È proprio più forte di noi. No, non siamo capaci nemmeno ai funerali di fare le persone perbene. Di stare “composti”, come un tempo ci dicevano le maestre. Se quando siete all’estero vedete un gruppo di persone caciarone, che parlano forte, vestite in modo improbabile, tra il volgare e l’esibizionistico, tatuate come dei condannati alla Cayenna, incapaci di tenere a freno bambini urlanti e maleducati… ebbene, potete scommetterci che (se non sono i russi della mafia con rotoli di mille euro in tasca seduti ai tavoli di Forte dei Marmi) è un gruppo di nostri compatrioti.
Se un giocatore di calcio, dopo aver segnato, si fa prendere da una sorta di attacco epilettico, grida, smadonna, si colpisce il petto con i pugni, svelle la bandierina, si leva la maglia per mostrare al mondo scritte con dichiarazioni d’amore alla fidanzata o alla mamma o a Dio… appartiene sicuramente a una squadra di casa nostra.
Se nell’austera sede della politica nazionale c’è qualcuno che mostra cappi, divora mortadella, urla, salta sui banchi, sputa addosso agli altri parlamentari, si scaglia in risse da angiporto.. è senza dubbio uno dei nostri politici.
Se nel corso di serissime riunioni internazionali fa le corna, racconta barzellette di dubbio gusto, si esibisce in scherzi da caserma, insulta volgarmente esponenti stranieri, sta attaccato al telefonino, parla forte come al Bar Sport… beh, questo sapete benissimo chi è.
E così, se per caso avete visto in tivù i funerali di Raimondo Vianello, avete assistito a uno spettacolo a dir poco vergognoso. Applausi, urla, cori da stadio, un presentatore con i capelli tinti che arringava la folla come al mercato del pesce, le cosiddette “più alte cariche dello Stato” che si spintonavano per farsi riprendere dalle telecamere, e via dicendo. Povero vecchio Vianello, proprio lui, noto per la sua eleganza, per la compostezza, per quel suo aplomb tipicamente britannico, si deve essere rivoltato chissà quante volte in quella bara di legno chiaro.
Paolo Collo (Torino, 1950) ha lavorato per oltre trentacinque anni in Einaudi, di cui è tuttora consulente. Ha collaborato con “Tuttolibri” , “L’Indice” e “Repubblica”. Ogni settimana ha una rubrica di recensioni su "Il Fatto Quotidiano". Curatore scientifico di diverse manifestazioni culturali a Torino, Milano, Cuneo, Ivrea, Trieste, Catanzaro. Ha tradotto e curato testi di molti autori, tra cui Borges, Soriano, Rulfo, Amado, Saramago, Pessoa.