La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

Inchieste » Quali riforme? »

Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

Società » Italia »

Il dictat di Marchionne ha il precedente storico nel patto sociale firmato nel 1925 dal Duce, Confindustria e «sindacati collaborativi»: eliminava le «commissioni interne» e cancellava il diritto dei lavoratori «di scegliere liberamente le proprie rappresentanze», altrimenti fuori dalle fabbriche e senza voce. L’alibi di essere presi per la gola non assolve la collaborazione di parte del Pd e della Cgil che si accodano a Bonanni e soci

Fiat, il fascismo ritorna: bruciati i diritti dei lavoratori sull’esempio di Mussolini

03-01-2011

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Viene fatto riferimento, per dare un tono democratico all’operazione, all’art. 19 dello Statuto dei Lavoratori, dicendo che se ne è fatta applicazione. Falso. Non l’hanno rilevato i giuristi dell’impresa proni al dictat di Marchionne, come Ichino, ma va detto che il citato art. 19 sulle Rappresentanze sindacali Aziendali (RSA) fa esplicito riferimento alle “associazioni sindacali firmatarie di contratti collettivi di lavoro applicati nell’unità produttiva”, e quindi , nel caso in questione, anche e necessariamnte alla Fiom cgil firmataria di un ccnl, che se pur illegittimamente disdettato, continua ad essere vigente, per sua disposizione normativa, sino allla scadenza del 31.12.2011 e, comunque, sino a quando non verrà rinnovato. Senza dire, poi, che la cgil, di cui la Fiom è parte essenziale, è firmataria dell’accordo interconfederale del 20 dicembre 1993, certamente da applicare pure alla Fiat, relativo alla costiuzione delle RSU, e secondo il quale i componenti di queste ultime, elletti direttamente con metodo proporzionale puro da tutti i lavoratori,  subentravano, come sono subentrati, ai dirigenti delle RSA nella titolarità dei diritti di cui all’art. 19 e seguenti Statuto del Lavoratori. Ebbene, con il c.d. accordo Mirafiori (in realtà dictat padronale), da un lato si “abroga” e si “disapplica” illegittimamennte, perchè non ne avevano il potere, il succitato accordo interconfederale, ridando vita alle meno democratiche RSA al posto delle RSU – (nelle prime, infatti, i componenti sono designati dalle associazioni sindacali, nelle seconde sono eletti da tutti i lavoratori, anche non iscritti ad alcun sindacato) -, dall’altro si dispone, nell’allegato 1, sub “Diritti sindacali”, art.1, che la RSA (di Mirafiori) sarà costituita solo dalle organizzazioni sindacali <<firmatarie del presente accordo>>. E tale illegittima disposizione è ripetuta anche per la <<Commissione Prevenzione e Sicurezza del Lavoro>>, per la <<Commissione Organizzazione e sistemi di Produzione>>, la <<Commissione Servizi Aziendali>>, la <<Commissione verifica assenteismo>>, per l’esercizio del diritto di Assemblea (sub “Diritti sindacali”, art. 3), e del diritto di affissione (sub idem, art. 4). Non hanno neppure tenuto presente che il d.lgs. 188/05 di “attuazione della direttiva europea 2001/86/CE che riguarda il … coinvolgimento dei lavoratori”, dispone nell’allegato 1, Parte Prima, sub art. 1, lett. a), che <<l’organo di rappresentanza dei lavoratori è composto da lavoratori eletti o (in subordine) designati dai rappresentanti dei lavoratori o in mancanza di questi dall’insieme dei lavoratori, congiuntamente alle OOSS stipulanti i ccnl di riferimento>>, e, quindi, nella Fiat, per quanto prima precisato, anche dalla Fiom cgil; senza dire che lo stesso d.lgs. 188/05, sempre sub art. 1 cit., lett. b), richiama espressamente, per “l’elezione dell’organo di rappresentanza”, “l’accordo interconfederale 20 dicembre 1993 sulle RSU”.

Cremaschi ha quindi detto la pura e semplice verità scrivendo su Liberazione del 28 dicembre scorso che il dictat di Mirafiori ha un precedente storico preciso nel patto sociale firmato a palazzo Vidoni il 2 ottobre 1925 da Mussolini, la Confindustria, ed i sindacati “collaborativi” di allora, quelli cioè nazionalisti e fascisti; patto con cui vennero eliminate le “commissioni interne e negato il diritto dei lavoratori di scegliersi liberamente le proprie rappresentanze”. La reazione critica espressa al riguardo di Pierluigi Battista sul Corriere è puramente ipocrita, propria di chi si professa “liberale” a giorni alterni, e solo quando sa di non disturbare il padrone.

