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Ma quanti errori grammaticali-sintattici. Anche i ragazzi dell'università usano poche parole: "Carenza linguistica come palla al piede". Cominciano i corsi integrativi di lingua italiana. A cosa servono computer e telefonini se non si sa cosa dire?

Giancarla CODRIGNANI – Esami di maturità, se la felicità diventa un pensierino rosa

01-07-2010

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I commissari d’esame di questa sessione 2010 della “maturità” raccontano cose note, ma poco rilevate dall’informazione. Anzi, a mio avviso, i media si sono esaltati oltre misura per il fatto che i giovani, con questi chiari di luna abbiano scelto il tema “sulla felicità”. La parola “tema” indica un genere letterario non sempre sensato, a meno che qualche insegnante non abbia spiegato in anticipo che lo svolgevano anche i ragazzini dei romani antichi e che da allora non si è trovato nulla di meglio che continuare con le esercitazioni retoriche. Poi, diciamoci la verità: anche noi avremmo scelto quell’argomento lì, che impegnava individualmente mettendoci al riparo da precisazioni culturali su cui saremmo potuti incorrere in errori di dati culturali.

Ma gli errori restano. Di morfologia. Dice un collega esaminatore che di prove completamente senza errori di morfologia ce ne sono pochine (e lui fa esami in uno scientifico di qualità). Possiamo generalizzare e renderci conto che non è neppure una novità, perché da anni vizi grammatical-sintattici compaiono anche ai concorsi per la magistratura, dove la prima scrematura avviene su congiuntivi e condizionali.

Ma anche l’università da un bel po’ denuncia la carenza linguistica come palla al piede degli studi: da qualche parte si fanno perfino dei corsi integrativi di lingua italiana corretta, mentre si arriva alla barzelletta quando si impara che in un corso di laurea per traduttori e interpreti il prof di italianistica già anni fa proponeva esercizi di contestualizzazione (che, quando io andavo alle elementari, si chiamavano “pensierini”: data una parola di uso non comune, fate una frase). Dunque, una matricola – cioè un-una giovane che aveva superato la sua brava maturità e voleva diventare “interprete” o “traduttore” – alla proposta della parola “baluardo” rispondeva con la sua bella frase: “il mio fidanzato è molto baluardo”.

Sono passati gli anni. E i governi. E i ministri. La Gelmini, detentrice di un dicastero che Berlusconi aveva lanciato all’insegna delle “tre i”, italiano, inglese, informatica, sta tagliando alla radice tutte le lettere dell’alfabeto: la “a” dell’autonomia ormai dipendente dalle riscossioni di euro privati; la “d” di docenti, con 40.000 riduzioni di cattedre; la “g” di geografia, eliminata dai tecnici; la “e” di estensione dell’obbligo (ma che i quattordicenni vadano a lavorare) e via elencando benemerenze.

Ma l’italiano sta in cima ai problemi: è inammissibile che lo si ignori. Perfino Bossi deve pensarci su e capire che, senza pilastri didattici, non saprebbero né leggere né scrivere nemmeno in dialetto. Ora non si può solo chiedere che rimedino i privati (intese come scuole private) o che Tremonti trovi i soldi da un’altra parte. Se non avremo una scuola e una ricerca forti – non dimentichiamo che la Merkel che ha esercitato tagli da 80 miliardi di euro, non ha intaccato i bilanci, appunto, di scuola e ricerca – all’uscita dalla crisi non avremo speranza di recupero. Una generazione bruciata farà ancora in Italia un componimento sulla felicità. Con errori, non di italiano, ma di prospettiva.

Giancarla Codrignani, docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature
 

Commenti

  1. Virginia Mariani

    … e noi alle medie, ops!, alla SS I grado alle prese oltre che con le prove INVALSI ora anche con il software che non accetta i mezzi voti e che non accetta il voto proposto dalla commissione che, visto il curriculum scolastico dei tre anni degli/lle alunni/e, può anche decidere di non attentersi alla media aritmetica, o no?

  2. mariacristina ugolini

    La cosa più clamorosa alla maturità di quest’anno è la seconda prova dei professionali contabili un copia incolla della prova del turistico con l’errore di lasciare la parola turistico nella prima frase mettendo in difficoltà i candidati e facendo tacere i giornali non scrivendo nulla (La Stampa) o scrivendo che sarebbero arrivate delle fantomatiche correzioni dal Ministero (la Repubblica) che in realtà non sono mai arrivate.

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