Chiunque abbia ascoltato la telefonata di Berlusconi a Ballarò del 1 giugno 2010 non si sarà certo stupito di sentirlo accusare di ignobile mendacio il vicedirettore di Repubblica, Massimo Giannini, che lo aveva accusato di avere “incentivato, o per lo meno giustificato, l’evasione fiscale”. Che l’uomo che ci sgoverna appartenga alla genia de più sfrontati mentitori è cosa arcinota ed è forse inutile ricordare, qui, tutte le distorsioni della verità, tutte le risibili fandonie, tutte le grottesche fanfaluche raccontate da questo esecrabile cacciaballe da fiera paesana.
Tutti ricordano infatti (cito alla rinfusa solo alcuni dei casi più manifesti) le negazioni di responsabilità circa gli editti bulgari o italici contro Biagi, Santoro, Rossi, Luttazzi, Sabina Guzzanti. Tutti hanno presenti alla memoria le sue accuse a magistrati e infami “comunisti” rei aver impedito con la forza ai rappresentanti del PDL di presentare la loro lista in occasione delle recenti elezioni regionali nel Lazio. Tutti hanno presenti alla memoria le sue dieci verità sui casi Noemi (povera piccola) e D’Addario (bella sconosciuta), le sue sperticate dichiarazioni amorose nei confronti della moglie nel momento stesso in cui autorizzava la pubblicazioni, nei giornali a lui vicini, di foto dell’amata, seni al vento, o, infine, le sue risentite difese delle “innocenti” festicciole a villa Certosa, quando tutti hanno potuto vedere omaccioni aggirarsi, pisello sguainato, alla ricerca di arrendevoli prede.
Ma non voglio qui dar conto della sua inveterata abitudine di negare l’evidenza. Ogni cittadino che lo voglia potrà trovare ampia e ben documentata materia digitando su qualsiasi motore di ricerca le semplici parole: “Berlusconi mentitore” oppure “Berlusconi bugiardo”. Ciò che più mi preme ricordare è la specificità di questo principe dei mentitori. E lo farò citando le parole di un celebre giornalista che lo ha conosciuto, come si dice, “intus et in cute”. Berlusconi, ha affermato Indro Montanelli, “è allergico alla verità. Ha una voluttuaria e voluttuosa propensione alla menzogna”
E ancora: “Egli è il bugiardo più sincero che ci sia, è il primo a credere alle proprie menzogne ed è questo che lo rende così pericoloso” Giudizi, come si vede, acuminati come stilettate e comprovati dai mille esempi forniti quest’uomo sofferente di una vera e propria sindrome del pallonaro. Non c’è volta, infatti, che questo bugiardo incallito, forse avvertendo confusamente l’enormità delle panzane che dice, non si affretti a giurare della loro verità sulla testa dei figli.
I quali figli, (che Dio le conservi queste povere creature!) devono godere di un fisico a tutta prova se sono ancora in buona salute e di uno stomaco di ferro se sopportano simili disgustosi riti apotropaici.
Gino Spadon vive a Venezia. Ha insegnato Letteratura francese a Ca' Foscari.