Va pure sottolineato che quel che non dicono i giuristi dell’impresa, come Boeri e Ichino e la parte politica di loro riferimento, da PD a Rutelli, concordi  del tutto in ciò con Marchionne e Berlusconi, è che il citato accordo interconfederale dle ’93 dispone, nel rispetto dell’art. 39 cost. e quindi del pluralismo sindacale, che alle elezioni delle RSU, a differenza che nelle RSA,  partecipino anche i sindacati non firmatari di accordi applicati nell’azienda.Non a caso nel disegno di legge 1872/09 presentato da Ichino, Rutelli e compagni ed oggi riproposto come una bandiera  da tutto il PD, vengono escluse le RSU con la reintroduzione delle sole RSA e con la espilicita subordinazione di queste alle associazioni sindacali esterne all’azienda. In detto disegno di legge inoltre, dopo aver affermato che <<il contratto collettivo stipulato dalla coalizione che abbia conseguito la maggioranza dei consensi nell’ultima consultazione – (principio su cui concordiamo) – è efficace nei confronti di tutti i dipendenti di un’azienda>>, si aggiunge che ciò vale anche se il contratto stipulato dalla coalizione maggioritaria è <<in deroga a contratti collettivi applicabili di livello superiore, o comunque a contratti stipulati da altre associazioni>>. Ma lo stesso disegno di legge esclude, contrariamente a quanto previsto sul punto nel progetto di iniziativa popolare sulla rappresentanza sindacale proposto dalla Fiom cgil, che sia democraticamente verificata, attraverso il referendum, la rispondenza tra il risultato della negoziazione e la volontà dei lavoratori, anche, si ripete, se la negoziazione è stata in deroga ai ccnl o a contratti stipulati da altre associazioni. Però, guarda caso, il referendum, ed in questol caso preventivo, Ichino e compagni lo esigono perché un’associazione sindacale non maggioritaria possa proclamare uno sciopero aziendale, anche in presenza di gravi violzioni di diritti da parte ppadronale.

Per loro, come per i Pierluigi Battista ed i Sergio Romano, la democrazia è rispetto delle regole solo quando conviene, altrimenti è considerata un inciampo per l’accumulazione capitalistica, ed è, quindi, da limitare e sospendere con un Craxi, un Berlusconi, un Mussolini o un Marchionne. Confermano che, come abbiamo sempre detto, c’è una profonda contraddizione fra democrazia dispiegata e capitalismo.Ecco perché, d’accordo con Berlusconi vogliono che sia modificato, abrogato, l’art. 41 della Costituzioe, che così dispone : <<l’iniziativa economica privata … non può  svolgersi ……. in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana>>. Come palesemente fatto con i dictat di Pomigliano ed ora Mirafiori. Dictat che la Confindustria vuole assumere come modello per tutte le aziende.

Avranno una grande e dura risposta il 28 gennaio con lo sciopero dei metalmeccanici, cui hanno già detto di aderire tutti gli studenti d’Italia, la nuova generazione cui il capitalismo ha negato e nega ogni futuro. E il PRC e tutta la sinistra, che la durezza dello scontro di classe ha oggi riunito sino a SEL, facendo svanire le illusioni ed i sogni di alleanze con Casini, Fini e tutto il PD, spingeranno perché la cgil proclami al più presto lo sciopero generale. Con ciò isolando fra i lavoratori, se dovessero persistere ad essere proni e collaborativi, quei sindacati, che come i D’Aragona ed i Rigola di ieri, osannano oggi il regime Berflusconi-Marchionne.

Luigi Ficarra, impegnato sin da giovane nel movimento operaio, prima nel PSI con Lelio Basso, poi nel PSIUP, nel PCI ed ora nel PRC, è sempre stato sostenitore delle posizioni di Rosa Luxemburg. Ha lavorato nei primi anni '60 nel centro studi economici della CGIL siciliana diretta da Pio La Torre, ed ampio è stato pure il suo impegno nel movimento universitario, come dirigente dell’UGI. Da avvocato, ha sostenuto e sostiene importanti battaglie in difesa della laicità della scuola e dei diritti dei lavoratori.
 

Commenti

  1. Mauro Matteucci

    credo che gli ultimi accordi tra Marchionne e i “sindacati” CISL-UIl siano gravissimi sia perché preparano la strada a una manodopera schiavile sia perché in prospettiva strozzano le identità delle future generazioni ridotte o senza speranza o all’accattonaggio di un posto di lavoro inevitabilmente a qualsiasi costo. Mala tempora …
    Mauro

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