Finisce l’era di Guglielmo Epifani alla Cgil e si apre quella di Susanna Camusso che, da un paio d’anni, è stata quasi ospite fissa dei talk show dove si è distinta per un’esposizione soft delle sue ragioni e per l’accortezza nell’evitare lo scontro o le situazioni sgradevoli. La ribalta televisiva le ha permesso di distanziarsi enormemente da tutti i possibili concorrenti.
È paradossale ma è così: il lascito di Epifani è una Cgil più forte, ma abitata da milioni di lavoratori e pensionati più poveri, socialmente in difficoltà, indeboliti dal continuo ossessivo salasso di diritti. Come si spiega il rafforzamento della organizzazione e l’impoverimento dei suoi iscritti? Epifani è stato scaltro, molto scaltro, nell’oggettivazione delle sconfitte, nel farle derivare da un cambiamento naturale e irresistibile della situazione (globalizzazione, crisi industriale) oppure da una condizione socio-politica sfavorevole (governo di centro-destra) e mai da responsabilità soggettive della Cgil.
Il dogma dell’unità sindacale è servito allo scopo. Il mito della Cgil di Di Vittorio nel cuore dei lavoratori ha fatto il resto. I lavoratori non vogliono ancora credere o riconoscere che la Cgil possa fare qualcosa che non sia a loro favore. Temono di dover constatare di essere soli, di non avere nessuno che li difenda. In effetti, l’impoverimento e la perdita di peso dei lavoratori è legata alla vittoria del centro destra, ma anche alla conversione al liberismo del Pd e della stessa Cgil. In qualche modo la Cgil è stata la “dote” che il PD ha portato e porta alla Confindustria per il sostegno che questa vorrà accordargli nel dopo Berlusconi.
C’è stata molto sincronia tra Pd e Cgil nella inesorabile opera di demolizione dei presidi fondamentali del diritto al lavoro ed al welfare. Gli accordi con il governo Prodi sul precariato e sulle pensioni poi ancora ribaditi con questo governo hanno ridotto di molto i diritti e svuotato la pensione. La riduzione di trecentomila dipendenti dalla pubblica amministrazione non è stata contrastata dal Pd e neppure dalla Cgil in nome della efficienza, della produttività e della modernizzazione dell’apparato pubblico. Il licenziamento di duecentomila precari dalla scuola non ha turbato molto né Epifani né Bersani.
Certo, gli scioperi ci sono stati ma non sono mai diventati né mai hanno assunto il carattere di una vera difesa della scuola pubblica, come è accaduto ed accade in Francia. Il Pd ha votato contro il collegato lavoro che riduce a malpartito lo Statuto dei diritti e privatizza la giustizia del lavoro. Ma non ha fatto le barricate che Bersani promette contro il lodo Alfano. La Cgil ha lasciato fare, ha commentato negativamente il testo di legge, ma in due anni di sua permanenza in Parlamento non ha mai fatto realmente nulla di significativoo e di utile per fermarne l’approvazione nonostante i giudizi scandalizzati dei giuslavoristi italiani.
Il Pd vuole che la Cgil ritorni all’ovile dopo l’accordo separato Cisl ed UIL sul contratto di lavoro e sulle deroghe. In effetti, la Cgil non ha firmato, ma ha pretesto di assistere alla firma (sic!). Ha fatto da palo e poi ha fatto filtrare l’accordo separato attraverso le categorie. Dopo il 16 ottobre si è affrettata a fare l’accordo di Genova e poi a firmare un Patto Sociale non solo con Confindustria ma anche con il Governo (se questo non tira le cuoia prima del tempo). Il regno di Epifani ha registrato l’avvento della legge Biagi e poi la sua estensione praticamente a tutti i nuovi assunti.
