SANREMO (1) – Tre operai di Termini Imerese sul palco dei miliardi come allo zoo
22-02-2010
di
Paolo Collo
Ho assistito alla serata finale del Festival di Sanremo e, a parte ogni considerazione sul secondo posto del patetico trio piccolo piccolo (e non alludo certo all’altezza di Pupo), sono rimasto decisamente – e negativamente – colpito dalla partecipazione dei tre dipendenti della Fiat e dell’indotto Fiat. Certo, la situazione degli stabilimenti di Termini Imprese è estremamente grave e, come si sa, se non ci sarà riconversione industriale, un bel po’ di dipendenti si troveranno per strada. Ma era quello il luogo per dibattere di un simile problema? O è stata un’esibizione di inutile “buonismo”? Siamo certi che i tre dipendenti utilizzati da Maurizio Costanzo come se fossero dei fenomeni da baraccone abbiano avuto dei vantaggi da una simile comparsata? Che in una trasmissione dai cachet milionari (la Clerici, Jennifer Lopez e via sperperando) ci fosse veramente posto per “la questione meridionale”? E che dire del modestissimo e impaurito intervento di Bersani? È al Festival di Sanremo che il segretario del Partito Democratico deve intervenire? I sindacati confederali erano al corrente della faccenda? E che dire del rabbioso comizio del ministro Scajola?
Credo sinceramente di no. Credo che ci siano luoghi diversi per discussioni diverse. Credo anzi che non sia assolutamente quello il luogo dove parlare dell’ennesima crisi economico-industriale che affligge l’economia nazionale. Credo anche che tutto ciò sia controproducente, mischiando, come al solito, e come sempre più spesso, sacro e profano, economia e canzonette, politica e presenzialismo, gossip e problemi reali, in un minestrone dove tutto pare sullo stesso piano.
(A quanto pare l’Italia ha proprio deciso di seguire l’esempio del suo presidente del Consiglio: andare a puttane).
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.