Il boccone che mangia Giuda nell’ultima di Cena con Gesù, è un boccone amaro, quello del tradimento. Esso però fu uno solo, a differenza di noi che sci stiamo ingozzando di ‘bocconi’ di ogni specie e forma. Giuda aveva ancora un minimo di pudore perché agì di notte, mentre i Giuda che sono al governo e in parlamento non si vergognano più dei tradimenti, ma addirittura se ne vantano e agiscono alla luce del sole. Il delirio di impunità è così forte e virulento che questi assassini del diritto e della Legge oltre che denigratori conclamati di illegalità, non si fanno più scrupolo di salvare le forme: a loro interessa portare a casa subito e tutto. Non starò a ripetere cose e fatti detti e ridetti, battuti e ribattuti, mi limito solo ad alcune stravaganze per esercitare la mia coscienza a non addormentarsi nemmeno per un momento.
Il professor. Paolo Prodi (fratello di Romano) e storico di professione ci ha intrattenuto a Genova con una riflessione pacata e amare su “Quando i cattolici non erano moderati” agivano con la profezia del vangelo, risalendo sempre la china del confronto con il mondo del potere. Vi fu un tempo, quando non era Papa, in cui Joseph Ratzinger, faceva l’elogio della coscienza come resistenza anche all’autorità suprema della Chiesa. Oggi che Joseph è Papa, dobbiamo anche sopportare di ascoltare il suo segretario di Stato, Tarcisio Bertone il quale ciancia che in caso di eventuale conflitto tra coscienza e autorità prevale l’autorità, ponendosi così da sé, se ve ne fosse ancora bisogno, fuori dalla dottrina ‘tradizionalista’ della stessa Chiesa.
Il Papa sabato ha ricevuto Bertolaso e il ‘nobiluomo’ Gianni Letta, con la scusa di ricevere il volontariato della protezione civile. Ha pontificato Bertolaso che sembrava una puttana che si metteva in vendita dispensando aforismi e sapienza davanti alle eminenze vaticaniste ridenti e beote: ‘Basta parlare di scandali perché la protezione civile sono i suoi volontari’. Il papa ha fatto la sinfonia di rito, senza dire una parola di quelle che avrebbe dovuto dire e invece come suo solito, tace e diventa complice. Beato lui che non vede, non sente e in più non parla.
Nessuno ha detto che il termine ‘volontariato/volontario’ è alquanto equivoco se non da abolire. Dicesi “volontario/a” colui o colei che offre il proprio tempo senza ricevere in cambio denaro o altro. I volontari della protezione civile agiscono tutti e tutte gratuitamente o hanno un riconoscimento per il loro impegno? Se sì non sono volontari, se no, non credo che starebbero nella protezione civile che è un carrozzone speculativo e corrotto di cui abbiamo visto solo la cima in questi giorni. D’altra parte questa protezione civile è fatta ad immagine del capo del governo: uomo di rispecchiato senso dell’altruismo, della gratuità e del disinteresse. Berlusconi scegli i suoi uomini, essendo Dio, a sua immagine e somiglianza e cioè corruttibili e quindi corrotti e di conseguenza corruttori. Il ‘nobiluomo’-Mazzino/Letta che regge il flabello dell’ossequio liquaminoso ad ogni ombra di gerarchia ecclesiastica, protetto dal papa e dal segretario di Stato, continua imperterrito a tramare contro lo Stato, la Repubblica, le Istituzioni e ad imporre leggi ignoranti, ma con la forza di distruggere l’anima resistente della Legge come dimensione degli spiriti e della nazione.
Il Papa non doveva riceverli, almeno ora a immoralità aperta e ancora fumante. La gente che vede Bertolaso e Letta/Mazzarino accanto a lui non può non pensare che non sono colpevoli se poi aggiungiamo che il Minzolini fa passare l’idea che Mills è stato assolto, il cerchio è completo: Berlusconi è innocente e con lui tutto il convento. Il Papa a questo punto ha responsabilità, a meno che non sia ricattato, cosa non del tutto scevra di dubbi. Mi dicono che la protezione civile italiana abbia fatto pulire i giardini vaticani a spese naturalmente del popolo italiano saldamento radicato non nelle radici cristiani, ma in quelle più solide del Vaticano.
