Qualche giorno fa sono stati proclamati i vincitori di “Amici 10” su Canale5, Denny e Virginio, alla presenza di Roberto Vecchioni. Non ho mai visto la trasmissione Amici né quelle del format della famiglia Maria De Filippi, moglie autorevole di Maurizio Costanzo, un iscritto alla P2 che si è dato del coglione, ma che per almeno venticinque anni ha prodotto è diretto il format delle reti televisive di Silvio Berlusconi. Il quale ultimo a sua volta affiliato a “sua insaputa” con tessera pagata dallo stesso smemorato nella loggia di Castiglion Fibocchi.
Maria De Filippi in dieci anni costruisce il consenso intorno alla tv di regime monopolista privata, creata con la legge Mammì, mescolando generi per moltiplicare consensi. Inizialmente le tre reti del sire di Arcore erano divise per target. Italia1 giovanile, degradata negli ultimi anni alla prima infanzia; Rete4 per le casalinghe di Voghera e Canale5, quale contenitore di finti sinistrorsi riflessivi alla Mentana o estremisti pentiti alla Ricci.
La De Filippi ha scombinato tutto mettendo dentro i giovani da selezionare, le casalinghe e i venditori ambulanti per le liti di cortile e i cosiddetti maestri del pensiero o esperti o nullafacenti. Con un contorno giovanile di tifosi. La cosiddetta selezione viene manipolata da una regia occulta che inventa squadre, fazioni, fan e tutto ciò che può dividere in un Truman Show in salsa picaresca.
Il Feldmaresciallo la pensa così. Più si coinvolgono nel grande giro interattivo, più si guadagna la fedeltà del Popolo delle Libertà. Dal 2000 a Berlusconi non è bastato più un popolo televisivo cui ha destinato le risorse della sua azienda, dove a decidere era il mercato: inserzionista che paga la trasmissione più vista.
Troppa libertà che aveva portato alla piccola Waterloo del 1996. Dal 2001 cambia l’aria. La concorrente Rai perde ascolti a favore di Mediaset, non perché ci sia uno spostamento significativo. Certo è che il successivo editto bulgaro sposta gli ascolti, ma Publitalia della scuderia Mediaset rastrella, per il timore reverenziale del capo dell’esecutivo, gli inserzionisti più recalcitranti.
L’operazione della De Filippi svelata da lei stessa: “Sono una specie di ufficio di collocamento per i miei pupilli di Amici”. In effetti riesce a piazzarli bene i suoi a San Remo, a volte facendoli vincere. Della seria Chanel n°5 comanda mamma Rai e mai contraddirla. È inquietante come riesca a inviare la Emma alla manifestazione romana del 13 febbraio sfidando il Cavaliere, ma rassicurandolo nella trasmissione di Santoro. Emma proclama in italiota il partito unico giovanile dell’amore, lasciando basito persino il conduttore, caduto nell’ennesimo inganno dell’amico Costanzo.
La De Filippi per par condicio invia le truppe cammellate delle casalinghe davanti al palazzo di giustizia con cartelli rubati ai girotondini dove risalta lo slogan “resistere resistere resistere”. Forse Vecchioni è andato da amici per riprendersi gli striscioni della moglie, Daria Colombo? Come funziona il meccanismo di selezione. Detto da lei circa venticinquemila ragazzi vengono selezionati. Non è il concorso alle Poste e nemmeno quello all’Ikea. Certo se vera, è un’impresa ciclopica. Tutti rigorosamente giovani dai 18 ai 25 anni e pieni di talento, canto , danza ecc.
Come verranno selezionati. Per esempio Emma, vincitrice di una recente edizione avrà fatto la prova della penna? Consiste nel impugnare una biro e dimostrare di sapere almeno scrivere le astine rispettando righe e spazi. Le audizioni sono molto più lunghe dei quiz. La scrematura forse funziona con modi più spicci?
Non sappiamo quanti arrivano ad essere visti nella trasmissione. Immagino un gruppo ridotto. Mettiamo che 50 arrivino alle telecamere della rete ammiraglia. Poi si fanno le squadre. Bianchi e Neri. Orazi e Curiazi. Guelfi e Ghibellini.
Una contesa in cui immagino gli scontri epici tra la gente comune, i vip e gli esperti, pronti a farsi sgambetto tra di loro. Il tutto con un vociare da Porta Portese (è un eufemismo), interrotto dalla tono autorevole e maschio della conduttrice/domatrice. I poveri ragazzi man mano che superano le selezioni vengono segregati in locali chiusi dove non possono parlare con nessuno, nemmeno i genitori, tanto ci pensa mamma Maria.
Ora è capitato che Giulia Pauselli, ballerina arrivata in finale, un mese fa dopo mezzanotte, sviene in trasmissione. La De Filippi la interrompe e minimizza. Un po’ di febbre, ma Giulia ha la febbre a 39 e chi danza in tale stato potrebbe rischiare l’arresto cardiaco. C’erano medici in sala? C’è uno staff medico fisso nel luogo di segregazione degli artisti in gara? Chissà. Certo è che non è bello vincere con tanti condizionamenti, rischi per la salute, assenza di libertà, sia pure temporanea. Così non vince il migliore, ma chi si piega a regole assurde pur di arrivare all’obiettivo. Non stiamo parlando di tattiche leghiste, ma di giovani artisti che potrebbero arrivare al successo senza una competizione spietata, ma con una preparazione che richiede tempi più lunghi. Le telecamere inesorabili amplificano i fiaschi e le sconfitte, più dei successi, stroncando i più sensibili e i più fragili.
Sembra un grande disegno…
Bibliotecario al Corriere della Sera e giudice di pace. Ha pubblicato vari libri di poesie, l'ultimo si intitola "Pandosia".