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Scambiato per matto il maestro elementare Francesco Mastrogiovanni viene "sedato e legato a un letto di contenzione" perché guidava contromano. Nell'ospedale di Vallo di Lucana medici e infermieri "lo dimenticano" per 18 ore. Sfinito e sanguinante il maestro muore. Succede, ma la videocamera testimonia contro i colpevoli e il buon giornalismo di un cronista del "Mattino" rivela la terribile verità

Storia di un maestro lasciato morire in ospedale perché “matto”: una telecamera e un bravo giornalista rivelano la verità

11-08-2011

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Franco Mastrogiovanni

Franco Mastrogiovanni

Vallo della Lucania è una piacevole cittadina collinare, immersa nel verde dei boschi del Cilento. Nel suo tranquillo centro storico la vita scorre lenta, senza lo stress delle grandi città, lontana dalle funeste notizie di cronaca nera che affollano le pagine dei nostri quotidiani. Al tramonto, dalla centralissima sede vescovile, si scatenano i rintocchi di campana –per segnare le ore, per richiamare i fedeli- rintocchi perentori, quasi a ricordare al gregge l’autorità del vescovo.

Li sentiamo, questi rintocchi che in verità disturbano il sonoro, all’interno della sala consiliare dove si tiene un incontro per ricordare il secondo anniversario della morte di Franco Mastrogiovanni, “il maestro più alto del mondo”. Ma se non fosse per quelle campane, potremmo anche dimenticare l’esistenza della Chiesa e del suo vescovo in quel territorio, vista l’assenza sistematica e il silenzio disdicevole mantenuti dal prelato su questo caso talmente crudele e incredibile da colpire –io credo- anche gli animi più duri. Figurarsi la chiesa misericordiosa!

Nei giorni di fine luglio di due anni fa, sulla spiaggia di Acciaroli si era svolta una grottesca caccia all’uomo: da una parte i vigili urbani e la guardia costiera che tentavano di mettere le mani su un pezzo d’uomo che, dal mare dove si era rifugiato, si rifiutava di consegnarsi. Dall’altra quell’uomo solo, un maestro elementare, di animo e di militanza anarchica, come è tradizione in questo aspro Cilento, in vacanza sulla costa. Il processo in corso, una volta per tutte, stabilirà che cosa sia veramente successo su quella spiaggia; se sia vero che Mastrogiovanni guidava contro mano terrorizzando alcuni villeggianti che denunciavano il fatto; se sia vero che il sindaco di Pollica, quello stesso Angelo Vassallo assassinato quasi un anno fa da ignoti, probabilmente a causa della sua decisione di mantenere la legalità in un territorio appetito da molti interessi, abbia sbrigativamente firmato un TSO (Trattamento Sanitario Obbligatorio), di competenza dei sindaci, senza che fossero ottemperati tutti i requisiti di legge.

Fatto sta che, una volta in mano ai medici e infermieri del Reparto Psichiatrico dell’Ospedale di Vallo della Lucania, per il maestro anarchico, amato dai suoi scolari, perseguitato dalla giustizia –aveva subito un’ingiusta condanna che lo aveva portato in carcere ma era stato risarcito dallo Stato, una volta ristabilita la verità- è cominciato un assurdo calvario che lo ha condotto alla morte.

Il personale sanitario sostiene che Mastrogiovanni desse in escandescenze e che per questo si è dovuto sedarlo e legarlo al letto di contenzione, ma nulla giustifica il fatto che da quel momento, per più di ottanta ore, non sia stato nutrito né gli sia stato dato da bere nè gli siano stati sciolti i lacci che lo legava ai polsi e alle caviglie a quel mostruoso letto di tortura.

Dell’agonia del maestro, con lievi e noti problemi psichici, con una vita tribolata sempre dalla parte del torto, un uomo amato e amico di molti nella sua terra, probabilmente avremmo saputo solo la versione dei diciotto fra medici e infermieri che sono oggi sotto processo se non esistesse un video delle telecamere di sorveglianza dell’ospedale dove quelle maledette ottanta ore sono documentate minuto per minuto. È una visione insopportabile: l’uomo nudo o con un pannolone, con un polso sanguinante, segato dai lacci, che si dimena e protesta fino a che, poco a poco, perse le forze, si acquieta senza che gli inservienti, che, con straccio e secchio, lavano il sangue che cola in una pozza dirigano uno sguardo a quel corpo martoriato. Solo sei ore dopo la morte atroce di Mastrogiovanni, il personale dell’ospedale si è accorto del decesso. Intanto sua nipote, la giovane avvocatessa Serra, che aveva chiesto di poter vedere lo zio, era stata rimandata a casa con parole tranquillizzanti: “è sedato, deve riposare”.

