Voi italiani “normali” che non vi scandalizzate di niente
01-03-2010
di
Paolo Collo
Corruzione, mafie, falsi in bilancio, appalti truccati, vallettopoli, tangentopoli: non distinguono tra corrotti e corruttori per non mettere in dubbio l’immagine di B.
Sicuramente anche voi avrete o avete a che fare con persone che, nonostante l’evidenza dei fatti, continuano a non vedere – a non voler vedere – quanto sta accadendo in Italia e con chi abbiamo a che fare. Non sono persone ”schierate” che leggono “Libero” o “Il Giornale” o fogliacci simili, che tengono la fotografia di Feltri o di Cicchitto sopra il letto o che hanno il fazzolettino verde che spunta dal taschino. Sono persone “normali”, tendenzialmente democratiche, istruite, perbene. Che, ad esempio, comprano un quotidiano non particolarmente di parte come “La Stampa” di Torino. Ma pur leggendo gli articoli di Gramellini, della Spinelli, di Luca Ricolfi, di Carlo Federico Grosso o del direttore Mario Calabresi (tutti articolisti spesso critici nei confronti del presidente del consiglio e del suo branco di cagnolini scodinzolanti), i quali spesso e volentieri mettono il dito sulle tante piaghe di questo governo e di questi governanti, “non vedono”, sono ciechi, sordi e conseguentemente muti di fronte allo strapotere del Sultano. In questo modo riescono poi a indignarsi o a protestare – con amici o parenti o colleghi – riguardo la corruzione, le tasse, la disoccupazione dilagante, le piccole o grandi opere non fatte, il falso in bilancio, le seicentomila auto blu, le violentissime critiche della stampa estera, e poi le varie vallettopoli, tangentopoli e via ravanando nel pattume quotidiano, senza collegare colpe e colpevoli, senza distinguere tra corrotti e corruttori, e soprattutto senza mettere in dubbio l’immagine di B. Anzi, perdonandogli quasi tutto. “Tanto sono poi tutti uguali”, dicono. E’ forse su questo che bisognerebbe ragionare. Chi deve fare veramente paura non sono gli imbecilli con le teste rasate o le patetiche ronde della lega. Chi “mi” fa paura è ancora una volta la cosiddetta “gente normale”.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.