INTERVISTA ALL’AUTORE FRANCESCO SAVERIO ALESSIO
C’è una coppia di autori calabresi che dal silenzio nel quale a molti piacerebbe vederli definitivamente relegati, seguitano a fare un rumore tale da causare il continuo riaccendersi di luci su una Calabria che sicuramente preferirebbe rimanere al riparo dagli sguardi.
Mi riferisco a Emiliano Morrone e Francesco Saverio Alessio, gli autori che hanno dato origine ad un sodalizio professionale che si può distinguere per la ricchezza di contenuti nei loro lavori, frutto di una collaborazione animata da due straordinarie personalità che si distinguono per curiosità intellettuale, per generosità nell’impegno e per la forza con la quale conducono la loro attività.
Insieme hanno realizzato due opere letterarie: “La Società sparente” e un libro in prossima uscita “Famelika”.
Curiosamente entrambe le pubblicazioni sono state segnate da delle insolite vicissitudini editoriali.
Emiliano e Francesco rappresentano sicuramente un sodalizio professionale anomalo per la loro eterogeneità. Il primo è un giovane uomo con una formazione giuridico filosofica, il secondo è un consapevole cinquantenne con una profonda vocazione artistica. Il collante che ha potuto dar origine a questa particolare collaborazione è rappresentato dal comune amore per la Calabria, terra che vedono ogni giorno violentata dalla ‘ndrangheta, un fenomeno che disprezzano fortemente e di fronte al quale hanno dimostrato di avere ben pochi timori reverenziali.
Sono a Milano con Francesco Saverio Alessio.
FRANCESCO, LA TUA PRIMA COLLABORAZIONE EDITORIALE CON EMILIANO MORRONE E’ STATA “LA SOCIETA’ SPARENTE”, DI COSA TRATTA IL LIBRO?
La Società sparente è un opera che cerca di descrivere la realtà della Calabria odierna, di come la ‘ndrangheta e la politica collusa con essa violentano gli individui nel loro essere più profondo. In questo libro analizziamo i metodi della “costituzione del consenso”, di come si possano creare i presupposti affinché la ‘ndrangheta diventi un comune modo di pensare. Un esemplificazione di questa alterata visione è quello che definiamo “il mito della terza figura“, il concetto secondo il quale è impensabile ottenere una qualsiasi risposta alle proprie esigenze senza dover passare attraverso la mediazione di qualcun altro, questo per qualsiasi pratica, illegale o legale che sia.
La lezione illuministica non ha mai avuto seguito in Calabria, dove con una sinergia fra il potere politico e quello della ‘ndrangheta è stata uccisa l’autonomia individuale delle persone rendendole schiave di un pensiero per cui la mafia è parte integrante della quotidianità diventandone addirittura indispensabile, un processo, che Alfonso Maurizio Iacono applicandolo anche ad altre categorie, definisce “naturalizzazione”.
Nel libro Emiliano ed io cerchiamo di descrivere il processo di naturalizzazione che sta avvenendo e che porta a considerare alcune forme di corruzione, o altri bassi comportamenti, come del tutto naturali. Tentiamo di dare corpo alla teoria di Alfonso Maurizio Iacono secondo la quale esistono stretti rapporti tra storia, filosofia, antropologia e politica di un popolo.
Riflettendo sulla necessità della ricerca di autonomia, o come dice Gianni Vattimo dell’emancipazione, non potevamo non notare quanto siano sottomessi i calabresi, è questa mancanza della consapevolezza di aver la possibilità di essere autonomi che conferma e conforma il potere della ‘ndrangheta su di loro.
La malavita esercita un controllo incondizionato sulle decisioni quotidiane della gente, per quanto riguarda l’espressione del voto il dominio è tale da permettere alla criminalità di controllare direttamente ed interamente la politica. Ne consegue che i calabresi per continuare ad “essere” hanno due possibilità: adeguarsi alle regole della malavita o andarsene … se non ci si adegua si è costretti a sparire prima che siano loro a farti sparire definitivamente.
IL VOSTRO E’ STATO UN LIBRO CHE HA DATO FASTIDIO, TANT’E’ CHE E’ SCOMPARSO DAL MERCATO IN MANIERA MOLTO REPENTINA
Il titolo “La società sparente” è stato quasi profetico sul destino del libro. La prima edizione è stata accolta da un discreto successo nelle librerie, tant’è che abbiamo stampato una seconda edizione a distanza di soli due mesi dall’uscita della prima. Questa nuova edizione contiene un aggiornamento di 30 pagine che affonda un po’ più le mani nei rapporti tra i poteri. Siamo riusciti a disegnare una “mappa del potere” che, guarda caso, coinvolge le stesse persone fatte oggetto delle indagini condotte dall’allora P.M. Luigi De Magistris nelle inchieste Poseidone e Why not. Grazie a questa mappa si è reso evidente come questi uomini, di cui nel libro facciamo nomi e cognomi, siano tutti riconducibili a Lamezia Terme, e ad ambienti della massoneria deviata. Sottolineiamo come sia diventato diffuso l’atteggiamento per cui, anche di fronte a gravi reati, si preferisce un atteggiamento di ostinato silenzio piuttosto che ammettere delle evidenze di reato. Con la nostra inchiesta abbiamo toccato poteri molto forti, così forti da condizionare persino decisioni di istituzioni come il Csm, e tutta la storia della procura di Catanzaro indagata quasi nella sua interezza da quella di Salerno lo dimostra.
