Sono qui, nella piana di Pontida, dove un popolo elettrizzato dall’emozione attende dal duce di Padania le parole che cambieranno la storia del paese se non addirittura quella d’Europa. Tutt’intorno è un trionfo di canti virili da “Rosina damela” a “L’uselin de la comare”; da “Se i monti fosse de tocio” a “Gobo so pare, goba so mare”. Accanto a me gli anziani, abbigliati con elmi bicornuti, pantaloni di fustagno, cinture in similoro e palandrane di pelle di montone, danno fiato a un’epica gara di rutti. Più in là i bambini e i giovanotti si dan la baia facendo di “lor cul” chi “trombetta” e chi trombone. Seminascoste, le donne padane cicalando e dimenando le monumentali tette, s’alternano a cucinar polenta e osei”.e l’immancabile cassoeula tra montagne di verze e costicine di maiale.
Sul palco, sguardo fiero e marzial postura, i maggiorenti cui tutti inneggiano chiamandoli col loro soprannome in segno d’amistà. C’è il “cavadenti”, che tutti spaura per gioco con trapano e tenaglia; c’è il “sonador de sasofono” che mostra a tutti, come un cimelio, l’ultima ronda padana; c’è “l’ingegner bauscia” che a tutti racconta del grande Giustiniano e di sue pandette; c’è “l’incazzoso” che per gioco strappa barbe a vecchi talebani ridotti in catene; c’è “cervello ovattato” che incerto ancora di sua carica va gridando con accento novarese: “non nobis domine, non nobis…”. E infine eccolo, più luminoso di Sirio o Vega nel colmo della notte, il “celoduro” o, più affettuosamente, il “rintronato”.
Quali parole di fuoco, quali concetti iperurani ammannirà fra poco al popolo festoso? Ma ecco che mi guarda e mi fa cenno d’accostarmi a lui che già ha allontanato da sé il colloso Trota. Alzando il dito medio, in segno di vittoria, mi fa: “Questa è la tua giornata, giovanotto. Sei qui per dar conto d’una festa epocale, ma siccome sei del popolo, e io questo lo annuso, solo a te rivelerò, prima di salire su quel palco, le amare verità che dirò al mio popolo. Suvvia interrogami, mi servirà fra l’altro,di utile ripasso”.
G.S. O stella che tutti illumina cominciamo dalle piccole cose. Lei crede veramente che il Cavaliere abbia telefonato in questura per scongiurare un catastrofico incidente diplomatico con l’Egitto?.
BOSSI Ehi, grant, gross, pussé ciula che baloss, ma mi hai preso per scemo? L’è vera che noi della Lega quando facciamo le feste ci mettiamo le corna e le mutande di pelle di montone, ma sem miga così farlocchi da creder a na bala come questa. Se non sei cretino anche tu hai capito che era un “do des” come diceva quel generale romano di cui non ricordo il nome
G.S. Come spiega lei che questa marocchina, diventata egiziana non si sa per quale grazia del cielo, se ne vada in giro per il mondo abbigliata e ingioiellata come una regina?
BOSSI Ouè, bamba! La sai che cosa rispondeva la gente a quella donnina allegra che volendo giustificare i suoi gioielli diceva di averli guadagnati col sudore della fronte? No, non lo sai? Ebbene rispondevano “Che fronte bassa signorina!”. Ora, se non l’hai capita, la Ruby ci aveva anche lei (e ci ha ancora, forse) la fronte bassa.
G.S. Lasciamo da parte questi pettegolezzi e parliamo di politica. Come giudica i recenti risultati delle elezioni amministrative e referendarie?
BOSSI Sacranun!!! Una piattonata (o, come dite voi veneti) una “inculada” simile non riesco a nasconderla neanche .ai miei padani abituati da anni a mandar giù tutte le balle di questo mondo. E la colpa è di quel ciula del Berlusca che rompe i bal ogni giorno con la storia dei giornalisti carognoni, della televisione infame, dei magistrati mentecatti, della Corte costituzionale comunista e del presidente della Repubblica infido. Quanto poi alle cose fatte, guza l’öcc, baciocc, non vedi che non abbiamo fatto un cazzo? Pensati che mi vergogno perfino a dire che abbiamo portato a casa il federalismo perchè credo che anche i sassi sappiano che l’è na gran bala.
G.S. Come giudica, presidente, la compagine governativa e, più in generale, i membri della maggioranza?
BOSSI Sacranun d’un sacranun!. Il governo l’è na gabia de mat.. Quanto ai membri della maggioranza, La Russa l’è un prepotente, un padrun de la melunera, come diciamo noi, Lupi l’è un campion de la spatafiada , parla parla e non dice niente, Stracquadanio l’è un ciaciarun de la malura che si fa la doccia con le parole, Scilipoti l’è un gran lecapee, Salvini l’è un sbarbà simpatico ma un po’ crudo, Bondi l’è un mollaccione, “mol me un figh” diciamo dalle mie parti, Borghezio l’è un matocch che si accende com un sulfer, che minaccia sempre un quarantott ma finisce col dire vacada sora vacada, Brunetta nol sta mai quiett, l’è sempre fora dai gangher e parla con poca resun, Giovanardi el par un ciucaté anche se beve poco, Castelli l’è un pelandrun che fa finta di lavorare, Sgarbi l’è un ch’el me sta sul gargaross. L’è sempre gasà. L’è un che sa tutto lu o, per dirla in milanese, l’è un ch’el cugnuss la merda al tast…
G.S. Basta così, Maestro, non si comprometta. Ma mi dica, se non la disturbo troppo,: che cosa dobbiamo pensare del nostro Presidente del Consiglio?
BOSSI L’è un che passa la vita a fagh la curt ai dònn, basta vedere i suoi passatempi in Sardegna durante il referendum. L’è un gran cuntabal e nei convegni tutti, ormai, lo schivano, L’è un ch’el dis sempre che bisogna “dass da fa” ma che poi “quel che fa no incö, farà doman”…
G.S. Ho capito perfettamente. Ma qual è la filosofia di fondo di Berlusconi?. Me la dica in una battuta.
BOSSI Per lui vale solo il proverbio: “Pan, vin gnòcca s’el vol fioccà ch’el fiocca”.
G.S. Magnifico, veramente magnifico. Ma mi dica qual è invece la Sua filosofia, quella filosofia che lei esporrà fra poco al popolo padano?
BOSSI Sentì, tusi, fate come me “Mangia, bev, caga e lassa che la vaga!”
G.S. Scusi sa, ma nemmeno una promessina? Che so una mezza dozzina di Ministeri al Nord, un taglio delle tasse del 20%, l’assedio con navi da guerra davanti alle coste magrebine, il ritiro dalla missione italiana in Libia…
BOSSI Senti, baciocch, adesso basta con le domande: Devo salire sul palco e ascoltandomi capirai se ti ho detto la verità o se ti ho preso per il culo.
Fra poco (tremo tutto, credetemi) udrò il verbo del gran Padano, ma intanto mando in redazione questa chicca che anticipa lo scoop del secolo.
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.