E noi tutti a dibattere sulle elezioni regionali e a lacerarci le vesti sulle ex fidanzate dei sindaci un tempo comunisti. Mentre Noemi Letizia guarda al futuro e si prepara a debuttare in tv giusto dopo le elezioni, tanto per non prestarsi a strumentalizzazioni. E studia, studia e ha molte altre virtù da mettere in campo per far dimenticare le parole di Veronica Lario, tutt’ora signora Berlusconi, che accusava il marito di frequentare minorenni e di essere andato al compleanno di una ragazzetta napoletana, pur non avendo mai partecipato alle feste dei figli ( ndr- signora così decisa nell’ “ adesso basta “ da meritare il titolo grande di prima e un’intera pagina del Corriere che fa concorrenza a Novella 2000: lui e lei vanno dal giudice per mettersi d’accordo su quante case, azioni e aziende spartire nel divorzio ). Cose vecchie e dimenticate. Ci vuole poco, in un Paese che ha altro cui pensare e ha scarsa memoria anche nel giorno della memoria. Un Paese cinico e baro, nel quale la facilità degli amministratori di sinistra al senso di colpa e alle dimissioni è superiore alla morale comune. E anche a quella di Paolo Mieli, che, l’altra sera a Ballarò, ha chiesto un minimo di nervi saldi.
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Il disgusto del professor Melograni
Il professor Piero Melograni, ospite l’altra sera di Lilli Gruber, ha fatto un’esperienza politica nell’allora Forza Italia e ne ha riportato evidentemente solo disgusto. Tanto da sostenere oggi che l’intero parlamento è inutile, essendo stato ormai sostituito dalla televisione. È qui infatti che si svolge il dibattito politico, magari in forme involgarite e semplificate, come ha concesso il professore, ma almeno in contatto diretto con il popolo. Mentre le istituzioni elettive sono, secondo lui che le ha sperimentate, di una noia mortale e di scarsissima audience. La tv, da parte sua, essendo priva di idee, farebbe uso dei talk show politici per riempire i suoi vuoti culturali. È chiaro che si tratta di tesi paradossali, piene di disprezzo intellettuale sia nei confronti della politica che della tv. Strano però che il professor Melograni non abbia notato come in Italia sia il parlamento (per quel poco che vale) che la tv siano in mano a un uomo solo.
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Ricordiamo la Sicilia
Improvvisamente la tv si è riempita di Nichi Vendola. Era lui la notizia e l’ha portata sulla sua pelle, con sofferta soddisfazione, da una rete all’altra. Assente giustificato lo sconfitto Boccia, di cui peraltro tutti quanti, cioè quei pochi che ancora si ricordavano di lui, hanno parlato benissimo. Ma è impossibile qui riferire argomenti e accuse, tutte rivolte al Pd (inteso come D’Alema) con grande soddisfazione dei convenuti e del conduttore dei conduttori Bruno Vespa. Del resto, nelle crisi del Pd sguazzano miriadi di giornalisti più o meno berlusconiani, sempre felici di potersi dimostrare intelligenti nel criticare quello ritenuto il più intelligente. Eppure ad Omnibus, Giuseppe Sottile (“Il Foglio”) ha fatto notare come il Pdl non sia affatto l’edificio incrollabile che si dice. Basta pensare alla Sicilia, dove il Popolo della libertà incondizionata di Berlusconi si è completamente disintegrato. Senza nemmeno l’uso delle primarie.
Sono nata a Ghilarza (Oristano), ho studiato lettere moderne all’Università Statale di Milano, in pieno 68. Ho cominciato a lavorare all’Unità alla fine del 73, quando era ancora ‘organo’ del Pci, facendo esperienza in quasi tutti i settori, per approdare al servizio spettacoli negli anni 80, in corrispondenza con lo straordinario sviluppo della tv commerciale, ovvero con l’irresistibile ascesa di Silvio Berlusconi. Ho continuato a lavorare alla redazione milanese dell’Unità scrivendo di televisione e altro fino alla temporanea chiusura del giornale nell’anno 2000. Alla ripresa, sotto la direzione di Furio Colombo, ho cominciato a scrivere quotidianamente la rubrica ‘Fronte del video’, come continuo a fare oggi. E continuerò fino a quando me lo lasceranno fare. Nel 2003 è stato stampato e allegato all’Unità un volumetto che raccoglieva due anni di ‘Fronte del video’.