L'11 agosto, liberazione di Firenze, la destra è andata al cimitero di Trespiano per ricordare i franchi tiratori in camicia nera, e per l'orazione ufficiale Matteo Renzi chiama un vescovo ma non chi ha combattuto quel giorno (ed è la prima volta dal 1944)
Firenze celebra i franchi tiratori fascisti che volevano impedire la Liberazione e il sindaco Matteo Renzi non vuole un partigiano a commemorare la rivolta popolare
08-08-2011
di
Saverio Tommasi
Credo che un compromesso sia sempre possibile, quando si condividono i valori di fondo. Per questo trovo inaccettabile qualsiasi apertura di credito a Casaggì, centro sociale di destra (fiorentino), che coglie l’occasione del 67esimo anniversario della Liberazione di Firenze per commemorare i franchi tiratori, cioè fascisti, spesso giovanissimi, che dai tetti delle case sparavano su nonni, nipoti e donne in cerca d’acqua.
Lo scopo dei franchi tiratori, in combutta con i repubblichini, era impedire alla popolazione il contatto con i partigiani; però non bastava ordinare alla gente di non uscire di casa, era necessario qualcosa di più “convincente”, ed è qui che entrano in gioco i franchi tiratori, cioè persone che decisero di uccidere a caso e a sangue freddo, sparando dai tetti, chiunque fosse uscito dalla propria abitazione. Fu così che nascosti dalle tegole o protetti dalle finestre uccisero chi attraversava la strada o aveva l’ardire di uscire per cercare da mangiare. Sono queste persone, quelli che la storia conosce appunto come ‘franchi tiratori’, che Casaggì, insieme ad alcuni esponenti PDL, si appresta a commemorare il prossimo 11 agosto al cimitero fiorentino di Trespiano.
11 agosto, anniversario della Liberazione di Firenze ma anche vigilia della strage di Sant’Anna di Stazzema (Lucca), dove proprio i fascisti locali, incappucciati per non farsi riconoscere, condussero i nazisti sulle montagne per una delle più terribili stragi che la storia italiana ricordi.
E Matteo Renzi, sindaco di Firenze, cosa c’entra in tutto questo? C’entra e c’entra male. Da una parte tace mentre nella città di cui è il massimo dipendente pubblico le destre commemorano un manipolo di assassini, e dall’altra si vanta perché, per la prima volta dalla commemorazione della Liberazione, non ha chiamato un partigiano, bensì un ex Vescovo, a tenere l’orazione ufficiale. E non racconti, per cortesia, di averlo fatto per dimostrare l’apporto dei cattolici nella Liberazione della città. L’apporto dei cattolici resistenti non è in discussione, mentre è tutt’altro che chiarito l’aspetto delle connivenze della Chiesa papale con il fascismo, che l’ex Vescovo, se pure si tratta del buon Piovanelli, rappresenterà nel momento dell’orazione.
I miei pensieri:
- a) per i civili uccisi dai franchi tiratori e per le loro famiglie e amici, cui va il mio ricordo e il mio affetto.
- b) per i partigiani e le partigiane italiane/i. In una società in cui i bambini non sanno che lavoro facevano i nonni, troppo spesso dimentichiamo anche di insegnare ai nostri ragazzi la storia della Resistenza italiana, cioè la chiave delle nostre attuali libertà.
- c) un pensiero anche per i più giovani simpatizzanti di Casaggì che, attratti dall’eloquio disinformato di alcuni capi e capetti, credono di essere alternativi quando invece sono i più conformi al sistema. Per questo mi permetto di dire: informatevi, cari ragazzi, disvelate i vostri capi, siate belli e ribelli, pensate in autonomia. Magari partendo da questo video: Manifestazione contro le foibe: perché la sinistra non ha partecipato?.
E il sempre attuale: Destra fascista in Italia e nella ‘rossa’ Toscana (in collaborazione con Ornella De Zordo).
- d) infine, un pensiero generale: se condividete questo articolo, o il contenuto dei video, postatelo su FB, perché se aspettate che lo faccia Matteo Renzi facciamo notte.
Saverio Tommasi è attore e autore di libri e spettacoli di teatro civile. Realizza inchieste video di taglio giornalistico, anche con telecamera nascosta.
Il suo pensatoio è http://www.saveriotommasi.it.