Milioni di giovani lavoratori sono stati precarizzati e ridotti in miseria da paghe inferiori ai minimi salariali anche del quaranta per cento. La legge Biagi è applicata all’interno della Cgil a migliaia di suoi dipendenti del cosidetto “apparato tecnico”. L’ossatura organizzativa della Cgil e delle sue categorie. Conosco casi di giovani magari con due lauree utilizzati dalla Cgil con 700 euro al mese in incarichi di delicata responsabilità esecutiva. Mai assunti direttamente dalla Cgil ma da compiacenti altri organismi che poi li distaccano. Questa realtà dei salari dei nuovi assunti ha calmierato al ribasso tutta la massa salariale italiana come riconosce la stessa Cgil. Nel decennio 2000/2010 si calcola una perdita di circa 5500 euro sui salari anni, una perdita che ha reso difficile la vita delle famiglie e depresso l’economia italiana.
I lavoratori hanno perso molti dei loro diritti e sono tra i più poveri dell’OcseE. In quanto a diritti oramai siamo in fondo a tutte le classifiche, credo che il diritto del lavoro serbo o polacco sia già migliore del nostro. A questo bisogna aggiungere il peggioramento dei servizi esterni ed il loro rincaro dovuto in grande parte alle privatizzazioni alle quali la Cgil non si è opposta perché sostenute anche dal Pd. Il grande sindacato che fu di Di Vittorio ha assistito quasi inerte alla riduzione in schiavitù di milioni di immigrati specialmente nelle campagne dove le loro condizioni di vita sono state e sono davvero disumane.
Non ho dubbi che la spoliazione continuerà e si intensificherà con Susanna Camusso. Il diritto di sciopero è nel mirino di personaggi come Bonanni e Ichino che ne reclamano una regolamentazione che di fatto lo abolisce come diritto individuale. Il fatto che gli scioperi generali sono sostituiti da manifestazioni nazionali che si svolgono solo di sabato (anche quella recente della Fiom) fa temere di una sorta di tacito accordo di autolimitazione. Continuerà il processo di demolizione del contratto collettivo di lavoro e non a favore di contratti di area europea che pure sarebbero indispensabili per fronteggiare le delocalizzazioni ma di accordi personali o locali tipo Pomigliano. Arriveranno anche sorprese sgradevoli dall’Inps e dall’Inail per l’uso che farà il governo delle deleghe ottenute con la 1441(collegato lavoro). Cambieranno natura giuridica ed i privati aumenteranno il loro peso.
Naturalmente, negli anni di Epifani la Cgil si è gradualmente ma definitivamente “liberata” della sua cultura pacifista ed antiimperialista. Non partecipa da un pezzo, come il Pd, alle manifestazioni per la pace tranne quella del tutto anodina della marcia di Assisi. Ha ridotto il suo impegno a favore della Palestina al sostegno di Abu Mazen, ma per il resto è diventata assai filoisraeliana. Si è distanziata di molto dalla esperienza dei no global e dei centri sociali che sono ignorati oppure osservati con diffidenza. E’ diventata molto filooccidentale. Sostiene la campagna per la liberazione di Sakineh ma non ha speso una parola per l’uccisione di Teresa Lewis e la prossima esecuzione di altre cinquantadue donne negli Usa.
La Cgil non ha alcun rapporto con il sindacalismo di base che pur ha natura profondamente classista e di sinistra ed è costituito da dirigenti che provengono in gran parte dal suo stesso seno. Oramai è stretta in un reticolo di accordi e di interessi con Cisl e Uil ed associazioni padronali. La politica anticlassista della sussidiarietà la sta ponendo gradualmente ma inesorabilmente in una sfera in cui i suoi interessi non coincidono più con quelli dei suoi iscritti.
Già membro dell'Esecutivo della CGIL e del CNEL, Pietro Ancona, sindacalista, ha partecipato alle lotte per il diritto ad assistenza a pensione di vecchi contadini senza risorse, in quanto vittime del caporalato e del lavoro nero. Segretario della CGIL di Agrigento, fu chiamato da Pio La Torre alla segreteria siciliana. Ha collaborato con Fernando Santi, ultimo grande sindacalista socialista. Restituì la tessera del PSI appena Craxi ne divenne segretario.