carneficine della storia”.
E, infine, soprattutto, la letteratura, rappresentazione fallace della vita che, tuttavia, ci aiuta a capirla meglio, a orientarci nel labirinto in cui nasciamo, viviamo e moriamo: “essa ci risarcisce delle disgrazie e delle frustrazioni che la vera vita ci affligge, e grazie a essa riusciamo a decifrare, per lo meno parzialmente, quel geroglifico che è l’esistenza per la maggior parte degli esseri umani, per noi che coltiviamo più dubbi che certezze, e confessiamo la nostra perplessità rispetto ad argomenti come la trascendenza, il destino individuale e collettivo, l’anima, il senso o il non-senso della storia, tutto ciò che è più vicino o più lontano rispetto alla conoscenza razionale”.
Un breve libro che è al tempo stesso racconto, riflessione, confessione e memoria. Che sottolinea l’importanza della lettura, qualsiasi essa sia. Per questo dobbiamo continuare a sognare, dobbiamo continuare a leggere e a scrivere, per “sconfiggere il tarlo del tempo e trasformare in possibile l’impossibile”.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.