La Lettera

Per ripulire la democrazia inquinata i ragazzi hanno bisogno di un giornale libero

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È abbastanza frequente che editori della carta stampata chiudano i loro giornali. Anche a me è capitato quando dirigevo “L’Avvenire d’Italia”, e oggi si annuncia una vera e propria epidemia a causa della decisione del governo di togliere i fondi all’editoria giornalistica. Ma che chiuda Domani di Arcoiris Tv, che è un giornale on line, è una notizia …

La Lettera

Domani chiude, addio

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L’ironia di Jacques Prévert, poeta del surrealismo, versi e canzoni nei bistrot di Parigi, accompagna la decadenza della casa reale: Luigi Primo, Luigi Secondo, Luigi Terzo… Luigi XVI al quale la rivoluzione taglia la testa: “Che dinastia è mai questa se i sovrani non sanno contare fino a 17”. Un po’ la storia di Domani: non riesce a contare fino …

Libri e arte » Teatro »

Teatro bene comune per il palcoscenico di dopodomani

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Teatro Municipal - Foto di Elton Melo

“Non si può bluffare se c’è una civiltà teatrale, ed il teatro è una grande forza civile, il teatro toglie la vigliaccheria del vivere, toglie la paura del diverso, dell’altro, dell’ignoto, della vita, della morte”. Parole di Leo …

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Il governo Berlusconi non è riuscito a cancellare l’articolo 18, ci riuscirà la ministra Fornero?

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Il governo Monti ha perso il primo round con Susanna Camusso che fa la guardia alla civiltà del lavoro, fondamento dell’Europa Unita. Sono 10 anni che è morto Marco Biagi, giuslavorista ucciso dalle Br. Si sentiva minacciato, chiedeva la scorta: lo Scajola allora ministro ha commentato la sua morte, “era un rompicoglioni”. Rinasce l’odio di quei giorni? Risponde Cesare Melloni, …

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Storia e battaglie tra Nuova Camorra Organizzata, Nuova Famiglia, e Nuova Mafia Campana sulla strada che vuol conquistare il Nord. I padrini non si mettono d’accordo e i clan restano divisi

La rete dei clan: guerre e amori delle 236 famiglie

27-01-2011

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La camorra è un entità sfuggente, difficile da descrivere. Fin dal sua comparsa, nel cinquecento, non disponeva di una struttura unitaria ed era sprovvista di un unico codice di comportamento Forse l’unico modo in cui è possibile definire la camorra è come l’insieme delle attività criminali organizzate, messe in opera prevalentemente nel territorio campano.

La camorra è dunque un tipo di mafia molto diversa dall’idea di cupola di cosa nostra siciliana o dalla rigida strutturazione della ‘ndrangheta calabrese, ma non per questo è meno pericolosa. E’ costituita da tanti gruppi spesso famigliari, si ipotizza che siano in totale 236 i clan che la compongono, le cui alleanze o coalizzazioni sono estremamente fragili e possono cambiare da un momento all’altro. Al suo interno non c’è una gerarchia precostituita, il comune denominatore tra i vari clan e solo la violenza e la sopraffazione.

Nella storia moderna solo in pochissime occasioni la camorra ha cercato di strutturarsi imponendo una gerarchia verticale.

Nuova Camorra Organizzata (NCO)

