Totò, detto "vasa vasa" per baciare ogni amico potente, detto "cannolo siciliano" per offrire i dolci qando le cose vano bene, sembra aver ritrovato la dignità: accetta la pena mentre i potenti driblano i magistrati
Cuffaro accetta la sentenza: in galera per dimostrare ai figli che le sentenze vanno rispettate. E il Cavaliere?
24-01-2011
di
Pietro Ancona
Ormai appartiene alla storia di questa improvvisata “modernità”: la Cassazione ha condannato l’ex presidente della Regione siciliana Salvatore Cuffaro a sette anni di reclusione non accogliendo la proposta di alleggerimento del capo d’accusa avanzata dal pubblico ministero. La condanna è oramai definitiva. Cuffaro ha reagito con grande compostezza e dignità. Non ha strillato la propria innocenza. Non ha parlato di complotto dei Giudici. Ha detto che vuole essere di esempio per i suoi figli accettando il giudizio penale nei suoi confronti con rispetto per le istituzioni.
Il personaggio è stato per un certo periodo di tempo tra i più potenti della Sicilia. La gente faceva la fila nella sua anticamera dalle sei del mattina ed aspettava anche ore ed ore per essere ricevuta e ricevere da lui una parola di speranza, di incoraggiamento. È incappato nel giro grosso della mafia della sanità. Situazioni simili alla sua esistono indubbiamente in Lazio, in Abruzzo, in Lombardia, forse dappertutto. Il sistema del convenzionamento che le cliniche private sta creando potentati economici e finanziari talmente cospicui da dotarsi anche di giornali per orientare l’opinione politica. Penso che non dovrebbe essere permessa alcuna forma di privatizzazione del Servizio Sanitario. Ma siamo oramai nella deriva di un disastro che ha già prodotto un notevole abbassamento del livello di qualità e di sicurezza dela medicina pubblica.
Totò Cuffaro, inteso Vasa Vasa per la sua abitudine di baciarsi con amici e conoscenti e noto per i cannoli offerti in occasione della sua condanna a “soli” cinque anni di reclusione. È stato assessore all’agricoltura del governo Capodicasa un PD di lunghissimo corso quasi suo concittadino. Si è parlato tanto di Cuffaro e di cuffarismo. È stato uomo del consociativismo politico che ha unito l’oligarchia del PCI poi PD a quella della DC nella gestione clientelare delle risorse siciliane. Tutte le responsabilità politiche e morali del cuffarismo sono attribuibili senza alcuna eccezione anche al PD che oggi continua a fare la stessa politica appoggiando Lombardo e spacciandolo per uomo della antimafia siciliana.
La magistratura siciliana registra un risultato eccellente nella sua lunga lotta contro il coacervo mafia-politica. Risultato importante che segue il traumatico episodio di Castelvetrano dove il giudice Ingroa come era già accaduto al cardinale Pappalardo all’Ucciardone di Palermo si è trovato da solo. Non ha potuto ricordare alle scolaresche il martirio di Borsellino.
Silvio Berlusconi dovrebbe vergognarsi del suo comportamento confrontandosi con Totò Cuffaro. È una una questione di onore e di dignità e non solo di rispetto delle regole presentarsi al proprio giudice per rendere conto delle sue azioni. Aiutato da uno stuolo di avvocati-deputati Berlusconi si nega nonostante sia noto al mondo intero il suo comportamento osceno e la sua vita ridotta ad un film pornografico.
Per questo credo che la sentenza per Cuffaro ed il suo civile comportamento non costituiscono la norma ma l’eccezione, la contraddizione in un Paese che scivola ogni giorno di più verso l’abiezione e la vergogna. Ma che tuttavia vanno annotate come fatti che ci possono rendere meno pessimisti.
Già membro dell'Esecutivo della CGIL e del CNEL, Pietro Ancona, sindacalista, ha partecipato alle lotte per il diritto ad assistenza a pensione di vecchi contadini senza risorse, in quanto vittime del caporalato e del lavoro nero. Segretario della CGIL di Agrigento, fu chiamato da Pio La Torre alla segreteria siciliana. Ha collaborato con Fernando Santi, ultimo grande sindacalista socialista. Restituì la tessera del PSI appena Craxi ne divenne segretario.