Da qui al fatto che il libro è diventato improvvisamente non reperibile, il passo è breve. Volevo ricordare che il pdf gratuito del libro è reperibile sul web, basta digitare “La società sparente scaricabile gratis” in qualsiasi motore di ricerca o cercarlo direttamente sul nostro giornale online La Voce di Fiore (www.lavocedifiore.org).
UN NUOVO LIBRO VEDE LA COLLABORAZIONE TUA E EMILIANO MORRONE: FAMELIKA. UN LIBRO CHE, ANCHE SE IN RITARDO SULLE PREVISIONI, E’ IN PROSSIMA USCITA E PARLA DELL’ASSISTENZIALISMO E DEL CLIENTELISMO CALABRESE
In Famelika, rispetto a La società sparente riflettiamo di più sulla responsabilità della popolazione nel far si che il malaffare continui ad essere. Il nuovo libro descrive la maniera per cui la popolazione è anche protagonista e non solo vittima di questa situazione. La gente si è privata di qualsiasi forma di dignità e questo permette al potere criminale di consolidarsi sempre più. Opporsi a un uomo potente, in Calabria, comporta l’immediata esclusione da parte della collettività, contestare l’operato del tiranno è vissuto dalla società come una mancanza di rispetto, siamo noi che denunciamo le malefatte ad essere considerati dannosi. In una società come quella calabrese, che non ha mai avuto l’esperienza storica né del Diritto romano e né di quello arabo, e quindi ancora antropologicamente tribale, lo ‘ndranghetista assume il ruolo di totem all’interno della comunità. è seguendo questo ragionamento chi vìola il tabù è come se violasse il fondamento stesso sul quale la società si basa.
LE MANOVRE MESSE IN ATTO PER OSTACOLARE LA DIFFUSIONE DEI VOSTRI LIBRI E’ UNA DIMOSTRAZIONE DI QUANTO LA VOSTRA VOCE SIA TEMUTA DALLA MALAVITA CALABRESE.
La forza della ‘ndrangheta e della collusa politica calabrese è basata su una deculturizzazione della gente e sull’infondere terrore suscitando la paura nel futuro. Questa è una condizione che rende molto più facile dominare sulla coscienza della gente e contemporaneamente allontana la possibilità che qualcuno abbia voglia di sottrarsi a una delle poche certezze rappresentata appunto dalla presenza costante della malavita nella quotidianità.
Nell’ottica della realizzazione di questo progetto la dissipazione culturale a cui si condanna la gente, attuata sia attraverso la spinta all’emigrazione sia con la cancellazione dei segni della tradizione, prove tangibili dell’esistenza di una cultura calabrese in cui la ‘ndrangheta non era contemplata, diventano uno strumento di primaria importanza per dominare il modo di pensare stesso delle persone. Un cittadino a cui è stata rubata l’identità e di conseguenza anche la dignità è più manovrabile da parte del potente di turno. E’ quindi facile intuire come due persone, due calabresi, come siamo io ed Emiliano, che spingiamo le persone alla ricerca dell’autonomia e a ragionare utilizzando solo la propria testa, siamo visti come pericolosissimi agl’occhi dei politici e della ‘ndrangheta.
VISTO L’IMPEGNO CHE E’ STATO PROFUSO NEL CIRCONDARE TE ED EMILIANO DA UN SILENZIO SINGOLARE SIGNIFICA CHE FATE PAURA. COSA TEME DI PIU’LA ‘NDRANGHETA ?
Li terrorizza la parola perché può suscitare consapevolezza. Non sono richieste parole in Calabria, e nemmeno intorno alla Calabria; meno se ne usano e meglio si sta. Non è un caso che anche il vocabolario dei politici calabresi sia molto ristretto, deve restringere il campo dei desideri possibili, deve condurre ad un senso di incapacità diffusa, all’incertezza. La paura del futuro insieme all’aspirazione generale all’assistenzialismo riportano necessariamente alla totale dipendenza dalla politica. Con il lavoro svolto da me ed Emiliano, un lavoro di fedele registrazione della consequenzialità degli avvenimenti, rischiamo di causare nel cittadino la presa di cognizione della situazione in cui si trova.
Se si risvegliasse la coscienza del cittadino comune, non per forza di un affiliato a questa o quella cosca, la ‘ndrangheta smetterebbe di esistere. E’ la complicità di tutti che la rende così potente. Se le parole spariscono, poi spariranno gli argomenti, poi i pensieri e di seguito le aspirazioni a migliorare la situazione nella quale si vive.
Loro hanno paura delle parole, hanno paura del pensiero autonomo ed indipendente.
La ‘ndrangheta ama il silenzio.
FRANCESCO, GRAZIE PER L’INTERVISTA. FACCIO UN GRANDE IN BOCCA AL LUPO A TE E NATURALMENTE ANCHE AD EMILIANO.
Susanna A. Pejrano Ambivero (Milano, 06 Agosto 1971) ha una formazione medico scientifica, spesso impegnata in battaglie sociali e culturali soprattutto nell ambito del contrasto alla mentalità mafiosa. Vive nel profondo nord, a Cologno Monzese (MI), località tristemente nota per fatti di cronaca legati a 'ndrangheta e camorra.