È cominciata nel nome di Enzo Biagi e Indro Montanelli la «rivoluzione» di Michele Santoro su Sky, internet e un’ampia piattaforma di tv locali. E la rivoluzione, anche la più democratica e pacifica, non è un pranzo di gala. C’è sempre qualcuno che ne soffre, come, nel caso di “Servizio pubblico” ha sofferto su La7 “Piazza pulita” di Corrado Formigli, visto che i due programmi si disputavano lo stesso pubblico. Un pubblico che sulle reti Rai era unito e che solo la quinta colonna berlusconiana dentro la tv pubblica ha voluto sparpagliare. Uomini (e donne) imposti al vertice dal premier Silvio Berlusconi, editore concorrente. E, benché ami vantare i risultati raggiunti nella sua carriera di imprenditore, è un fatto che, prima della famigerata discesa in campo, Berlusconi era pieno di debiti. Come potrebbero testimoniare (e hanno testimoniato) Biagi e Montanelli, due grandi giornalisti che lo hanno smascherato e di cui lui si è duramente vendicato; l’uno facendolo cacciare dalla Rai, l’altro cacciandolo dal suo stesso giornale. E anche ricordare questi semplici fatti è servizio pubblico.
Berlusconi è (quasi) al tappeto. Ora c’è da ricostruire l’Italia, come nel dopoguerra
Come un pugile suonato che dà pugni all’aria, così Berlusconi ripete il suo penoso repertorio. Dopo che anche i suoi (fino a ieri) più convinti sostenitori gli hanno rimproverato di non aver preso le necessarie misure contro la crisi, lui se ne esce a dire, ancora oggi, che la crisi non c’è. E da che cosa l’ha capito? Glielo ha detto Scilipoti? Macché. L’ha capito dal fatto che (dice lui) i ristoranti sono pieni. Considerazioni che ha fatto, al fianco di un Tremonti imbalsamato, proprio al G20, dove l’Italia è stata umiliata e commissariata per colpa sua. E a salvare l’orgoglio del Paese è intervenuto il segretario della Spd tedesca Sigmar Gabriel, che ha parlato dal palco della manifestazione del Pd a Roma e ci ha ricordato che siamo un popolo di grandi lavoratori, che ha collaborato a ricostruire anche la Germania nel dopoguerra. Ecco perché, oggi, dovremmo riuscire a ricostruire anche l’Italia, contro i sostenitori di politiche economiche che ci hanno portato alla rovina. In fondo, Berlusconi, per dannoso che sia, non è paragonabile alla seconda guerra mondiale. È solo un pugile suonato.
Se anche la crisi di governo sembra una fiction
In fondo, la tv è solo una radio illustrata in cui conta soprattutto il testo, la voce. Non a caso le immagini sono spesso di repertorio, anche se, in queste ore, possiamo osservare con una certa soddisfazione l’andirivieni attorno al Quirinale, che sa tanto di crisi di governo. E perfino il Tg1 è costretto a mostrarci la ressa delle famigerate auto blu, che poi sono diventate bianche, forse perché ormai hanno vergogna di farsi riconoscere. Tra le immagini incresciose di questi giorni incresciosi c’è quella di Berlusconi e Tremonti che scendono insieme dall’aereo, a Cannes. A guardarli sembra che non si parlino da anni, ma ovviamente la velina di regime pretende che i due siano d’accordo su tutto. Un po’ come dichiarano di solito i vicini dopo le stragi familiari: «Erano una coppia perfetta, tutti e due sempre molto gentili». Del resto, anche tra i leghisti, la parola d’ordine è negare gli screzi e non si può nemmeno dire che siano sempre gentili con tutti. Basta pensare a Calderoli e Bossi, maleducatissimi, a gesti e a parole, con tutti gli italiani, tranne uno molto ricco, cui sembra debbano dei soldi.
Lupi, il ciellino che voleva spezzare le reni all’Italia
Singolare accoppiata a Ballarò: seduti entrambi alla destra rispetto agli spettatori, c’erano Maurizio Lupi e Anna Maria Bernini, tutti e due del Pdl. Si vede che nessun leghista era disponibile a metterci la faccia, nel giorno del tracollo. Lupi, all’inizio, appariva leggermente meno molesto del solito, ma poi si è messo a urlare contro l’ex presidente della Confindustria Luigi Abete, pretendendo di accollargli la responsabilità del debito pubblico italiano. Perché la caratteristica più singolare di questa generazione berlusconiana, è che non si attribuisce la responsabilità di niente: le colpe sono tutte degli altri, dei governi precedenti, del resto del mondo, se non addirittura della minoranza. Del resto, benché siano al potere da tempi insopportabili per il Paese, non hanno fatto niente, se non votare leggi ad personam, intrecciare politica e affari, dossieraggi e ricatti, festini e intrallazzi. Una irresponsabilità genetica da cui nasce pure il titolo del Giornale, «Maledettissima Grecia», rigurgito dell’infame «spezzeremo le reni alla Grecia».
Un cavaliere disoccupato
Avete notato come Bruno Vespa aderisce ormai anche fisicamente alle posizioni governative? La faccia gli si fa obliqua e tende verso le poltroncine dei rappresentanti del potere. A ‘Porta a porta’ si è parlato di facilitare il licenziamento dei lavoratori dipendenti (quelli, tanto per dire, che pagano la grandissima parte delle tasse). Giustamente, il segretario della Uil sosteneva che questa misura non la chiedono neppure gli industriali. Ma il sottosegretario Crosetto spiegava bonariamente che i lavoratori verrebbero cacciati solo per il loro bene, per movimentare il mercato del lavoro e produrre nuove assunzioni. Una teoria che non sembra convincere tanti padri di famiglia (conservatori!) inspiegabilmente attaccati alle fonti di reddito che consentono ai loro figli di sopravvivere. Ma il governo ha un mezzo formidabile per dimostrare le sue buone ragioni: dimettersi in blocco e vedere se il popolo italiano (suo datore di lavoro) vorrà riassumerlo.
Il governo dell’ignoranza e della volgarità
Barak Obama ci è stato mostrato dalla tv in visita elettorale alla comunità italiana, mentre si chiedeva che cosa sarebbero gli Stati Uniti senza gli italiani. Ovviamente a partire da Cristoforo Colombo, per arrivare a Sofia Loren. Ma si è anche domandato che cosa sarebbe la politica senza Machiavelli. Non sappiamo se il presidente americano abbia letto il Principe, ma si è documentato e ha voluto fare una citazione colta. Cosa del tutto inusuale per i nostri attuali governanti, in particolare per Berlusconi, che tempo fa si vantò perfino di non aver letto un libro negli ultimi vent’anni e, negli ultimi mesi, è troppo impegnato a raccontare barzellette sconce. I suoi ministri, poi, sapendo di non poterlo superare in volgarità, si danno da fare per farsi notare ognuno a suo modo. Per esempio tradendo platealmente il proprio mandato, come la Gelmini, che sta distruggendo la pubblica istruzione, o come Sacconi, ministro non del lavoro, ma dei licenziamenti.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.