«Bimbi rom peggio dei cani». Noi uomini italiani abbiamo molto di cui vergognarci. Ma ci sono "signore" che si esprimono come un Borghezio qualunque. Una di queste è l'ex comunista, poi berlusconiana, oggi finiana Tiziana Maiolo. La manifestazione del 13 può essere un'occasione per riflettere sulle incoerenze quotidiane degli uomini e delle donne d'Italia?
Maiolo: nulla da invidiare ai peggiori orchi della Padania
10-02-2011
di
Riccardo Lenzi
«I cagnolini e i bambini si possono educare e per i rom è più facile educare il mio cagnolino. I bambini sono come i cani: li puoi educare. Quelli fanno la pipì sui muri: il mio cagnolino non fa la pipì sui muri». Parola di Tiziana Maiolo, portavoce milanese del partito di Fini. Una dichiarazione che si commenta da sé e che, specie in questi giorni, dovrebbe forse stimolare una ulteriore, penosissima riflessione. Sono convinto che la politica e la società, per migliorarsi, dovrebbero dare più spazio alla presenza, al pensiero e alle azioni delle donne. O meglio: le donne questo spazio devono prenderselo, con le buone o le meno buone. Non solo in Italia. Purtroppo ci sono alcune donne, specie in politica, che fanno di tutto per rendere difficile la diffusione di questa mia convinzione.
In attesa delle manifestazioni di domenica 13 febbraio in difesa della dignità delle donne, in questi giorni gli uomini italiani, spesso senza distinzioni, vengono accusati da più parti di corresponsabilità nella diffusione e legittimazione di «comportamenti lesivi della dignità delle donne e delle istituzioni». Dibattito riesploso in seguito alle note vicende ambientate nel palcoscenico di cartapesta di Arcore (dentro e fuori il lettone di Putin). Per carità, c’è molto di vero nelle accuse che le donne italiane rivolgono a noi maschietti: molti di noi sono mammoni e immaturi; qualcuno è violento; altri pervertiti. Va detto – anche se non lo si può considerare un alibi – che molte generazioni sono cresciute e crescono senza modelli di riferimento: quei “buoni esempi” che più di ogni altra esperienza avrebbero un peso fondamentale nella formazione degli individui-cittadini.
Cittadine e cittadini adulti devono assumersi le proprie responsabilità: vivere e crescere in una società maschilista ed incivile non giustifica certi comportamenti che, a prescindere dalla loro rilevanza penale, abbrutiscono la specie umana prima ancora che il genere maschile o femminile. Si discute molto in questi giorni delle donne che vendono il proprio corpo e di quanto questi comportamenti derivino dalla prevalente mentalità degli uomini italiani. Ma il genere femminile non può essere diviso solo in sante e puttane. Così come la categoria maschile non è composta di due sole caselle: maiali e buoni padri di famiglia. Accanto ai comportamenti individuali, specie per chi riveste ruoli pubblici, sarebbe opportuno adottare anche un altro criterio di giudizio e/o di definizione: le parole che si usano, e i pensieri che queste parole sottintendono. Un altro criterio, non meno importante, è la coerenza. A questo proposito riporto qui di seguito la biografia di Tiziana Maiolo che chiunque può trovare su internet. Anche questa non ha bisogno di commenti. Alle cittadine e ai cittadini postberlusconiani l’ardua sentenza:
Tiziana Maiolo nasce a Parma, ma si trasferisce successivamente a Milano con la famiglia. Si dedica all’insegnamento prima di diventare, nel 1976, giornalista professionista. Il suo primo incarico nelle istituzioni data al 1990, quando è eletta al Consiglio Comunale di Milano nella lista Antiproibizionisti sulla droga. Alle elezioni politiche del 1992 si candida da indipendente nelle liste di Rifondazione Comunista per la Camera dei deputati. Nel 1993 si candida a sindaco di Milano capeggiando una lista civica che porta il suo nome e che è appoggiata anche dai Radicali. La lista è prima esclusa dalla competizione elettorale per irregolarità nella presentazione delle firme, poi riammessa: il 2,6% raccolto dalla lista non è sufficiente per la rielezione a consigliere. Nel 1994 aderisce a Forza Italia, con la quale è eletta alla Camera nel 1994 e nel 1996. Diviene presidente della commisisone Giustizia della Camera. Nel 2001 entra nella giunta comunale di Milano guidata da Gabriele Albertini come assessore alle Politiche Sociali. L’anno successivo istituisce un premio intitolato a Maria Grazia Cutuli (l’inviata del Corriere della Sera uccisa in Afghanistan) per giornaliste che si siano occupate in modo particolare della condizione delle donne nel mondo. Nell’agosto del 2004 viene eletta nel Comitato CEDAW (Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination against Women) dell’ONU. Nel 2006 diventa Assessore alle Attività Produttive nella giunta Moratti, incarico che ricopre fino al 2008. Il 25 ottobre 2010 aderisce al movimento finiano Futuro e Libertà.
Riccardo Lenzi (Bologna 1974) è redattore e free lance. Ha scritto due libri: "L'Altrainformazione. Quattro gatti tra la via Emilia e il web" (Pendragon, 2004) e, insieme ad Antonella Beccaria, "Schegge contro la democrazia. 2 agosto 1980: le ragioni di una strage nei più recenti atti giudiziari" (Socialmente, 2010)