Giancarla CODRIGNANI – Vorreste diventare complici in un delitto? Nella vicenda dei 250 eritrei, il governo vi renderà tali
12-07-2010Gli italiani, in genere, non conoscono la differenza fra “rifugiati” e “immigrati”, nonostante che ai primi vada il riconoscimento del “diritto all’asilo” in virtù non solo della Convenzione di Ginevra, ma della nostra stessa Costituzione. Tuttavia oggi la distinzione non appare più così sostanziale perché chi fugge dalla guerra o dalla fame di cibo e lavoro non gode delle libertà democratiche previste dall’articolo 10 più che gli oppositori politici.
Tuttavia in tempi di “respingimenti” sommari bisogna sapere che chi fugge da dittature non può essere rimandato al paese d’origine senza correre pericolo di reclusione, tortura, morte. L’Italia – il cui ministro degli Interni si vanta perché in un anno le richieste d’asilo si sono quasi dimezzate (da 31.000 nel 2008 a 17.500 nel 2009) – si “libera” indistintamente degli immigrati respingendoli e affidandoli alla “protezione” della Libia in virtù del patto stipulato da Berlusconi con il collega Gheddafi (e profumatamente pagato, a carico degli italiani).
Per questo il caso dei 250 profughi eritrei è particolarmente rilevante. Oggi l’Eritrea, che è autonoma dal 1993, vive, sotto la presidenza di Isaias Afewerki – che nei tempi duri era ospite anche lui in Italia – senza democrazia: come altri marxisti, Afewerki ritiene giusto “per il bene del popolo” negare la libertà e comandare a senso unico.
Molti fuggono, dunque, come ai tempi dei fronti in lotta per l’indipendenza. Questa volta per non essere perseguitati come oppositori, e insieme in cerca disperata di lavoro per la miseria in cui versano. Questi 250 rischiano molto, anche se si dice che sono stati liberati, perché non sappiamo quanti di loro hanno diritto all’asilo e il processo di identificazione, se conosciuto all’ambasciata eritrea a Tripoli, mette a rischio i loro familiari.
Il governo, sempre poco sensibile ai diritti universali, non si è mosso se non per il reclamo dell’Europa; ma siamo nelle mani della Libia che, per essere all’altezza dei milioni pagati a questo fine dal governo italiano, si è pure permessa di scacciare due settimane fa la rappresentanza dell’Onu. Nei “centri di accoglienza” libici le condizioni sono orribili e le detenzioni illegali, le torture, le sparizioni riguardano anche persone che hanno difeso le ragioni della democrazia. Facciamo attenzione: questo governo ci fa complici della morte di gente che ha diritto alla protezione internazionale.
Giancarla Codrignani, docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature