Ragazza espulsa dall’Università, minigonna proibita (in Brasile)?
24-11-2009
di
Joao Meneghetti
Studentesse italiane che sorridono, per il momento
San Paolo – E’ diventata improvvisamente famosa la signora Gelmini, ministro dell’educazione italiana. Più volte citata, quasi invocata; più volte respinta quale “ esempio medioevale “. Attorno alla sua decisione di imporre nelle scuole il vecchio grembiule e la raccomandazione di abiti sobri negli istituti superiori mentre il ministro sta preparando la riforma dell’università; attorno ai nuovi regolamenti italiani che fino a ieri suonavano strani nel Brasile disinibito nell’immaginario dei turisti, girano le polemiche che accompagnano l’espulsione dall’università privata Bandeirantes nella città di Sao Bernardo do Campo (residenza il presidente Lula), stato San Paolo, espulsione di Geisy Arruda, vent’anni: frequentava le lezioni con minigonne definite “ provocanti “, provocazione alla quale un gruppo di compagni di studi (quasi cento) ha reagito con una certa vivacità. Spintoni e grida alle quali una parte delle compagne di corso si sono associate: “Puttana, puttana”. Geisy è stata trascinata fuori dall’aula. I giornali ne hanno parlato accusando l’università, frequentata da 60 mila studenti, di eccessiva intolleranza. E l’università ha risposto con annunci a pagamento sugli stessi giornali: “la ragazza ha dimostrato mancanza di rispetto alla morale. Reazione dei compagni comprensibile nella difesa della dignità dell’ambiente scolastico, ambiente dove al lavoro di ricerca e all’impegno degli allievi va accompagnata un rispetto violato dalla studentessa dalla minigonna eccessivamente ridotta”.
I genitori di Geisy sono intervenuti in difesa della figlia attraverso un avvocato che ha chiesto al ministro dell’educazione di “reintegrare la ragazza nella facoltà e con tante scuse”. A questo punto si è fatto vivo il ministro dell’educazione superiore dello stato di San Paolo (signora Maria Paula Dallari) definendo “sproporzionata” l’espulsione soprattutto se paragonata al “richiamo senza conseguenze pratiche” che la direzione dell’università ha applicato ai ragazzi che hanno aggredito e spinto fuori aula la compagna di studi.
Il dibattito è uscito da Sao Bernardo do Campo per interessare l’intero paese con un quesito mai posto al Brasile dei carnevali nudi di Rio: si può frequentare le lezioni dell’università vestiti come si crede? Jeans o minigonne, barbe e capelli lunghi, pearcing e tatuaggi per ragazzi e ragazze?
L’Unione degli studenti Brasiliani spalleggia Arruda: “la funzione educativa dell’università è insegnare la tolleranza”. L’espulsione viene definita “forma insopportabile di un machismo dai nervi deboli”. Ma l’università ha tenuto duro: “espulsione irrevocabile”. A questo punto si è fatto vivo il ministero dell’educazione di Brasilia sospendendo il provvedimento. Convocate nella capitale associazioni di studenti e direzione dell’università. Geissy Arruda pretende la riammissione per questione di principio: “Non tornerò mai più ma voglio fissare una regola che liberi da interpretazioni soggettive tutte le università del Brasile”. Nel regolamento dell’università privata di Sao Bernardo do Campo non esiste, infatti, nessun accenno all’abbigliamento che i ragazzi devono rispettare. Geisy ha ricevuto proposte di iscrizione da dodici università dello stato e del paese. Ma non solo: da Buenos Aires e Città del Messico le propongono borse di studio invitandola a lasciare il Brasile. Ma Geisy parla portoghese e non se la sente di sostenere gli esami in castigliano. Resta a casa, deciderà dove inseguire la laurea.