I volenterosi tg dell’ora di pranzo ci hanno mostrato Berlusconi, che a sua volta mostrava il disegnino per farci capire come la giustizia sia «squilibrata». Ma più che altro Berlusconi mostrava il suo eterno se stesso, stavolta incerottato, ma sempre per così dire in maschera, tanto da far pensare che, sotto la benda niente, solo la vecchia faccia da impunito, che a Milano si dice bauscia. Il disegnino sembrava uscito dalla vecchia scuola Publitalia, creata non a caso da Marcello Dell’Utri per vendere teste di spettatori (che siamo noi) al miglior offerente. O anche al peggiore, fa lo stesso. E, nella stessa occasione, anche il ministro Tremonti ad Annozero si è cimentato col disegno e la lavagna per spiegarci l’economia, ma gli sono venute righe così storte e brutte da far paura. Così, la tv ci prende per mano e ci porta a scuola, ma, al posto del buon maestro Manzi ci sono i lupi. E vogliono farci credere che hanno le zanne solo per sorriderci.
Berlusconi nuoce gravemente alla salute (non solo dell’Italia)
Da quando hanno cominciato ad arrivare le notizie sul disastro immane che ha colpito il Giappone, il video si è andato popolando di sostenitori del nucleare. Signori molto tranquilli, che assicurano sorridendo come sia così piccola la possibilità di incidenti alle centrali, che praticamente è più pericoloso starsene a casa propria, seduti sul divano a guardare la tv. E, in effetti, ascoltare quello che ci propinano (anzi ci «inculcano») dal video, certe volte è davvero esiziale. Anche se c’è pure chi ci spiega che le centrali attualmente funzionanti, pure nel Giappone supertecnologico, non sono ancora della quarta generazione, ma solo della terza. Giusto come quelle che il governo vorrebbe costruire da noi in Italia, con l’aggravante delle infiltrazioni mafiose nell’edilizia. Insomma, se ci fate caso, ogni giorno la realtà sembra farsi carico di insegnarci, nella maniera più devastante, quanto il berlusconismo sia nocivo per la giustizia, la Costituzione, la scuola e perfino per il pianeta tutto.
La secessione degli alpini padani
Chissà quand’è che Cota si occupa della Regione Piemonte, visto che sta sempre in tv a occuparsi di tutt’altro. Di recente lo abbiamo visto difendere con una incredibile pochezza di argomenti la posizione leghista sugli alpini, già bocciata dal Parlamento. Secondo Cota e la Lega, infatti, bisognava favorire in tutti i modi gli alpini residenti al Nord. Ma, in Afghanistan, per esempio, ci vanno a morire principalmente gli alpini del Sud e non esiste Cota al mondo capace di dimostrare che la loro vita valga di meno. E poi i cosiddetti padani, per lo più, sono gente di pianura e ci sono molti più montanari al Sud, al Centro e nelle isole che in Lombardia. Dove invece sembra che, al momento, ci siano più affiliati alla ‘ndrangheta, impegnati a lucrare su affari pubblici e privati. E solo la Lega, così attenta al suo territorio, non se ne accorge. Sarà che è troppo impegnata a ricoprire cariche (eventualmente anche a Sud) e a coprire il culo (flaccido) di Berlusconi.
La ghigliottina della Gelmini è peggio della sharia
Ma dove va Pagnocelli il martedì sera, quando dovrebbe essere a “Ballarò” ad illustrare i risultati dei sondaggi? Floris, nel leggerli, si lascia prendere dalla fretta e fa un sacco di confusione. Peccato, perché lo sforzo più serio del programma ci sembra proprio quello di fornire dati superiori alla babele dei pareri contrapposti. Ma tanto, per i signori del governo non c’è verità che tenga: sono mandati per ripetere il loro verso, cioè gli ordini di scuderia berlusconiana. Maurizio Lupi, per giustificare i feroci tagli imposti all’università, ha citato ancora una volta i troppi inutili corsi di laurea. Ma, se il governo voleva fare una cosa buona e giusta, avrebbe dovuto limitarsi a tagliare quello che andava tagliato, anziché abbattere tutto. Perché quella scelta sembra un po’ la logica della sharia: tagliare la mano che ha peccato. Anzi, peggio, perché la sharia impone di tagliare la mano del colpevole, mentre la Gelmini ha tagliato la testa a tutta la scuola italiana.
Troppo sole sulle Alpi
Il sindaco di Adro, che ha il sole delle alpi al posto del cervello, in coppia con il presidente del consiglio regionale lombardo Boni, ha fatto la sua bella figuretta di palta l’altra sera all’Infedele di Gad Lerner. Dopo aver manifestato disprezzo (del resto contraccambiato) per l’Italia e la sua Storia, i due leghisti sono balzati in piedi con la mano sul petto quando il coro dell’orchestra Verdi ha intonato il Va pensiero. Una musica che non appartiene alla Lega, ma alla cultura italiana e al mondo intero. E bisognerebbe procedere per appropriazione indebita nei confronti di Bossi e compagnia brutta, che si sono inventati una patria inesistente solo per andare a occupare qualche poltrona a Roma e fare da palo alla banda Bassotto. Ora, siccome hanno imparato la lezione dal boss di Bossi, i leghisti ripetono sempre la stessa solfa, che si riassume nel ritornello: «padroni a casa propria»; mentre la loro spinta ideale e il loro legame col territorio si limitano al non voler pagare le tasse.
La Tunisia è più civile dell’Italia di Maroni
A “Ballarò” il ministro Maroni aveva annunciato una grande spedizione umanitaria italiana verso i confini libici. Così, secondo la sua spiegazione, avremmo bloccato ‘l’esodo biblico’ che tendeva e riversarsi su Lampedusa. In questo modo il governo leghista tentava di cancellare la figura spaventosa provocata nel mondo dagli sbaciucchiamenti tra Berlusconi e Gheddafi. Per non parlare delle proteste Onu per i nostri criminali respingimenti in mare. Senonché, solo ieri una nave italiana carica di aiuti è approdata alle coste libiche. Nel frattempo, come ha raccontata a Sky un bel servizio del giornalista Renato Coen, i tunisini hanno dato da bere e da mangiare a una massa enorme di profughi, desiderosi solo di tornare a casa loro e non di venire in Italia a farsi insultare dai leghisti. Così un Paese povero e appena uscito da una rivolta ha fatto fronte a una grande emergenza umanitaria. E si tratta di quegli stessi tunisini che Maroni fino a ieri ricacciava nelle galere di Gheddafi.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.