C’è stato un tempo, forse, in cui in questo periodo non succedeva più niente (tranne bombe, stragi e governi balneari). Ora invece basta e avanza l’ordinaria non-amministrazione di un governo tenuto in piedi dallo scambista Scilipoti e dalle pernacchie di Bossi. Non si giustifica perciò in nessun modo la dissolvenza estiva dei dibattiti tv, con la maggior parte dei tg ridotta sempre più a Pongo, materia plasmabile dai giochi del potere, o anche dall’impotenza di Berlusconi, ridotto a non saper più nemmeno sorridere alle telecamere. Ieri per esempio, sul solito sfondo pittorico, si stagliava la sua faccia gonfia e triste sotto il trucco pensante, mentre dichiarava di essere soddisfatto del ruolo (notoriamente inesistente) svolto da lui medesimo per la soluzione della crisi greca. E non ha mancato di aggiungere che il governo va avanti senza problemi e che la settimana prossima renderà noto il nome del ministro della Giustizia. Dio mio, e che fretta c’è? Sia come guardasigilli ad personam che come segretario di partito ad personam, nessuno può funzionare meglio di Alfano.
Leghisti come Mike Bongiorno, sghignazzano mentre l’Italia affonda
Fini aveva appena finito di annunciare il risultato, che già su tutte le reti cominciava l’esegesi del voto leghista su Papa. E si raccontava del pugno di Berlusconi sul banco del governo: una scena che però non si è vista. Forse perché non è stata registrata, oppure perché nessuno ha osato mandarla in onda. O, ancora, perché non è mai successa, ma rappresenta così bene lo stato d’animo dell’incazzato Berlusconi, da essersi subito inverata nelle cronache. Un po’ come la gaffe di Bongiorno al Rischiatutto: «Ahi ahi ahi, signora Longari, lei mi è caduta sull’uccello», che pare non sia mai stata pronunciata. Anche la tv si presta infatti alla creazione di miti; magari non proprio immortali come quelli greci, ma abbastanza longevi da riempire le pagine dei giornali per decenni. Comunque, nel grande almanaccare su Maroni e Bossi, la destra giornalistica non si distingueva dalla sinistra e anche Zurlo del Giornale, a Linea notte, accusava la Lega di aver votato No al Senato solo per inguaiare il Pd. Mentre l’alta autorità ghignante di Castelli aveva già smentito tutto senza dire niente. Come sempre.
Papi, elefanti e democristianoni
“Questo Papa non mi piace”, dice Giuliano Ferrara intervistato da Bianca Berlinguer. Una frase doppiamente scioccante, pronunciata da un ateo che si definisce devoto, da un ex comunista, poi socialista e nostalgico berlusconiano. Tanti passaggi, diciamo così, di proprietà ideale, che portano Ferrara a dire che non si può votare per far arrestare una persona guardandola in faccia. Ecco quindi giustificata ‘umanamente’ la scelta del voto segreto, del dire una cosa e farne un’altra. E un’altra bella giustificazione la forniscono pure quelli che si definiscono ad ogni piè sospinto ‘liberali’, ma non trovano rivoltante che migliaia di immigrati stiano in carcere per 18 mesi senza aver commesso alcun reato. E qui vengono buoni i leghisti, coi loro utili ‘oggi sì, domani no’ e scambi politici da ‘democristianoni’. L’onorevole Garavaglia, interpellato sul caso Papa da Omnibus ha premesso: ‘Oddio, non vado pazzo per questa storia’. Ma pensa. E dire che noi cittadini lo paghiamo solo per farlo divertire come un pazzo al gioco dei quattro cantoni federali.
Calderoli superstar, salvatore di Minzolini
Ecco Roberto Calderoli intervistato dal Tg1. Per una volta lo vediamo in diretta e non nelle immagini di repertorio, coi suoi riprovevoli pantaloni arancione. L’autore della porcata elettorale si finge statista per consentire al noto Minzolini di fingersi ancora giornalista. E tutti e due fingono che la cosiddetta riforma dello Stato rappresenti il taglio dei costi della politica finalmente realizzato. Mentre il vero spreco non è la politica, ma la Lega stessa, che sostiene Berlusconi come la corda sostiene l’impiccato, ma intanto sostiene anche la perpetuazione della cricca, lo scambio delle cariche e l’occupazione di tutto ciò che dovrebbe essere pubblico da parte di privati che dovrebbero essere in galera, al posto di immigrati che non hanno commesso alcun reato. Perché tipetti raccomandabili come Bossi e Calderoli spacciano la droga pesante della loro ideologia razzista per legame col territorio, mentre della Padania se ne fregano altamente, abbandonandola ai soliti noti della cementificazione e della camorra, che ne hanno consumato quasi interamente ambiente e cultura.
Psicopatologia della vita politica italiana
Dunque, nessuno dei 16 motivi addotti dalla difesa di Berlusconi era valido e il processo Ruby si svolgerà nel famigerato Soviet del palazzo di giustizia di Milano. Anche perché, tra i due reati di cui il premier è imputato, il più grave è la concussione, che sarebbe stata consumata in quel di Milano. Perfino il Tg1 ha dovuto spiegarcelo, perché ormai i fatti sono storia e geografia, ma anche letteratura e psicopatologia della vita politica italiana. Berlusconi ha usato il suo potere di capo del governo, ma non è nell’esercizio delle sue funzioni (semmai delle sue finzioni) che ha telefonato alla questura per liberare la ragazza da lui fatta passare per nipote di Mubarak. Perché, anche a voler credere che lo sfruttamento della prostituzione minorile non fosse stato commesso, Berlusconi non avrebbe dovuto impedire l’applicazione della legge. E non avrebbe dovuto imporre al Parlamento di votare che Ruby era davvero la nipote di Mubarak, ovvero la più ridicola figuraccia della Storia. E questa è la maggioranza (314 voti a favore) con cui pretende di governare fino al 2013!
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.