Stava per uscire, lo scorso anno, il mio libro “La città degli untori” di cui è protagonista (non soltanto) Milano: alla ricerca dell’anima e del cuore di una metropoli. È accaduto allora un fatto simbolico che mi ha turbato e commosso. Cercando di mettere ordine nelle carte del mio studio ho trovato questa poesia di padre David Maria Turoldo: “Nel tuo ventre, Milano” con una dedica affettuosa. Un segno del destino, certo, una voce dell’aldilà.
Frate dell’ordine dei Servi di Maria, morto il 6 febbraio 1992, lo conoscevo, e gli fui amico per una vita. Lui e il suo confratello padre Camillo De Piaz, morto a Madonna di Tirano, in Valtellina, il 31 gennaio 2010. La Resistenza fu per Davide una categoria dello spirito. Ne fu protagonista, nel Fronte della Gioventù, creato alla Corsia dei Servi, nel centro di Milano, con Camillo, Gillo Pontecorvo, Dino Del Bo, Aldo Tortorella, Quinto Bonazzola, Alberto Grandi, Mario De Micheli, Paolo Cinanni, Eugenio Curiel, ucciso dai fascisti vicino a piazza Conciliazione. Fu una coraggiosa organizzazione unitaria dei giovani antifascisti,cattolici, socialisti, azionisti, comunisti.
Le altre sue passioni, poi: Milano, il posto – diceva – dove imparò a vivere; Nomadelfia di Don Zeno Saltini; papa Giovanni e il Concilio. E la poesia.
Subì persecuzioni, affronti dalla chiesa ufficiale, fu esiliato, confinato, ma restò sempre fedele. Uomo di pace, usò la spada rompendo sempre gli schemi del moderatismo e del conservatorismo. Non si contano le sue polemiche e le sue lotte, prima con la chiesa di papa Pacelli, dei baschi verdi e dei Comitati civici, poi con Comunione e liberazione, schierato contro la gerarchia ai tempi del referendum per il divorzio, dalla parte dei preti crocifissi nel Sudamerica e sempre dove sentiva violati i diritti umani e civili e dove veniva calpestato il Vangelo.
Con la consolazione, negli ultimi anni della vita, dell’abbraccio del cardinale Carlo Maria Martini, sull’altare della chiesa di San Carlo a Milano, che fece giustizia dei torti subìti da Davide e gli ridiede l’onore.
Non ricordo quando mi donò questa poesia, nella dissipazione stupefacente dei suoi scritti. Non l’ho trovata nelle raccolte che posseggo, ma potrebbe essere altrove. Non ricordo neppure l’occasione. Il “santo dal nome di vittoria” è San Vittore, il carcere di Milano. Gli uomini chiusi nelle “bolge del più nero inferno” sono i carcerati, gli ultimi, i fratelli sfortunati, colpevoli e incolpevoli, che amava nel profondo.
Nel tuo ventre, Milano
di David Maria Turoldo
Non solamente il cuore trema
ma il piede e tutto
il corpo a varcare quelle porte
agli stipiti la mano
cerca un appoggio
Non io in quest’antro di Milano:
un ventre di vite sepolte
nel tuo cuore, e Milano
di figli e fratelli aggrappati
in turbinio di odi
di disperazione e neri sogni,
e schiere di maledetti e benedetti non so,
nel tuo ventre, Milano,
cui un santo dal nome
di vittoria (vittoria
di chi? da cosa?)
hai chiamato a custodia e scongiuro
Non io, dico, mi sento di recare
Un soccorso. Loro
che mi diranno?
e io, che risponderò?
Queste sono queste, le bolge
di più nero inferno: gole aperte come voragini
tra idiozia e vendetta.
E loro, giorno e notte,
sotto le lampade al neon
a franare tra pensiero e pensiero,
lucidi e folli.
E facce appassite come crisantemi
su tombe aperte.
Così, volutamente,
con dichiarata ferocia, tutti
in trincea dietro i cavalli
di frisia delle tue Sentenze
o Stato di diritto.
[Ringraziamo Giovanna Borgese per le fotografie pubblicate in questo articolo]
Corrado Stajano, giornalista, scrittore. È stato redattore e inviato de Il Mondo di Pannunzio, Tempo Illustrato, Panorama, Il Giorno, Il Messaggero, L'Unità. Ha collaborato a Micromega, L'Indice, Belfagor. Scrive sul Corriere della Sera. Ha lavorato a lungo alla Rai, documentari televisivi di argomento politico, sociale, culturale firmati anche insieme a Ermanno Olmi e Gianfranco Campigotto. È stato consulente per la saggistica dell'editore Einaudi. Senatore della Repubblica per la sinistra indipendente, ha fatto parte della commissione giustizia e della commissione parlamentare antimafia. Fra i suoi libri Il sovversivo, L'Italia nichilista, Terremoto (con Giovanni Russo), Un eroe borghese dal quale Michele Placido ha tratto un film. Nel 1994 ha lasciato l'Einaudi per la Garzanti. Con Promemoria ha vinto il Premio Viareggio 1997 mentre con Ameni inganni, assieme a Gherardo Colombo, e il bellissimo La città degli untori si è aggiudicato il Premio Bagutta 2009.
La foto di Corrado Stajano è stata pubblicata all'indirizzo http://www.flickr.com/photos/rogimmi/2422159959/.