L'Aquila 27 Giugno 2009: manifestazione contro il governo
Che il pregiudizio sessista non sopravviva solo nelle chiese lo dimostra l’inerzia della stampa quando non coglie la possibilità di uno scoop quando si imbatte nella notizia del congresso di un gruppo dal nome fantastico: “rivoluzione gentile”. Un ossimoro geniale, che può venire in mente di inventarlo solo a delle donne. Infatti tutto si può dire delle rivoluzioni tranne che gli uomini ne abbiano mai pensata una nonviolenta. Immaginate: “signor Luigi XVI, scusi, noi del terzo stato vorremmo scardinare tutto.. permette?” o anche “cari compagni, qui Lenin: sono già a Pietroburgo perché i tedeschi, carinissimi, mi hanno favorito il passaggio. Se va bene anche a Trotzky, ci vediamo allo Smolnyi e sentiamo da Kerenski se è il caso di scrivere due righe allo zar per dirgli che il popolo dei soviet, rispettosamente, lo detronizza…”.
Rimediamo noi di “Domani” al mancato scoop e informiamo che dall’11 al 13 novembre si terrà all’Aquila il primo congresso delle “rivoluzionarie gentili”. Sono donne che si dichiarano elettrici di sinistra e perfino iscritte ai diversi partiti e sodalizi Pd, Idv, Sel, Verdi. Ma sentono l’esigenza di far valere nei fatti la sempre richiesta e mai valorizzata opinione femminile in un momento così pesante e impegnativo per il paese e per il mondo. Gli effetti disastrosi di tanti anni di berlusconismo e le modificazioni sociali di estrema gravità che ne sono derivate le hanno indotte alla scelta di farsi soggetto politico radicale. Contro “il vituperio, l’arroganza, la violenza anche solo verbale con cui oggi si attacca chi non la pensa come noi”, si sono autodeterminate a scendere in campo per una trasformazione profonda che cancelli “le pratiche clientelari, i privilegi ingiustificati, gli abusi, le incrostazioni culturali, i pregiudizi, le forme di intolleranza, la violenza sulle donne e sugli omosessuali, la paura del diverso, l’emarginazione sociale”. Anche se la richiesta “rivoluzionaria” resta quella delle primarie che deve portare a scegliere “chi sia il leader” (perché no domando: perché non scrivete anche “la” leader?) e i candidati (perché non le candidate?), vogliono la presenza femminile al 50 %. Soprattutto vogliono la trasversalità di genere: le donne di sinistra debbono allearsi perché altrimenti non si ottengono risultati né nella frammentazione dei gruppi e gruppetti femminile, né “agendo all’interno di un partito, dato che ogni posto per una donna è un posto tolto a un uomo”.
Ritenendo esperienze positive le lotte vicentine del “no Dal Molin” e del “no Tav”, contro le discariche e gli inceneritori, per la difesa del territorio e della salute, si propongono di dare l’impronta femminile (chi conosce meglio delle donne le possibilità di riformare l’organizzazione del lavoro, ancora tutta incentrata sul maschio adulto privo di impegni familiari?) alle decisioni politiche per dare priorità alla qualità della vita che parte dall’esperienza quotidiana.
Nonostante l’affidamento alla consapevolezza dei settori femminili dei partiti, non si tratta di un programma propriamente femminista e anche le rivoluzionarie gentili rischiano di restare dentro la logica politica tradizionale e di finire sconfitte dal prepotere maschile. Tuttavia la scelta dell’Aquila come sede congressuale è un altro colpo di genio, perché è un luogo simbolico: vi si vedono con estrema chiarezza sia la violenza degli imbrogli e delle strumentalizzazioni del governo menzognero, sia la tenacia mite delle donne che continuano a reagire e a denunciare.
Vediamo, qualunque cosa possa avvenire in queste settimane, in previsione la campagna elettorale: le donne non hanno lanciato segnali concreti, anche se ci attendiamo qualche novità dal nuovo incontro di dicembre “Se non ora quando”. Intanto non è male avanzare con urgenza qualche proposta che traini la società a partire dal femminile. Patria o matria che sia, bisognerà tirare l’Italia fuori dai guai…
www.rivoluzionegentile.it
Giancarla Codrignani, docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature