Per Time digitale il protagonista più influente del 2008 si chiama Moot, nick o pseudonimo di Christopher Pool, 24 anni, fondatore del “4chan.org” sito on line più visitato nel mondo. Il profilo di questo sito non è immacolato ed un po’ confuso . Pettegolezzi privati travolgono il visitatore principiante in una galassia di riferimenti dove ci si può smarrire. Nonostante ciò in “4chan.org” sono nati i più tumultuosi fenomeni cibernetici degli ultimi anni: “memes”, “lolcats”, “rickrolling”. La consacrazione – si fa per dire – è avvenuta nella campagna elettorale Usa, Obama contro McCain che aveva candidato alla vice presidenza la massaia-governatore dell’Alaska, Sarah Palin. La sua faccia sorridente e decisa doveva essere lo specchio delle antiche virtù americane, così come le concepiscono i repubblicani. Attiva, silenziosa, onesta, riservata, conservatrice anche in campo religioso: la destra cristiana impazziva per la signora che raccoglieva i sentimenti e l’indignazione di milioni di donne e uomini contrarie all’aborto e ai piaceri del mondo. Moot l’ha smascherata frugando fra le spese del governo, persecuzioni contro collaboratori non graditi, abusi d’ufficio, avventure amorose non limpide della figlia presentata come modello di virtù ma gli scandali erano nascosti. Nessuno come Moot ha influito senza partecipare alla campagna elettorale che ha segnato il disastro di McCain e il trionfo di Obama. Lo ripete Time con ironia e moderna rassegnazione. Chi frequenta questo sito ha la libertà di intervenire con rivelazioni che sconvolgono la grande politica e rivelazioni raccolte dai grandi giornali e dalle grandi Tv, ma è l’inventore e leader del foro- Moot, appunto – che diventa l’uomo dell’anno.
“La gente ha un sacco di tempo da perdere navigando in internet”, racconta Sreenath Sreenivasan, docente di giornalismo digitale, uno dei massimi esperti di ciò che ormai si definisce “la convergenza dei media”. Scherzi e intromissioni, stile Mood, esistono fin dai primi passi internet, ma il fenomeno è cresciuto esponenzialmente. Basta dare un’occhiata a Twitter. Una frase, una provocazione, fanno subito il giro del mondo.
Il fenomeno tipo Moot, insomma il condizionare le scelte industriali e politiche, comincia quasi per caso nel 2006. Un ex bagnino, David Hasselhoff, qualche successo musicale alla fine degli anni ottanta, finisce al terzo posto nell’hit parade inglese con un sigle simpatico ma un po’ fanfarone: “Jump in my car”. 40 mila internauti, così per scherzo, decidono di comprarlo on line, ma l’annuncio del piccolo successo ingigantisce il successo e David resta fra i primi venti dell’hit parade inglese. L’industria guardava senza crederci troppo pensando che le vendite riflettessero l’interesse occasionale di internauti scatenati e non la tendenza musicale di un paese. Lobbies di fans disposti a tutto per sostenere un autore, prima o poi passerà. Non si riusciva a capire come un artista sconosciuto fosse visitato più di professionisti consolidati. Ma gli gnomi del settore non si rassegnavano a seguire la tendenza dei fans. Invece non bisogna aver paura di ciò che la gente chiede anche se l’artista, artista sublime non è.
Qualche mese uno sceneggiatore ripercorre lo stesso tracciato ma in senso inverso. Chiede agli internauti di tornare al cinema per rivedere il film pagando l’ingresso in modo da tenere alto il numero degli spettatori. “Vergogna: uno sceneggiatore milionario che paga 8 dollari ad ogni internauta. Mai vista tanta bassezza”. Esercizio ripetuto con i fans impegnati a salvare la serie 2 Terminator: la Fox voleva cancellarla, andava male, pochi spettatori, poca pubblicità. Si scatena una campagna in rete: gli internauti appaiono accanto ai produttori. Li arringano, li implorano: “Terminator è la nostra vita” e alla fine la Fox si arrende.
Se la tendenza Moot è passeggera o continuerà nel tempo è tutto da vedere. Bisogna ricordare un’altra medaglia: Rick Astley è stato eletto (altro scherzo degli sceicchi della Rete) “migliore artista della storia” nella classifica di MTV Euro Music Awards 2008, onore strappato grazie ai rickrolling dell’impero Moot: È stato Moot trasformare il signor nessuno nel protagonista più importante della storia musicale. Le prime parole di Astley sotto i riflettori non lasciano dubbi: “devo tutto a Moot”. Ecco perché Time si è deciso ad indicarlo come numero uno fra i 100 protagonisti che oggi possono cambiare nostra vita.