Mosca – Sto cercando casa. La prima impressione è buona, città affascinante. E ci sono i russi, un misto tra passato “aristocratico-comunista” e presente “truzzo-consumistico”. Vado in giro non da turista, ma per studiare quartieri, supermercati, negozi: la sensazione è positiva anche se l’ostacolo della lingua è veramente enorme. Pochi parlano l’inglese e la maggior parte delle scritte (vie, stazioni metro, negozi) sono in cirillico. Cerco un appartamento. Ne ho visti undici: giuro che ho visto cose che voi umani… Primo appartamento in edificio pre-rivoluzionario. Appena entrata nell’androne delle scale ho preso paura: muri scrostati, gradini fatiscenti fino al quarto piano, senza ascensore. Le parti comuni sono di nessuno:.mancava un topo morto e poi c’era tutto.
Appartamento in palazzina staliniana: triste. Appartamento in building di nuova costruzione: non ho parole. Marmi e stucchi ovunque, un’apoteosi di colonne (dorica, ionica, corinzia tutte insieme appassionatamente) e per quel tocco di glamour in più, aquile d’oro (simbolo zarista chiamato affettuosamente “il pollo di Chernobyl”) appese qua e la. Insomma, russi elegantoni.
Ci ho pensato un po’. Scelgo la depressione strisciante? Il pennuto transgenico? Ho optato per il topo morto. L’appartamento all’interno è molto carino, minimalista, resine ai pavimenti, muri di mattoni a vista: niente male. Poi il padrone di casa Sergey parla l’inglese. Tipo un po’ strano: apparentemente non lavora, “gestisce” gli appartamenti di proprietà, secondo me estorti a qualche vecchietta durante la liberalizzazione delle proprietà private decise da Boris Eltsin. Comunque la casa è ok, ma (in Russia c’è sempre un “ma”) si affaccia su piazza Lubianka. Presente il Kgb, il palazzone enorme dove è successo “di tutto”? Proprio davanti alle mie finestre, immagine che inquieta non poco.
Sono arrivata lasciando la “quasi primavera” italiana e mi trovo a meno 11. L’appartamento è veramente molto bello, non penso che in Italia mi potrò mai “permettere” una casa così grande, da questo punto di vista è una figata. Cucina con così tanti sportelli: dovrò farmi una piantina per ricordarmi dove ho messo le cose. Nei bagni le cabine doccia sono delle astronavi con 100 pulsanti.: spero che da qualche parte esca anche acqua oltre che musica vapore luci colorate.
Il bello è l’utilizzo degli elettrodomestici con le istruzioni .rigorosamente in cirillico.
Finora sono riuscita a farmi un te gelato nel microonde, per la lavatrice ho scelto un programma, simboletto una piuma (delicato?). Mentre scrivo è in funzione l’asciugatrice, gira da un tempo infinito, chissà come verranno le camice del marito. Il piano cottura è a induzione: meno male che prima di partire ho scoperto in Internet una batteria di pentole per questo genere di cottura. Ma le pentole come tutto il resto della mie cose sono in un container in viaggio da tempo in qualche paese europeo presumibilmente con un autista sbronzo di vodka. Stasera esco a cena e mi diverto.
Fare la spesa
Che fatica fare la spesa, sbaglio sempre un po’ di cose: la lingua mi sembra impossibile. Sono riuscita a comperare cetrioli (che odio profondamente) scambiandoli per zucchini, del brillantante scambiandolo per detersivo per piatti, insomma devo imparare a cavarmela. Esco poco, c’è molto freddo e andare a spasso si gela. Aspetterò la bella stagione. Finalmente mi riposo, continuo a dormire. Ho sperimentato la doccia nell’astronave è una cabina tutta di vetro con mille spruzzi luci colorate e la musica (ho ballato insaponata) mi facevo ridere da sola. Poi ho dovuto asciugare 100 mquadri di vetro.
Incursione sul territorio
Temo che se Podgorny e Gromiko fossero ancora vivi si sentirebbero marziani caduti su un pianeta sconosciuto. Mosca è incredibile: è la contraddizione fatta città. Spero di avere modo di cominciare un’accurata perlustrazione, finora il freddo (è davvero intenso) mi ha permesso brevi incursioni nel territorio. La cosa che più mi ha impressionato è la mancanza assoluta di cura dell’arredo urbano. Malgrado le immondizie di Napoli siamo ormai abituati a vivere in città abbastanza “civili”, naturalmente tutto è relativo: quando rientro dai miei viaggi in Usa non dico che impressione ho l’Italia, ma qui a Mosca la parte del leone la fa l’automobile.
Parcheggiano ovunque senza ritegno, non si fermano mai se vuoi attraversare la strada (sulle strisce naturalmente) suonano in continuazione se non ti sbrighi. Strade sempre intasate e non voglio immaginare quante “polveri sottili”. Non parliamo dei rifiuti. Io differenzio (non ce la faccio a mischiare tutto) e poi vado a gettare i miei bei sacchettini in una specie di contenitore unico e strapieno, secondo me carcassa di carro armato dismesso, abbandonato alla fine della strada.
Metropolitana
Ho preso la metropolitana. Mi sono fatta coraggio, ho scaricato da Internet la piantina, ho studiato accuratamente un percorso, ho scritto tutte le istruzioni su un foglietto: viaggio breve, due fermate e un cambio di linea. Non si sa mai, posso sempre tornare a piedi. Che incubo, tutto in cirillico. Le parole sono poi così lunghe, ho imparato solo le prime lettere delle prime stazioni. Il trucco è contare le fermate. La metropolitana è enorme, imponente, maestosa , ma fa molta tristezza.
Luci che sono neon freddi e un po’ cimiteriali e poi quei marmi, quelle statue, quelle colonne: quando è stata costruita, anni ’30 su idea del buon Stalin non si è badato a spese. Doveva dimostrare grandezza potenza, intanto “di sopra” la gente non stava un granché bene. Comunque non mi sono persa e sono arrivata sana e salva a “Библиотека имени В. И. Ленина” (non mi permetto di scherzare sui geroglifici di questo paese). Esperimento riuscito, cominciamo a ragionare
Daniela Miotto insegna a Torino, dove vive quando suo marito non la trascina in giro per il mondo. Attualmente abita a Mosca senza conoscere una parola di russo. Sbircia il mondo a volte senza capirlo, ma è convinta che curiosare sia una delle attività più stimolanti e divertenti che si possano fare