Le pagine bianche, protesta di Wikipedia sede virtuale di un archivio dell’umanità nutrito da milioni di lettori-ricercatori, arrivano assieme al declassamento di Moody’s che precipita l’Italia a due passi dalla Grecia. La combinazione non contempla solo la Grecia delle banche di oggi, anche la Grecia dei colonnelli neri che sventolavano il fascismo 40 anni fa: “Istanbul, Atene: adesso Roma viene”. Voci di Gasparri, Storace, La Russa. Ricordate? Intanto l’avvocato e onorevole Bongiorno lascia la guida della commissione parlamentare dove aveva cercato di mediare fra chi vuol punire il giornalismo che racconta le intercettazioni del premier e chi difende le indagini dei magistrati anti malaffare.
Come un arcangelo di Arcore l’onorevole Maurizio Paniz fa passare due righe capestro: chiudono in galera i cronisti che raccontano tutto, proprio tutto, per testimoniare in quale mondo viviamo. La Bongiorno ha appena liberato dal carcere di Perugia il ragazzo pugliese accusato di aver ucciso Meredith e dopo il trionfo non sopporta la parola “carcere”. Fino a ieri si diceva la vittoria di Pirro. Diventa la vittoria di Paniz: sprofonda il suo primario nel disprezzo di ogni paese civile. Se negli ultimi mesi i presidenti dei G8, G10, G20 evitano di averlo al fianco negli incontri internazionali, ormai gireranno la testa nelle foto di gruppo, capo del governo di un paese illiberale come la Russia dell’amico Vladimir, come il Cile di Pinochet.
Con piccole differenze che segnano le diverse vocazioni: il generale impacchettava i disobbedienti nei lager di ghiaccio del Terra del Fuoco, il commerciante Berlusconi seppellisce nel debito i poveri giornalisti a stipendio. Multe che valgono un anno di lavoro. Nessun editore avrà cuore per farli scrivere più. Ma il Paniz dalla barbetta bianca che incornicia gli occhi spiritati dei profeti di sciagure di Igmar Bergman, sa fare i conti con la scaltrezza di ogni avvocato. La legge non è retroattiva, riguarda le disobbedienze del futuro, in modo da evitare che il premier ancora una volta in tribunale a proposito del caso Fassino (“abbiamo una banca”), registrazione non ancora trascritta e messa a verbale eppure subito nelle sue mani e il giorno dopo nella prima pagina del suo giornale di famiglia; per evitare, insomma, che l’applicazione retrodatata della legge capestro possa spedire subito al fresco i fratelli B e il B ciarliero oggi al timone di Libero, ieri guida spirituale del Giornale. Bisogna dire che le leggi retrodatate si contano nelle dita di una mano dopo il tramonto dei ragazzi di Salò, ma , guarda caso, il passato da punire si proietta nel futuro solo dopo la discesa in politica del signor Mediaset.
Prima o poi un nuovo governo strapperà il bavaglio. Speriamo prima del poi che mantiene in vita la legge elettorale del Porcellum finalmente bocciata dal referendum popolare. Perché se la paura diventa endemica e il coraggio civile svanisce come è successo nel Cile di Pinochet, la libertà d’espressioni non tornerà ad essere la stessa. Il generale ha perso il potere 22 anni fa. È morto da 10 eppure sopravvivono i filtri censori dei grandi quotidiani cileni: più o meno quelli della dittatura. Nel Mercurio, il più importante giornale del paese, esiste una commissione di estensori che spilucca ogni articolo, dallo sport alla politica. Può intervenire a mani libere. Cancellare, rovesciare. Non sono supergiornalisti, ma tecnici che controllano “l’equilibrio delle informazioni”. Fra loro d’obbligo un rappresentante delle forze armate. Forse Paniz si è ispirato a Santiago, forse è solo un trasporto verso il suo leader perseguitato. Siamo in queste mani.