E’ senz’altro l’esperimento di pianificazione dell’organizzazione più riuscito. Nel 1970, nel carcere di Poggioreale, prende vita il progetto del boss Raffaele Cutolo per la riorganizzazione della struttura camorrista. Nelle intenzioni del mafioso c’era la creazione di una gerarchia piramidale con lui a capo di tutta la struttura. Il rito di affiliazione, che doveva rappresentare il primo dei consueti rituali che avrebbero scandito la vita del camorrista, recitava così :“Il 24 ottobre nel castello mediceo di Ottaviano, sette cavalieri della camorra si abbracciarono in un serio giuramento, raccolsero il sangue dell’onorata società… giuro sul mio onore di essere fedele alla NCO che è nata nel 1970 il 24 ottobre nel castello mediceo di Ottaviano, come la NCO è fedele a me” . Il primo reclutamento Cutolo lo fece proprio in prigione chiamando a se giovani inesperti e dando loro un senso di appartenenza che li facesse sentire più forti, oltre che un organizzazione disposta ad accoglierli nel momento in cui venivano scarcerati. Il sentirsi parte di una famiglia veniva incoraggiato anche dal fatto che Cutolo decise di passare una sorta di “stipendio” alle famiglie degli affiliati che venivano incarcerati, non facendo così mancare la garanzia di un sostegno economico e inoltre introdusse anche una sorta di “borsa di studio” per i figli dei suoi affiliati più meritevoli. Questo atteggiamento gli fruttò la fedeltà non solo degli appartenenti al clan ma anche delle loro famiglie. Introdusse una sorta di codice d’onore ordinando, per esempio, che ai bambini non venisse fatta violenza e instaurò un clima di cieca obbedienza, pena l’eliminazione fisica. L’uso della violenza era il metodo primario per ottenere il rispetto desiderato. La NCO estese di molto la sua potenza quasi “regolarizzando” l’attività criminale. Ai locali pubblici impose una tassa fissa; al pari dell’IVA imposta dallo Stato Cutolo pretendeva la ICA, l’”imposta camorra aggiunta”. Il talento di Cutolo si esplicò anche nella sua capacità di intessere fitti rapporti con la mafia siciliana, con quella americana, con i terroristi, con la malavita pugliese, con la ‘ndrangheta calabrese, con le bande lombarde di Renato Vallanzasca e Francis Turatello e con una parte influente della politica dell’epoca. Tutto questo da dentro un carcere, luogo dove il boss passò la maggior parte della sua vita. Cutolo, all’interno della NCO, definisce rigidamente i gradini della scalata al potere camorrista. Appena entrati nell’organizzazione si comincia ad essere picciotto per poi passare a camorrista, sgarrista, capozona e infine a santista, ruolo che assunse solo Vincenzo Casillo. Sopra tutti si poneva lui, Cutolo, definendosi “vangelo”. Il declino dell’organizzazione cominciò nel 1982 quando il Presidente della Repubblica Sandro Pertini pretese il trasferimento di Cutolo dal carcere di Ascoli Piceno, dove egli trascorreva una reclusione dorata e intratteneva rapporti con chicchessia fuori dalle mura della prigione, al carcere di massima sicurezza dell’Asinara, rendendogli difficilissimo continuare a dirigere il suo impero criminale da li dentro. Il 17 giugno 1983 un maxi blitz delle forze dell’ordine porta in carcere 400 uomini e spicca 1200 mandati di cattura nei confronti di affiliati alla NCO, decretandone formalmente la sconfitta.

Nuova Famiglia (NF)

Per fronteggiare l’avanzata della NCO nel 1979, precisamente l’otto dicembre, venne creato da Lorenzo Nuvoletta, Carmine Alfieri, Luigi Giuliano, Pasquale Galasso, Michele Zaza, Antonio Bardellino, i Gionta, i D’Alessandro e i Vollari, un nuovo cartello camorrista con una simile strutturazione gerarchica: la Nuova Famiglia. Questa si contrappose al dilagare del dominio cutoliano beneficiando anche dell’appoggio della mafia siciliana che nel frattempo aveva girato le spalle a Cutolo con lo scopo di subentrargli nello spaccio di droga nelle piazze partenopee. A capo del nuovo gruppo criminale in un primo momento si misero gli uomini del clan Nuvoletta ai quali ben presto subentrò Antonio Bardellino, boss dei casalesi. La rivalità tra NF e NCO è tale che anche in carcere, per evitare eccessive violenze, devono essere istituite sezioni separate per le due fazioni. La guerra tra i due gruppi insanguina le strade napoletane per oltre tre anni ma anche la NF è destinata ad un rapido declino. I singoli clan difficilmente accettano di prendere ordini da uomini esterni alla loro famiglia e così a metà degli anni ’80 scoppia una violenta faida interna alla NF, tra i Nuvoletta e i casalesi. Questa faida durerà per quattro anni e vedrà infine vincente la fazione di Bardellino chiudendo però l’esperienza di coalizzazione tra diversi clan.

Nel 1992 Pasquale Galasso decise di collaborare con la giustizia diventando il più importante pentito di camorra, il primo che si prodigò per far arrestare fu il suo avversario di sempre, Carmine Alfieri.

Nuova mafia campana (NMC)

Nel 1992 Carmine Alfieri e Mario Fabbrocino costituirono la nuova mafia campana (NMC) seguendo lo schema proposto dalla mafia siciliana. Fu l’ultima volta in cui si mise in campo il tentativo di strutturare l’intero apparato camorrista in maniera verticistica. L’esperimento però naufragò in poco tempo e a oggi non è stato più ripetuto.

Susanna AmbiveroSusanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.
 

Commenti

  1. Domenico Falconieri

    Cara Ambivero, grazie per il suo rapido excursus storico sulla camorra, ma non crede che un’attenzione maggiore alla grammatica ci vorrebbe? Es.: “un entità” richiede l’articolo indeterminativo femminile (entità E’ femminile, quindi la necessità dell’apostrofo); “e (è) solo la violenza e la sopraffazione”; “un organizzazione” vedi sopra (organizzazione è di genere femminile); “da li (lì) dentro”; “un maxi blitz… spicca 1200 mandati di cattura…”; “coalizzazione (???)”; qualche ulteriore apostrofo mancante (es.: di una struttura, di un unico codice, si ipotizza) e costruzioni grammaticali un po’ dubbie. Ma non sarebbe meglio rileggere attentamente prima della pubblicazione?

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