Nessun principe, nessuna scarpa della felicità: abbandonata in casa da chi va a festeggiare. Una, diecimila: quante ?
Non ci sono più fiammiferaie per la strada, in queste notti non più così gelate, tanto meno extracomunitarie, ormai rimandate, anzi “respinte” nei loro paesi d’origine, se proprio non hanno voglia di prostituirsi… Ma ci sono, semmai, ben nascoste anche agli occhi del Grande Fratello, molte solitarie Cenerentole che nessuno più invita ai balli, come quello – sempre magico e sfarzoso – immaginato della notte di San Silvestro. Forse perché non sono proprio più giovanissime e non servono ad allietare le feste “a primari e servitori dello Stato”, come denuncia il Terzo Occhio di Battiato (Inneres Auges, in tedesco suona meglio, effettivamente).
Eppure sono ancora belle, un po’ troppo intellettuali forse, anche se forse non sono mai state femministe, in ogni caso “diverse”. Sono comunque anche un po’ del tipo “Quello che le donne non dicono”, altra stupenda canzone dei nostri giorni, ovvero “dolcemente complicate”… Ma almeno si dovrebbe poter presupporre che uno straccio d’uomo ci sia.
Invece per la nostra Cenerentola di turno, forse un po’ difficile da accontentare, o forse solo un pochino sfortunata in amore, un uomo che sia degno di tale nome non c’è più da un pezzo. E poiché, in conformità con la tipologia, non è mai stata una femminista convinta, può anche ammettere che le pesi la solitudine e, stranamente, il vuoto d’amore. In questi giorni di fine anno se ne accorge di più, anche se non ha un camino pieno di cenere su cui piangere… La potremmo chiamare forse meglio “Piedinigelati”, visto che con il numero 37 e mezzo può dire di avere ancora un piccolo piede da Cenerentola, specie adesso che i 41/42 sono sempre più diffusi tra le nuove generazioni. E visto che da sempre i suoi piedi sono regolarmente da scaldare. Le scarpine di cristallo, ad ogni modo, sarebbero del tutto inadatte, per giunta in pieno inverno.
E le sorellastre? Non ci sono mai state, se è loro che state cercando. C’è invece una giovane e bellissima figlia ventenne, che alle feste va sempre, ed infatti è lì che si sta preparando da ore per la gran serata, e non vuole nemmeno sapere se la mamma resterà sola la notte dell’ultimo dell’anno, anzi non vuole nemmeno sentirla parlare per paura che possa lamentarsi… E lei non può sopportare proprio di avere una mamma infelice. La mamma di Cenerentola infatti fa finta di niente, anzi è veramente contenta che almeno sua figlia vada a divertirsi, pur se si vede lontano un miglio che i suoi occhi sono tristi, anche se nessuno la guarda negli occhi da vicino, figuriamoci poi da lontano… A volte le sembra addirittura di essere diventata invisibile, altre volte invece è così goffa che va a finire addosso alle persone, forse inconsapevolmente, per farsi notare (…ma non è mai la persona giusta!).
Chi mai dovrebbe dunque invitarla più ad un ballo? E perché mai insistere con questo desiderio, tutte le volte rimasto inappagato? E che razza di Cenerentola sarebbe mai questa, senza cenere, senza scarpine, senza sorellastre e soprattutto senza… Fata madrina? Ed invece quella potrebbe pure esserci, ma è sempre piena d’impegni! È una simpatica anziana amica… ma nelle feste parte sempre, chissà mai perché, non c’è mai quando ci sarebbe tanto bisogno di lei…
Del resto, probabilmente nessuno organizza più vere feste da ballo ed in fin dei conti sua figlia le parla di feste dove per lo più si mangia e si beve tanto, con il sottofondo di musiche assordanti, tali da non poter riuscire nemmeno a parlare un po’… ma i giovani hanno una comunicazione così empatica, in quelle circostanze, da non aver alcun bisogno di parole. Quelli del “riuscire capire le parole” sono problemi da inquiete cinquantenni, come la nostra Piedinigelati (però, sembra quasi un nome da indiana Sioux… e perché non pensare a una Cenerentola Pellerossa?)… Meglio allora andare ad accendere lo scaldino, almeno i piedi si sentiranno confortati… o mettersi due calde babbucce di lana, molto meglio delle assurde scarpette di freddo cristallo, no?
E poi? Ah, già la carrozza con i cavalli… tutta colpa della sua paura di guidare. Non è mai riuscita a prendere la patente e questo è il risultato, non viene più nessuno a prenderla e a riportarla… e dunque ci vorrebbe proprio un cocchiere-autista… ma quando mai?! E, tuttavia, a cosa le servirebbe una macchina? Per rimanere bloccata nel traffico? O per correre verso il mare? Già l’unico vantaggio, poter raggiungere il mare… Ma non basterebbe il treno?
Suona il cellulare… no è un SMS. Qualche amica o amico che le fanno gli auguri. Si tolgono così ogni scrupolo di abbandono… meglio di niente. È sempre più rara la telefonata ormai. Anche Lui ora le manda solo un messaggino ogni tanto, specie nelle grandi occasioni, per inserirsi a viva forza tra le amicizie “distanti”… Basta così, o le sale il magone… Il massimo della magia.
Quanto alla fata madrina, dunque, pur se esiste, non arriverà in tempo per trasformare la sua zucca in cocchio. Ovvero la testa tarda in testa pesante… Ma questa trasformazione spetta solo a lei.
Quando riesce a dare un senso dinamico alla situazione si sente meglio, le sembra che ci siano nelle cose delle segrete connessioni da scoprire… Intanto lo scaldino è pronto e c’è sempre un buon libro da leggere o della musica o un film… Il ballo può ancora aspettare, questa notte è ancora per pensare… e per sognare. E domani mattina presto una corsa in treno, fino al mare.
Giusy Frisina insegna filosofia in un liceo classico di Firenze