La protezione civile non si muove senza l’avallo della presidenza del consiglio (Mazzarino/Letta e Berlusconi): viene il dubbio che diventa certezza che questi qua di là e di qua del Tevere sono una combriccola di mafiosi renitenti, recidivi e immorali che si tengono insieme in forza del principio: “una mano lava l’altra e tutte due lavano il viso”. Favori di scambio di stile camorristico-‘ndranghetoso. Per favore, qualcuno può smentire che i giardini papalini siano stati puliti dalla protezione civile? Sfido che il papa riceva i ‘volontari’ che per lui lavorano, oh, si! gratis. Capisco così che Bertolaso possa pontificare anche davanti al papa.
Monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo e presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Cei, nei giorni scorsi era intervenuto con durezza sul ‘decreto interpretativo’ del governo per la riammissione delle liste del Pdl per le Regionali nel Lazio. Il lucido monsignore ha detto (7 marzo 2010:
«Cambiare le regole del gioco mentre il gioco è già in atto è altamente scorretto, perché si legittima ogni intervento arbitrario con la motivazione che ragioni più o meno intrinseche o pertinenti mettono in gioco il valore della partecipazione. La definizione giusta è quella data dal presidente della Repubblica, quando ha parlato di un grandissimo pasticcio. In democrazia non si può fare una distinzione fra ciò che sono le regole e quello che è il bene sostanziale. Le regole non sono un aspetto accidentale del vivere insieme, ma quelle che dettano il binario attraverso cui incamminarci. La democrazia è una realtà fragile che ha bisogno di essere sostenuta e accompagnata da norme, da regole, perché altrimenti non riusciamo più ad orientarci e se dovesse essere frutto dell’arbitrio di qualcuno o improvvisata ogni giorno mancherebbe certezza del diritto. Ci sono state leggerezze, manchevolezze, approssimazioni nell’affrontare il gioco democratico che non sono a favore di nessuno», ha poi spiegato, e «questo affrontare con approssimazione il gioco democratico significa che forse siamo impreparati a una democrazia sostanziale. E’ un brutto precedente e un atteggiamento arrogante della maggioranza».
Dopo avere letto la dichiarazione, tirammo un sospiro di sollievo perché questa volta la Cei, autorevolmente, interveniva subito e con parole in equivoche. Poveri illusi! Non avevamo ancora finito di leggere l’intervista che subito è arrivata la smentita della Cei dei piani alti che diceva:
«Le questioni di procedura elettorale hanno natura squisitamente tecnico-giuridica ed hanno assunto nelle vicende degli ultimi giorni ricadute di tipo politico ed istituzionale. Considerata questa connotazione, la Cei non ha espresso e non ritiene di dover esprimere valutazioni al riguardo».
I critici del governo sono avvertiti: il governo non si tocca. Infatti il lucido Maurizio Gasparri, sempre vispo dopo la sbronza, non tarda a dire che la “Cei ha smentito monsignor. Mogavero”. Viva la morale! Viva il governo! La Cei non si vuole rendere conto che in materia elettorale non esistono “questioni squisitamente tecnico-giuridiche”, come anche in penale il codice di procedura non è il libro del galateo, ma la sostanza stessa del diritto. Duemila e passa anni di esistenza e questi cialtroni devono arrivare a dire corbellerie che nemmeno un liceale amante di giurisprudenza saprebbe dire, tanto è chiaro il concetto. Di fronte però agli interessi, che importano i principi, le norme e la legalità. L’importante per la Cei è salvare Berlusconi, comunque e ad ogni costo “perinde ac cadaver”. Questa gerarchia ormai è liquidata e non può pretendere da noi rispetto.
Lo stesso monsignor. Mogavero ha dichiarato a Famiglia Cristiana (N. 11 del 14 marzo 2010, intervista di Alberto Bobbio) di cui riporto il sommario pubblicato on line dalla rivista: «Forse bisognava essere più chiari, anche nelle responsabilità di una Chiesa troppo timida».
Dovrei essere contento che le cose che grido da anni e che mi hanno procurato un sacco di guai con l’autorità ecclesiastica, ora sono dette da alcuni vescovi. Dovrei, ma non sono, perché è sempre tropo tardi. Il carisma della gerarchia cattolica è quello di arrivare sempre a candele spente, metterci il cappello sopra e ritornare come prima. Vedremo: se son rose fioriranno, ma finché i vescovi… Mi auguro di essere smentito dai fatti.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).