Ma sì, facciamola finita con queste lagne. Ora è finalmente certificato da una indagine accurata: in Italia il 55% degli uomini, il 33% delle donne e ben il 74% dei giovani sotto i trent’anni lo dice apertamente, e si tratta di una persona su tre. Sono le donne che si cercano la violenza, se sono troppo disinibite, libere, scollate e ambigue. Insomma, alle volte le vittime “possono dare la colpa a loro stesse per l’aggressione subita”. Tanto che, “se fossero meno provocanti, le violenze sessuali si ridurrebbero in modo drastico”.
Questo, nero su bianco, emerge dalla ricerca durata tre anni, resa nota dall’Airs (Associazione italiana per la ricerca in sessuologia) dal titolo Dalle molestie sessuali allo stupro, un lavoro che ha coinvolto con un questionario ad hoc tremila persone, per individuare le principali variabili all’origine della violenza sessuale.
Gli stesso vertici dell’associazione sono allarmati.
“Fra le risposte che ci hanno sorpreso e sconcertato maggiormente – ha detto il presidente dell’Airs Avenia, – c’è questa sorta di colpevolizzazione della vittima. Alla domanda 24 (Secondo lei, le donne sono spesso libere e ambigue sessualmente e ciò le rende alle volte responsabili della violenza sessuale che possono subire?) il 55,8% degli uomini ha risposto affermativamente, come pure il 43% delle donne e il 75% dei giovani. Dunque non stupisce troppo che poi – prosegue il sessuologo – il 56% dei maschi pensi che, se le donne fossero meno provocanti, la violenza sessuale diminuirebbe. La pensa così il 33% delle donne e il 74% dei giovani. Ci aspettavamo una piccola percentuale di giudizi di questo tipo, ma non certo dati simili”.
Dal sondaggio emerge, inoltre, che per il 15,7% degli uomini e il 10% delle donne l’imposizione di un rapporto alla moglie o fidanzata non sia violenza. Per questa percentuale di uomini non c’è nulla di sbagliato, e per le donne non esiste motivo di ribellarsi. Ancora: sguardi, fischi e atteggiamenti che mettono a disagio la vittima per il 50% degli uomini non sono molestie, un’idea condivisa dal 43% delle donne. Che serve aggiungere ancora, per avere la certezza che nella nostra cultura ormai è maggioritaria l’opinione che l’aggressività, la misoginia e il sessismo di parole, sguardi e allusioni esplicite sono da considerarsi normali e accettabili nelle relazioni tra i generi e che un molestatore, anche solo a parole, è a livello psicologico già un violentatore?
A che serve sottolineare che, conclude la ricerca, “in una società violenta le aggressioni sessuali aumentano; allusioni pesanti e un linguaggio irrispettoso devono far risuonare un campanello d’allarme nelle potenziali vittime”.
Ma quali vittime? Andiamo. Che a tasa, che a piasa, che a staga a casa, risuona un dolce adagio veneto. Non han forse sempre ragione le buone vecchie tradizioni?
Un mese or sono, proprio nel giorno della presentazione della ricerca, coincidenza vuole che il CorSera pubblichi una lettera (molto adeguata al clima culturale italiano in tema di rapporti tra donne e uomini) della deputata Pdl Melania Rizzoli (che era in prima fila all’ormai storico incontro di mille italiane con Gheddafi) rivolta a Veronica Lario, a nome di molte altre colleghe del Parlamento. Rizzoli scrive chiamando la signora Lario non con il suo cognome, ma con quello del celebre marito, e le ricorda che “lei ha sposato un uomo fuori dal comune, che ha sempre avuto quel carattere che lo contraddistingue e che è parte del suo fascino”. Sostiene, con piglio femminista incongruo rispetto alla fascinazione poc’anzi espressa per il travolgente capo, che la decisione del divorzio ha “fatto tornare indietro di colpo di cinquant’anni le donne, a quando erano comandate dal maschio dominante ed erano bersaglio del maschilismo becero, a quando venivano considerate solo corpi da guardare e sesso da godere, mentre le proprie mogli erano solo madri e necessariamente casalinghe”.
Rizzoli prosegue convinta che il ciarpame non sia frutto della semina sessista che ha ormai colonizzato il paese. Al contrario: la colpa è di Veronica Lario. “L’eco delle sue parole è arrivato sulla stampa estera, dove le italiane sono state dipinte come cortigiane, tutte seno e labbra rifatte, e l’Italia, il cui Capo del Governo ha il cognome che porta lei ed i suoi figli, ritratta come un Paese di veline, tutte col book fotografico sotto il braccio, che mostra il ‘lato B’, nostro orgoglio nazionale! Cara Veronica, torni a parlare con suo marito, privatamente però, e con la vostra famiglia che cresce”. Allora, c’è ancora qualcuna che non ha capito? Il divorzio, pur legge dello stato, forse andrebbe rivisto e abolito, le donne per natura un po’ puttane lo sono, gli uomini per natura hanno una sessualità incontinente, e sono le prime a doversi regolare: va bene sculettare, ma solo un po’, e se poi si esagera pazienza, che volete che siano quei cinque, dieci minuti (se siete fortunate) di eccesso di testosterone? Circa una trentina di anni di lotte, elaborazioni politiche, culturali e di costume sulla possibile evoluzione della sessualità (specialmente quella maschile) buttate nel cesso. Te la sei cercata, no? E, per favore, parla con tuo marito, fidanzato, amico, amante, zio, conoscente. Ma in privato, che c’è la famiglia da tirare avanti.
Monica Lanfranco è giornalista e formatrice sui temi della differenza di genere e sul conflitto. Ha fondato il trimestrale di cultura di genere MAREA. Ha collaborato con Radio Rai International, con il settimanale Carta, il quotidiano Liberazione, con Arcoiris Tv. Cura e conduce corsi di formazione per gruppi di donne strutturati (politici, sindacali, scolastici). Insegna Teoria e Tecnica dei nuovi media a Parma.
Il suo primo libro è stato nel 1990 "Parole per giovani donne - 18 femministe parlano alle ragazze d'oggi". Nel 2003 ha scritto assieme a Maria G. Di Rienzo "Donne disarmanti - storie e testimonianze su nonviolenza e femminismi" e nel 2005 è uscito il volume "Senza Velo - donne nell’Islam contro l’integralismo". Nel 2007 ha prodotto e curato il film sulla vita e l’esperienza politica della senatrice Lidia Menapace dal titolo "Ci dichiariamo nipoti politici". Nel 2009 è uscito "Letteralmente femminista – perché è ancora necessario il movimento delle donne" (Edizioni Punto Rosso).