Parlo del Brasile perché è il Paese dove vivo, ma il profilo del Corrotto non cambia da un tropico all’altro. E non cambiano i sistemi per snidare e cancellare la Corruzione. Non è facile malgrado leggi, sistemi giudiziari, polizie, giornali e tv fanno la guardia e scavano verità nascoste. In Brasile e ovunque prevale l’impunità che è la madre dei Corrotti. Avete mai constatato che un brasiliano ricco e potente, processato e condannato, alla fine sia finito in una vera prigione ? Il Corrotto non si considera un truffatore. Solo esperto nel far girare il denaro. Mai un vero ladro, ma raffinato prestigiatore che conversa amabilmente, sorrisi gentili, inchini, complimenti.
Il Corrotto raramente si espone: estorce. Considera diritto legittimo intascare commissioni e percentuali per servizi insoliti ma sempre servizi. Come le raccomandazioni o propagande elettorali dietro le quali soffia senza mettere la faccia. Ritiene una follia fuori dei tempi fare queste cosa senza guadagno. Esistono vari gradi di corruzione. Il Corrotto ufficiale usa la funzione pubblica per ottenere vantaggi per sé, per la famiglia, per gli amici. Cambia la targa dell’automobile per poter girare dove vuole. Utilizza carte di credito intestate allo stato; fa viaggiare mogli e figli a carico dell’erario. Considera naturale gonfiare i prezzi di fatture legate ad appalti od acquisti che tratta per conto dell’ente pubblico. La logica che anima le sue abitudini è corrotta: “Se non ne approfitto adesso, chi viene dopo di me o chi lavora attorno a me guadagna al mio posto. Tanto vale…”
Unica preoccupazione, essere sorpreso in fragrante. Se anche succede è ben corazzato. Non si vergogna nel guardarsi allo specchio o perché il suo nome è finito sui giornali e la sua faccia in tv. Ha sempre spiegazioni convincenti da distribuire a chi incontra. Il Corrotto considera tutto ciò che può allargare il suo benessere cosa dovuta. I regali di Natale da parte di fornitori. Vacanze pagate ai magistrati per salvare amici in difficoltà. Pensa a tutto lui. Poi c’è il Corrotto privato il quale non esibisce, ma insinua. E’ il re della metafora. Mai parole dirette. Si affida alle nebbie di espressioni criptate nella certezza che chi ascolta sia sintonizzato sulle stesse onde. Poi c’è il Corrotto “francescano”, specie di Robin Hood. Ruba qua e distribuisce là, ma qualcosa gli resta sempre in mano. Non ostenta ricchezza. Non viaggia all’estero per non prestare il fianco alle anomalie di chi misura il tenore e di vita sullo stipendio. Ed è il primo a protestare pubblicamente appena scoppia un caso di corruzione.
Il Corrotto complice guarda il video che testimonia la mancia sporca ad una signora deputato indignandosi per coprire altre “anomalie”. La sua immagine virtuosa deve risplendere lontana dai sospetti. Perdona pubblicamente i ladri annunciando la speranza che si redimano, insomma, crea predenti che possano tornargli utili quando sarà lui sotto tiro. In Brasile c’è gran fermento. I Corrotti tengono d’occhio la Coppa del Mondo di calcio del 2014 e i Giochi olimpici, sempre a Rio, 2016. Lo stato annuncia uscite per 350 milioni di dollari, ma i Corrotti bene informati sanno che i milioni di dollari diventeranno mille e 800. Il loro spazio è quello. Il Corrotto non sorride: è solo e sempre gentile. Non fa complimenti, allunga la mano con la solennità dell’amico eterno. Non elogia: incensa. Frugando fra le sue carte tutto appare chiaro nei conti delle banche. L’abitudine a corrompere è da non rendersi conto, ormai, d’essere conto di essere Corrotto.
Si considera un commerciante fortunato. Mellifluo, il Corrotto è pieno di dita che nasconde mescolando la sua ombra all’ombra degli onesti. Il Corrotto tratta i subalterni con la durezza del perbene intransigente e chi ne subisce l’autorità dubita, a volte, di essere una creatura umana. Cosa possiamo fare? Impossibile mandarli in prigione ma possibile col voto tenerli lontani da quel “pubblico” che riguarda tutti noi.
È una delle voci libere della Teologia della Liberazione. Frate domenicano, giovanissimo, è stato imprigionato e torturato dalla dittatura militare brasiliana. L'impegno umano, inevitabilmente politico, verso i milioni di diseredati che circondano le città e vivono nelle campagne del suo paese, lo ha reso pericoloso agli occhi dei generali che governavano il Brasile.
Ha scritto 53 libri. La sua prosa diretta e affascinante analizza l'economia e la politica, la vita della gente con una razionalità considerata " sovversiva " dai governi forti dell'America Latina, e non solo. Non se ne preoccupa. L'ammirazione dei giovani di ogni continente lo compensa dalla diffidenza dei potenti. Venticinque anni fa ha incontrato e intervistato Fidel Castro, libro che ha fatto il giro del mondo. Lula, presidente del Brasile, lo ha voluto consigliere del programma Fame Zero. Frei Betto è oggi consigliere di varie comunità ecclesiastiche di base e del movimento Sem Terra.
Ha vinto vari premi. L'Unione degli Scrittori Brasiliani lo ha nominato Intellettuale dell'anno. Il suo libro " Battesimo di Sangue ", tradotto in Italia, è diventato un film.