Se oggi io iniziassi la Messa con le parole «Nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» e andassi avanti, in modo asettico, spiritualista, facendo finta che ieri non è successo nulla, che in questi giorni non sta accadendo nulla, che la crisi non c’è, che ognuno ha il suo lavoro, che la scuola funziona, che … insomma «va tutto bene, madama la marchesa! … «sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita» (1Cor 13,1). Se i cristiani devono essere sale della terra (cf Mt 5,13) come fanno ad adempiere questo mandato se sono assenti dalla terra o se fuggono sulle nuvole e se si rifugiano nello sterile spiritualismo d’occasione?
Ho un compagno d’eccezione che mi consola: «San Oscar Arnulfo Romero, pastore martire nostro», il quale il 1 gennaio 1980 nel Discorso in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa, conferitagli dall’Università di Lovanio il 2 febbraio 1980, disse: «La nostra arcidiocesi di San Salvador non può restare al margine, di fronte a questo grido del popolo, che è voce di Dio e chiaro insegnamento della Chiesa universale».
Non possiamo stare ai margini, dobbiamo stare nel cuore del mondo e della storia e lì portare i germi della risurrezione che oggi, nel contesto eversivo in cui il governo e il parlamento hanno piombato l’Italia, diventano germi di contestazione, di rifiuto, di ribellione, di insurrezione etica e civile e politica.
Il tessuto morale e civile del nostro Paese è stato distrutto da colui che avrebbe dovuto difenderlo perché eletto per servire il Paese ha giurato sulla Carta Costituzionale con queste parole gravi e solenni e austere: «Giuro di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le mie funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione». Noi come cattolici e come semplici cittadini dobbiamo prendere atto che tutti i ministri di questo governo come degli altri precedenti, presieduti dallo stesso presidente del consiglio, sono spergiuri recidivi inveterati.
Spetta a noi ora tirare le conclusioni: un governo democraticamente eletto che diventa moralmente e costituzionalmente illegittimo per gli atti che compie, per le parole che dice, per le leggi e i decreti che emana. Non possiamo accettare che il governo faccia gli interessi della malavita organizzata; non possiamo accettare che la maggioranza applauda un senatore di destra amico e complice della ‘ndrangheta come lui stesso ha ammesso davanti ai giudici; non possiamo accettare che la legge non sia uguale per tutti; non possiamo assistere passivi alla distruzione della Repubblica, dello statuto dei lavoratori, della dignità dei precari, dei diritti civili negati e conculcati. Non possiamo farlo, lo esige l’eucaristica che celebriamo, la Parola di Dio e la nostra coscienza.
Quando il Popolo Viola ha invaso le piazze per chiedere il rispetto delle leggi, siamo arrivati al punto che noi cittadini dobbiamo chiedere al governo e al parlamento il rispetto delle leggi e che non ne emanino di illegittime, di personali e di immorali: finora sono solo 37. Dice il Qoèlet che «c’è un tempo per demolire e un tempo per costruire … un tempo per tacere e un tempo per parlare» (Qo 3,3.7). È questo il tempo per demolire i demolitori, per non tacere e per parlare». Ne va della nostra dignità di uomini e donne liberi.
Lo scandalo dei preti pedofili è sbarcato in Europa e dopo l’Irlanda ora tocca alla Germania, poi toccherà all’Italia, alla Spagna, alla Svizzera, alla Polonia, ecc. L’attuale Papa che è così rigoroso nel pretendere «tolleranza zero» è lo stesso prefetto della Congregazione della fede che aveva avocato a sé il problema e imposto il segreto papale; è lo stesso che sta spalancando le porte ai lefebvriani che educano preti instabili, deboli e maniaci sessuali pericolosi per loro e per gli altri. Avete fatto caso che la maggior parte di coloro che sono implicati sono tutti per la santa tradizione, per la talare e per la difesa del celibato? Finché il Papa non affronterà la questione della formazione dei preti, dei seminari e finché non abolirà il celibato, oggi anacronistico, i preti pedofili saranno sempre più numerosi.
I preti sono educati all’isolamento, all’individualismo, all’autoritarismo per cui sono incapaci di relazioni umani libere e serene, liberanti e autentiche. Hanno tanto paura di se stessi da vedere gli altri come controparte e pericolo. Immaturi psicologicamente, non sanno vivere una vita di comunità, ma devono sempre imporre il loro punto di vista. Ancora oggi a quasi 50 dal concilio, i consigli pastorali ed economici sono solo consultivi perché i laici nella chiesa devono solo ubbidire ed ossequiare.
Questa chiesa di potere, questa chiesa antievangelica è alla fine della sua corsa e noi l’aiutiamo a finire la corsa staccando la spina. Ci accuseranno di eutanasia, ma una più una meno, non fa differenza. Noi vogliamo una Chiesa amante dell’umanità, specialmente dei poveri e di coloro che in qualsiasi modo soffrono, una chiesa del perdono e della riconciliazione, della misericordia e della risurrezione. Noi vogliamo la Chiesa di Gesù Cristo che non uccide con le imposizioni, ma dona la sua vita per amore.
Come può reggere ancora una chiesa i cui cardinali e papi vanno vestiti come sono vestiti? Come si può credere ad un vescovo che si presenta tutto pizzi e merletti, trasognato e stralunato? Come si può credere che tutto questo sia per la gloria di Dio. Se Dio c’è, credetemi, se n’è andato da un pezzo in vacanza nel deserto di Giuda perché la compagnia del demonio è più gradevole di quelli che si credono seri.
Paolo Farinella, biblista, scrittore e saggista, è parroco nel centro storico di Genova in una parrocchia senza parrocchiani e senza territorio. Dal 1998 al 2003 ha vissuto a Gerusalemme "per risciacquare i panni nel Giordano" e visitare in lungo e in largo la Palestina. Qui ha vissuto per intero la seconda intifada. Ha conseguito due licenze: in Teologia Biblica e in Scienze Bibliche e Archeologia. Biblista di professione con studi specifici nelle lingue bilbiche (ebraico, aramaico, greco), collabora da anni con la rivista "Missioni Consolata" di Torino (65.000 copie mensili) su cui tiene un'apprezzata rubrica mensile di Scrittura. Con Gabrielli editori ha già pubblicato: "Crocifisso tra potere e grazia" (2006), "Ritorno all'antica messa" (2007), "Bibbia. Parole, segreti, misteri" (2008).