La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

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Religione e nazionalismo, “carnefici” della storia

28-03-2011

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“ELOGIO DELLA LETTURA E DELLA FINZIONE”

di MARIO VARGAS LLOSA – Einaudi

 

 

 

Einaudi manda in libreria questo volumetto che propone ai lettori il discorso tenuto da Mario Vargas Llosa il 7 dicembre dello scorso anno in occasione del conferimento del Premio Nobel per la Letteratura.

Discorso di cui i lettori già conoscono alcuni stralci apparsi sulla stampa, ma che qui si ha l’occasione di leggere – e gustare – nella sua interezza.

E’ una sorta di excursus che ci fa entrare nel mondo della formazione dello scrittore peruviano, da quando aveva cinque anni – “ho imparato a leggere nella classe di fratel Justiniano, nel Collegio de la Salle , a Cochabamba, in Bolivia. E’ la cosa più importante che mi sia successa nella vita” – e poi, via via, l’esperienza militare, la scoperta della politica, le letture, il primo approccio con la scrittura, il teatro, l’impegno, le città vissute e amate, come Madrid, Londra o Parigi, il Sudamerica e la Spagna, gli amici, i grandi scrittori conosciuti, come Arguedas e l’amico-nemico García Márquez, la corsa alla presidenza…

Ma anche la vita privata, rappresentata soprattutto da Patricia, sua moglie: “la cugina col nasino all’insù e dal carattere indomabile con cui ho avuto la fortuna di sposarmi quarantacinque anni fa e che ancora sopporta manie, nevrosi e rabbie che mi aiutano a scrivere”.

E la politica: “ detesto ogni forma di nazionalismo, ideologia – o meglio, religione – provinciale, di basso profilo, escludente, che limita l’orizzonte intellettuale e dissimula nel suo seno pregiudizi etnici e razzisti, perché trasforma in valore supremo, in privilegio morale e ontologico, la casuale circostanza del luogo di nascita. Assieme alla religione, il nazionalismo ha rappresentato la causa delle peggiori carneficine della storia”.

E, infine, soprattutto, la letteratura, rappresentazione fallace della vita che, tuttavia, ci aiuta a capirla meglio, a orientarci nel labirinto in cui nasciamo, viviamo e moriamo: “essa ci risarcisce delle disgrazie e delle frustrazioni che la vera vita ci affligge, e grazie a essa riusciamo a decifrare, per lo meno parzialmente, quel geroglifico che è l’esistenza per la maggior parte degli esseri umani, per noi che coltiviamo più dubbi che certezze, e confessiamo la nostra perplessità rispetto ad argomenti come la trascendenza, il destino individuale e collettivo, l’anima, il senso o il non-senso della storia, tutto ciò che è più vicino o più lontano rispetto alla conoscenza razionale”.

Un breve libro che è al tempo stesso racconto, riflessione, confessione e memoria. Che sottolinea l’importanza della lettura, qualsiasi essa sia. Per questo dobbiamo continuare a sognare, dobbiamo continuare a leggere e a scrivere, per “sconfiggere il tarlo del tempo e trasformare in possibile l’impossibile”.

Paolo ColloPaolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.

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