Il processo si è aperto a Vallo della Lucania qualche mese fa grazie all’impegno dei parenti della vittima, dei suoi amici e di tutti i cilentani onesti e sensibili. Accanto a loro –e presenti nel ricordo del 4 agosto nella sala comunale della città.- il giornalista de “Il Mattino”, Antonio Manzo che è stato il primo a rivelare i fatti e che definisce quel filmato “l’incorruttibile video”, la prova indiscutibile dell’assurdo calvario del maestro. Una proposta irrituale, ma eticamente condivisibile è venuta dal giornalista Angelo Pagliaro che si è offerto di pagare diciotto copie del video da regalare ai diciotto imputati perché se lo rivedano e lo facciano vedere ai propri familiari. Luigi Manconi, presidente dell’Associazione “A buon Diritto”, che del caso ha parlato nel suo libro Quando hanno aperto la cella, ha ricordato a tutti che i testimoni che non soccorrono possono diventare degli ottusi carnefici.

È questa infatti la morale di questo episodio atroce: vittima di un eccesso di tutela, Mastrogiovanni è stato ricoverato in una struttura dello Stato che dovrebbe esistere a beneficio dei cittadini. La pigrizia, il tornaconto personale, la pusillanimità, il cinismo hanno fatto in modo che le ore trascorressero infliggendo a quel grande corpo in solitudine, l’orrore della tortura, la disperazione dell’ abbandono, la rabbia dell’ingiustizia. La sorella e la nipote di Mastrogiovanni (le pie donne –le definisce Manconi) non sono restate indifferenti, non si sono arrese, non hanno obbedito alla legge del più forte e oggi si vedono accompagnate da sempre più numerosi cittadini di Vallo, della Campania e di tutt’Italia a rivendicare un diritto umano fondamentale: il diritto alla verità.

Alessandra RiccioAlessandra Riccio ha insegnato letterature spagnole e ispanoamericane all’Università degli Studi di Napoli –L’Orientale. E’ autrice di saggi di critica letteraria su autori come Cortázar, Victoria Ocampo, Carpentier, Lezama Lima, María Zambrano. Ha tradotto numerosi autori fra i quali Ernesto Guevara, Senel Paz, Lisandro Otero.E' stata corrispondente a Cuba per l'Unità dal 1989 al 1992. Collabora a numerosi giornali e riviste italiani e stranieri e dirige insieme a Gianni Minà la rivista “Latinoamerica”. E’ tra le fondatrici della Società Italiana delle Letterate.
 

Commenti

  1. Filippo L.

    mio Dio…. cosa possono fare gli uomini ai propri simili!!! La stupidità umana NON ha confini!!!

  2. Domenico Falconieri

    Proposta irrituale, ma eticamente condivisibile? Non condivido la sua “morbidezza”. Proposta giustissima e ASSOLUTAMENTE condivisibile, ma ancor più d’attuare. Spero che coloro che abbiano menefreghisticamente abbandonato “il matto” ed anche coloro che non abbiano una responsabilità diretta della sua fine, abbiano il coraggio di vederlo e di capire l’atrocità del loro gesto che grida, vorrei dire, “vendetta” per “l’orrore della tortura, la disperazione dell’ abbandono, la rabbia dell’ingiustizia”.

  3. Non perdiamo la capacita’ di indignarci e lottiamo – sempre – affinche’ venga fatta luce sulla verita’ e si ottenga giustizia.

  4. I matti, spesso, li troviamo fuori e apparentemente sono sani e rispettabilissimi, e spesso portano giacca, camicia e cravatta.

  5. angelo pagliaro

    Gentile Prof.ssa Riccio, innanzitutto La ringrazio per il suo articolo, segnalatomi da G.Galzerano. Per quanto riguarda la definizione che Lei dà della mia proposta “Irrituale, ma eticamente condivisibile” sono d’accordo con il lettore Filippo L. Basta leggere il famoso libro “Stati di negazione” di Cohen per rendersi conto che: se l’ubbidienza è una necessità circostanziale per le atrocità, il parteciparvi (come è successo a Vallo della LUcania)genera ubbidienza. Il mio modo di vedere su queste vicende atroci è conforme al modo di vedere degli ebrei sopravvissuti alla Shoah e a studiosi come Harendt: devono guardarsi allo specchio e riconoscere i loro errori. Spiegare perchè in quelle 82 ore non sono stati se stessi..
    Con i migliori saluti
    Angelo Pagliaro

  6. Rosaria La Rosa

    Purtroppo, è vero che vi sono tanti operatori della salute mentale sensibili e competenti, ma vi è un grande numero che in “buona fede” segue una prassi di cura mettendo da parte l’umanità, che è invece la prima cosa, che induce il sofferente alla speranza e alla compliance per la cura. La cura oggi in molti S.P.D.C. ( servizio psichiatrico diagnosie cura) consiste nella somministrazione di farmaci e molto spesso di contenimento con fascette e altro per tenere buono, chi a volte malgrado il disagio ha ragione di essere arrabbiato, vedendosi negare i propri diritti, per esempio di vedere i parenti.

