Se Berlusconi e Tremonti pubblicassero i nomi di chi ha lavato con lo scudo fiscale i miliardi nascosti all’estero, avremmo la mappa dei parassiti che inginocchiano l'Italia. Non sono solo le mafie del sud. Ma i grandi evasori restano nei cassetti del governo e si capisce perché
I padroni del nord non pagano le tasse, il sud ha pochi soldi e pochi evasori
15-04-2010
di
Pietro Ancona
Il Professore Ricolfi sosteneva che la causa dell’arretratezza del Mezzogiorno è da cercare nell’evasione fiscale e nella scarsa efficienza dei servizi pubblici. Il federalismo, costringendo le amministrazioni del Sud a finanziarsi attraverso un prelievo fiscale piuttosto che da trasferimenti statali e costringendole all’efficienza, le renderà virtuose e capaci di navigare in mare aperto senza puntelli assistenzialistici e paternalistici dello Stato. Il Nord, liberato dalla zavorra parassitaria del Sud, potrà spiccare voli ancora più alti. In atto è tra le migliori regioni europee ma al meglio non c’è mai fine.
Ricolfi si spinge financo a parlare di “sacco” del Nord. Se avessimo i nominativi (che Berlusconi e Tremonti hanno secretato) dei miliardi rientrati in Italia coperti dallo scudo fiscale potremmo subito verificare la veridicità della tesi di Ricolfi. Ma non conosceremo mai i nomi dei grandi evasori fiscali anche se non abbiamo dubbi che in grandissima maggioranza appartengono alle regioni ricche del Paese. Credo che la partecipazione di evasori del sud che hanno occultato le loro ricchezze nei paradisi fiscali sia assai modesta dal momento che l’evasione si verifica e si reitera sui redditi industriali, commerciali e finanziari.
In quanto ai servizi inefficienti ricordiamo che a fronte dell’imponente sistema autostradale della Padania nel Sud siamo ancora alle prese con la Salerno-Reggio Calabria. In tutti i servizi c’è indubbiamente un forte scarto negativo a svantaggio del Sud. Ma sono solo queste le ragioni principali della inferiorità del Mezzogiorno? Non è anche perchè tutto il Sud non è altro che un’area di consumo per il Nord? Vogliamo vedere i dati dell’interscambio regionale di merci e servizi e della bilancia dei pagamenti interni?
Quando il Nord si chiuderà nella fortezza del federalismo e non cederà più un solo euro alle altre regioni italiane diventerà drammatica la necessità di nuove modalità di interscambio commerciale e di bilancia dei pagamenti interni. Il Nord è prospero perchè esporta prodotti industriali e servizi al sud. Tutti i prodotti necessari all’agricoltura vengono forniti dal Nord. Lo stesso dicasi per la grande distribuzione commerciale. Le Regioni del Sud si dovranno attrezzare per produrre in loco quanto importano dal Nord ? La ricchezza incamerata dalle Regioni forti del Paese in effetti viene ricavata in parte rilevante nel Sud. Si può fare un conto come quello di Ricolfi ? Il Prodotto Interno Lordo del Sud è insufficiente perchè viene in gran parte trasferito attraverso le aziende e le società per azione nel Nord.
Bisognerebbe che le esportazioni della Padania nel Mezzogiorno d’Italia e che praticamente occupano grandissima parte del mercato vengano tenute in considerazione nei calcoli dell’Italia del federalismo. Se dovremo vivere delle tasse che ricaviamo nel territorio bisognerà anche considerare come sviluppare l’economia del Mezzogiorno.
Insomma, non si può avere la botte piena e la moglie ubriaca. Il federalismo deve rifare i conti della struttura dell’economia italiana nella quale il Nord ha trovato un grande e confortevole mercato nel Sud. Se ognuno dovrà fare da sè dobbiamo rivedere tutto. Un federalismo fatto come lo pretende Ricolfi e la Lega che vorrebbe conservare il sud come semplice mercato genererà tensioni secessionistiche. Perché dovremmo stare insieme? Perché dovremmo mangiare i prodotti della Galbani e non i nostri favolosi formaggi oggi esclusi dalla grande distribuzione commerciale?
Per approfondire
Già membro dell'Esecutivo della CGIL e del CNEL, Pietro Ancona, sindacalista, ha partecipato alle lotte per il diritto ad assistenza a pensione di vecchi contadini senza risorse, in quanto vittime del caporalato e del lavoro nero. Segretario della CGIL di Agrigento, fu chiamato da Pio La Torre alla segreteria siciliana. Ha collaborato con Fernando Santi, ultimo grande sindacalista socialista. Restituì la tessera del PSI appena Craxi ne divenne segretario.