Tra le eredità vergognose di questi anni da cui non so quando (e quanto, tenuto conto che Berlusconi, davvero, è stato il sintomo ma noi stessi siamo la malattia) ci libereremo, ci sono il populismo, il malpancismo, il cattiverismo.
Una ministra ha pianto pronunciando la parola “sacrifici” per il paese. Ho ricevuto osservazioni di questo genere: “Le lacrime vere le versano i tartassati, i deboli, i diseredati, quelli che da oggi si suicideranno per la vergogna di non arrivare a fine mese, o si lasceranno morire di fame per difendere la loro dignità piuttosto che andare alle mense dei poveri…. Le lacrime vergognose e offensive della Fornero sono solo ipocrite manfrine televisive. Scoppia a piangere. Poverina. Basta asciugar la lacrima, e tutto passa. E, voilà, per lei tutto ritorna come prima. Lei non conosce le lacrime amare, quotidiane, dei milioni di pensionate e pensionati a basso reddito, dei disoccupati e precari, dei poveri, che già in perenne lacerante sofferenza, ora, dopo i provvedimenti, verseranno continue e drammatiche lacrime. Gli altri: i ricchi e gli straricchi, gli evasori, i furbi scientifici, i corrotti, i ladri, i parassiti, gli esportatori di capitali, gli speculatori finanziari, di regime e di tutte le risme, i “fini” dicitori di barzellette e compari profittatori, i vati giullari adoratori dell’ampolla e del dio Eridanio, i mafiosi e gli “amici degli amici”, i distruttori dello stato e dei beni comuni, continueranno tranquillamente a “ostriche e bollicine”. Loro hanno sempre i santi in paradiso, e nel novello governo. Per codesti si prepara proprio un bel ricco e grasso Natale. Senti che botti. È puro champagne da 1000 (e.) cadauno, che scorre a fiumi. “Sciacalli”. Rabbia di Domenico Stimolo
Non mi interessa contrapporre la lacrima femminile al livore di chi si colloca sul neutro e contesterebbe la lacrima anche a Monti che, per carità, non la verserebbe mai. Tra l’altro anche qualche donna conferma con maggior perfidia: “direi assolutamente indecenti le lacrime di Fornero ma, forse, ancor più, la piccola recita tra i due” (Marcella de Negri).
Sulle lacrime le donne hanno detto e stanno dicendo cose serie. Intendo solo commentare l’aspetto sociologico: un conto è avere avversari politici o contestare politiche che si ritengono dannose, un altro farsi trascinare dalla rabbia, fare casino e non andare a votare perché sono tutti uguali. O contestare la casta, come se ce ne fosse una sola e negare legittimazione non ai soli corrotti, ma all’istituzione rappresentativa. Intanto si è allargata la forbice e facciamo conto di non sapere che si vendono 250.000 macchine da 100.000 euro all’anno, mentre non si pagano le tasse e la Fiat va a rotoli; mentre i supplementi dei quotidiani non sono mai stati così carichi di pubblicità di lusso come in queste settimane, quasi che tutte le donne vestano tailleurs Armani e gli uomini giubbotti Moorer. Abbiamo un governo chiamato apposta – in una situazione di resa incondizionata a poteri più forti dei singoli stati e dell’Europa intera – per fare il chirurgo (chi pensa di operare la sfida altrimenti si faccia avanti) in piena legittimità ma non uscito da elezioni (che, attualmente, avrebbero riportato al governo B. o chi per lui). Sono finalmente persone rispettabili, competenti, parlano compostamente e reagiscono da esseri umani. Non si può pensare che chi si impegna dignitosamente (la cosa che non abbiamo mai visto in questi anni berlusconiani la cui negatività non erano le donne o le barzellette del capo, ma il discredito portato sugli italiani internazionalmente, la manipolazione televisiva, la corruzione portata a livello istituzionale, le leggi che hanno ben più gravemente di quanto si pensi danneggiato gli interessi dei più indifesi) non debba ricevere rispetto oltre che legittime critiche. Dobbiamo riprendere costumi civili: Almirante resta il fucilatore di partigiani, ma nessuno lo contestò quando rese omaggio alla salma di Berlinguer. Forse aumentano le difficoltà quando dobbiamo rispondere nel merito, ma solo quella è politica. Soprattutto quando ci sono crisi in corso, bisogna starsi attenti: il vero ribelle è quello che argomenta, non quello che si incazza.
Giancarla Codrignani, docente di letteratura classica, giornalista, politologa, femminista. Parlamentare per tre legislature