  7. Lorenzo

    Le bestie che hanno permesso questo omicidio si VERGOGNINO.Che sia resa giustizia a Mastrogiovanni.

  8. A proposito di “PAZZO”.
    Preavviso, che su Arcoiris TV è in corso di caricamento il 18° Video/Inenascio, intitolato: “Oltre l’uomo e oltre Dio” di EMANUELE SEVERINO.

    In questo video, i connazionali sono chiamati in causa per RESPONSABILIZZARSI nei miei confronti. Ognuno dovrà rispondere per se stesso, perché TUTTI risultano terribilmente FUORI-LEGGE verso di me.
    Urge correggere l’indifferenza dell’intera Società italiana, della realtà UNICA, che io, per un madornale errore medico neuro-psichiatrico, peraltro doloso, sia stato condannato di fatto, ignominiosamente, alla MORTE CIVILE (come lo fu Cristo alla MORTE di CROCE) da oltre 15 anni, e mi trovi ancora seppellito in MANICOMIO FAMILIARE di mq 16, perdippiù privato dei diritti sanciti nei Princìpi fondamentali della nostra Costituzione e nella “Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo”. A me potete dire solo che sono pazzo; mentre io Vi ho indicato il SENTIERO del GIORNO, per continuare a vivere nella Gioia della Gloria di essere “Figli di Dio”. Ho la FEDE in CRISTO senza il dubbio, e solo mio tramite l’ITALIA e il mondo intero si potranno SALVARE, senza versare una sola goccia di sangue. 😡 🙂 😀

  9. INFORMAZIONE

    Il video precedentemente da me annunciato è stato pubblicato su Arcoiris TV all’indirizzo:

    http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=unique&id=14758

    e su YouTube all’indirizzo:

    http://www.youtube.com/watch?v=XQbHKK5HE-g&feature=channel_video_title

    Invito espressamente la carissima connazionale, autorevole Autrice ALESSANDRA RICCIO, di interessarsi alla mia storia, del tutto simile ma diametralmente opposta alla «Storia di un maestro lasciato morire in ospedale perché “matto”» qui magistralmente riportata.
    Mentre il maestro dotto FRANCO MASTROGIOVANNI è stato lasciato morto dopo le pene dell’Inferno, l’operaio indotto INENASCIO PADIDIO è stato lasciato più vivo che mai, capace di arricchirsi fino a sentirsi IL PADRONE DEL MONDO, per godere il Paradiso già in terra.

    Qual è stata la mia sapiente strategia, per evitare di subire il Trattamento Sanitario Obbligatorio e fare una brutta fine come tanti fanno?

    Dopo la lite escandescente con la mia sorella per vincerla in pazzia, avvenuta Mercoledì 23/02/1994, e questa disgraziata sorella, per squallidi interessi pecuniari, riferì a un mammasantissima neuro-psichiatra, “scienziato” di fama nazionale io, contrariamente ad andare ancora in escandescenze, mi sono all’occorrenza munito di un semplice foglio di carta A/4, dove sopra ho riportato i semplici seguenti 4 righi: “CON I / PAZZI / DIVENTO / MUTO”, in bella mostra alla MARCO PANNELLA. Infatti, così non ho mai dato l’opportunità di essere sottoposto a TSO per apparire, secondo il medico baccalà: “pericoloso per sé e per gli altri”.

    Ecco come, da autodidatta Attore-Interprete, sono riuscito a riprodurre in terra un “ESSERE-Dio” immensamente più buono di qualsiasi Dio, quindi anche del Dio cristiano predicato dalla Religione cattolica e teorizzato dalla Metafisica di EMANUELE SEVERINO. Infatti, io non condanno assolutamente chicchessia, ritenendo tutto il mio prossimo, che amo più di me stesso, alla stregua di bambini da 1 a 10 anni: IRRESPONSABILI, “che non sanno quello che fanno”.

    Ovviamente, in assoluto, NESSUNO potrà mai comprendermi, come nessuno mai potrà comprendere l’infinita “Mente Creatrice” di DIO, nel contempo, TUTTI potranno efficacemente fare propria la mia CAUSA civile di omologazione (= riconoscimento obbligato), per ammortizzare il DEBITO PUBBLICO dello Stato Italiano.
    Professoressa ALESSANDRA RICCIO (come qualsiasi altro utente di questa Comunità), per contribuire a salvare efficacemente l’Italia da ogni crisi economica, ambientale e di civiltà incombenti, si dia da fare, ne vale davvero la pena! Cordialmente 😡 :-):-D

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