Siccome non possiamo non essere femministe (un tempo potevamo, oggi non più), cominciamo a rendere omaggio alle donne. Anzitutto alla presidente del Fai Giulia Maria Crespi, che a Quelli che il calcio ha criticato la legge sulla casa e sputtanato (un tempo non si poteva dire, oggi sì) il ministro Bondi. Poi salutiamo il ritorno di Milena Gabanelli che, sempre sul tema della casa, ci ha spiegato come la burocrazia renda la vita difficile a chi osserva la legge, mentre per i fuorilegge c’è sempre un condono-premio. Per ultima ma non ultima, salutiamo Bianca Berlinguer, che ha appena cominciato a dirigere il Tg3, l’unico che non si apre proprio sempre con la voce di Berlusconi. Il quale, più che un premier, ormai è una cassetta preregistrata che rimbalza da un tg all’altro. Domenica ha avuto il buon gusto di mettersi in camicia nera per attaccare la stampa estera per sputtanamento ad personam senza lodi!
Non è uno scherzi: B. confessa in TV 2, “Ho pagato i giudici”
E’ stata una settimana tosta, soprattutto per Berlusconi che si trova a rispondere alla legge come uno qualsiasi. Lui che sostiene di essere il miglior presidente del Consiglio non più dall’Unità d’ Italia, ma di tutti i tempi, i continenti e le galassie. Uomo del fare più rifatto della storia del varietà, ha perso ogni limite nell’offendere gli oppositori. Peccato che gli manchi soltanto la parola, perché ormai i lapsus lo devastano. Dopo l citazione di “ Romolo e Remolo “, di recente, a proposito dei respingimenti in mare, ha parlato di “ coloro che chiedono asilo nido “. E l’altro giorno ha addirittura ammesso di aver speso 200 milioni per pagare i giudici. Voleva dire gli avvocati, ma intanto si è piazzato nel Guinnes delle confessioni involontarie. Primo della classifica Marcello dell’ Utri, che disse: “ Ce l’hanno con me perché sono mafioso, pardon, siciliano “ E di più non può fare neanche l’uomo dello strafare.
Con Vespa che fa da il palo
Berlusconi ha scagliato dentro lo studio di Porta a porta i suoi fulmini. E siccome era presente una signora, non gli è parso vero di tentare di incenerirla, via telefono, con la sua volgarità. Anche se Rosi Bindi non si è certo lasciata intimidire, l’aggressione è risultata offensiva per tutte le donne che da casa seguivano il dibattito.Intanto Bruno Vespa, manco a dirlo, faceva da palo. La banda dell’Ortica era composta dai soliti noti, tra i quali, da lontano, Vittorio Feltri, che è dipendente di Berlusconi. Anzi no, di suo fratello Paolo, al quale il premier ha dovuto vendere il Giornale per colpa della persecutoria legge Mammì che gli ha assegnato soltanto il dominio dell’etere. Ma questi sono particolari, nel quadro di un’offensiva che solo Bossi ha avuto il coraggio incivile di chiamare “guerra” e alla quale ha chiamato i suoi “Galli”, neanche fosse Vertingetorige (siccome Bossi non è forte in Storia, lo informiamo che i Galli furono sconfitti). Tornando al delirio di impotenza del premier, a Porta a porta si è replicato l’ennesimo delitto. Mancavano solo il plastico e il criminologo, mentre era presente il solito avvocato, nella persona del ministro Alfano, legislatore ad personam bocciato dalla Corte. In una serata invasa su varie reti dagli ultracorpi dei berluscloni (Belpietro addirittura doppio, a Exit e Matrix), il peggio lo ha dato Berlusconi stesso, quando si è rivolto all’onorevole Bindi definendola «più bella che intelligente». E se non voleva offenderla, allora non si offenderà neppure lui se gli diciamo che è di gran lunga più corruttore che corretto, più imputato che statista.
L’uso politico dell’ingiustizia
In attesa del verdetto della Consulta, che è stato quello che è stato, abbiamo visto un grande spiegamento di forze televisive in difesa del boss. Legulei col bavaglino del calibro di Ghedini e Pecorella avevano trovato un busillis che è stato ripetuto per ore da tutti i seguaci della nuova scuola di pensiero giuridico (da Gasparri a Bondi, giù giù fino a Rossella). Dunque, il premier, per loro è oltre il diritto (e anche il rovescio) per effetto della legge elettorale, che ne fa un primus super pares. Cosicché, per i 15 giudici della Corte, la porcata di Calderoli avrebbe dovuto valere più della Costituzione. E se invece i giudici avessero tenuto conto solo della Costituzione, come vuole il loro ruolo, è chiaro che il loro verdetto sarebbe stato solo una scelta eversiva. Insomma, i berluscloni hanno accusato preventivamente la sinistra di fare uso politico della giustizia, mentre loro facevano tranquillamente uso politico dell´ingiustizia!
Ghedini, una garanzia per perdere
In questi giorni tristi per Berlusconi (gli hanno scippato, oltre al lodo, anche il Nobel per la pace) dedichiamo queste poche righe al suo avvocato Niccolò Ghedini, prima che faccia la stessa fine di Cirielli e Cirami (per non parlare di Cesare Previti). Ghedini, ad Annozero, urlando per zittire Di Pietro, ha dimostrato quello che sa fare meglio: casino. Da Azzeccagarbugli si è trasformato in una delle galline di Renzo (inteso come Tramaglino), ma, in tanto starnazzare, non è riuscito a cancellare il fatto di aver trascinato il suo maggior cliente a una sconfitta senza precedenti. Ora, può essere che Ghedini conosca il codice come le sue tasche strapiene di soldi, ma evidentemente non conosce affatto la Costituzione, se credeva di poterla cancellare strepitando come in un talk show televisivo. Ma per fortuna i giudici della Corte costituzionale non sono disposti a fare da palo come un Bruno Vespa qualsiasi.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.